Cocaina, armi e bella vita tra i vip in Costa Azzurra: «Così il narcos si è arreso»

Di Giulio Cesare si è consegnato agli investigatori

Polizia
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di Luigi Sabino
Sabato 12 Agosto 2023, 23:45 - Ultimo agg. 13 Agosto, 17:24
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Si è consegnato agli investigatori della Squadra Mobile di Napoli, Ciro Di Giulio Cesare, il ventiquattrenne dell’area flegrea ricercato, da alcune settimane, perché accusato di essere un esponente di primo piano della cosca guidata da Alessandro Giannelli. La sua cattura, quindi, chiude il cerchio intorno al sodalizio di Cavalleggeri d’Aosta, protagonista di una violenta contrapposizione armata con un altro clan della periferia occidentale, quello capeggiato da Massimiliano Esposito e dai suoi due figli. Uno scontro in cui Di Giulio Cesare avrebbe avuto un ruolo da assoluto protagonista fino a quando, qualche mese fa, ha deciso di lasciarsi tutto alle spalle. 

Una decisione dettata, forse, dalla paura di finire ammazzato e che lo ha spinto a cercare di rifarsi una vita in Costa Azzurra.

Il ventiquattrenne, infatti, aveva deciso di trasferirsi a Nizza dove, questo il sospetto delle forze dell’ordine, poteva contare su qualche conoscenza. Cosa facesse per mantenersi nella lussuosa città francese ancora non è chiaro. Quello che, invece, è certo è che aveva già stretto rapporti con alcuni esponenti della numerosa comunità italiana. Un contesto perfetto in cui mimetizzarsi.

La Costa Azzurra, non a caso, è una delle mete preferite dai latitanti di camorra come dimostra il fatto che, proprio a Nizza, alcuni anni fa, fu catturato l’allora boss, oggi collaboratore di giustizia, Antonio Lo Russo, primula rossa del sistema di Miano. Appoggi e conoscenze che, anche se sono ancora in corso indagini da parte degli uomini del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, avrebbero potuto garantire anche a Di Giulio Cesare una latitanza dorata. Qualcosa, tuttavia, è scattato nella mente del giovane ras dopo essere stato colpito dall’ordinanza di custodia cautelare che ha azzerato il suo sodalizio.
Dopo essersi reso invisibile per alcune settimane, improvvisamente, ha deciso di prendere un aereo e costituirsi. Sarà lui, si spera, a spiegare il perché di questa inaspettata resa. Una resa che, forse, potrebbe essere ancora più completa se, in un prossimo futuro Di Giulio Cesare, dovesse decidere di iniziare un percorso di collaborazione con lo Stato. Su di lui, infatti, pendono accuse gravissime. Nonostante la giovane età Di Giulio Cesare aveva velocemente scalato le gerarchie criminali del sodalizio Giannelli diventandone esponente apicale e, soprattutto, uomo di fiducia dello stesso boss. È a lui, ad esempio, che Alessandro Giannelli, detenuto nel carcere di Voghera, ordina di compiere una ritorsione nei confronti della sua ex amante, incendiandole la veranda. Un compito che, però, Di Giulio Cesare non porta a termine per colpa del suo complice che, invece, appicca il fuoco a una struttura adiacente. 

Tuttavia, il suo ruolo all’interno della cosca non viene messo in discussione, anzi. Come emerso dalle indagini, infatti, è in prima fila quando il sodalizio Giannelli entra in rotta di collisione con gli ex alleati Esposito. Una faida nata a causa delle ambizioni del secondo genito del padrino di Bagnoli che, approfittando dello stato di detenzione di Giannelli, vuole estendere la sua influenza a Cavalleggeri d’Aosta. Lo scontro è brutale e rischia di trasformarsi in una vera e propria guerra di camorra con i due contendenti che iniziano a fare la conta dei possibili alleati. A Di Giulio Cesare, così come ad altri giovanissimi affiliati, Giannelli, dal penitenziario ordina continue rappresaglie e, soprattutto affida il compito di presidiare la loro zona. Il gruppo, in sella a potenti scooter e armati di pistola, pattugliano l’area in cerca di nemici. Uno scenario a tinte fosche tant’è che, nelle intercettazioni, tra il boss e i suoi gregari si fa riferimento anche all’eventuale utilizzo di armi da guerra. I Giannelli, tuttavia, sono in minoranza e, forse, lo capisce anche Di Giulio Cesare che, ad un certo punto, decide di abbandonare il campo. Quello che, però, non sa è che scrivere la parola fine alla sua storia criminale saranno i poliziotti della Squadra Mobile.

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