«Al Sud le energie ci sono, l'ho scritto al Colle non avrei mai immaginato di essere citato»

«Al Sud le energie ci sono, l'ho scritto al Colle non avrei mai immaginato di essere citato»
Martedì 29 Settembre 2015, 03:28
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Lorenzo Iuliano
«Quella lettera voleva essere solo il mio addio alla scuola, con l'invito a una nuova presa di coscienza delle carenze del sistema qui al Sud. Credevo che non sarebbe stata letta, figuriamoci se mi sarei mai aspettato di essere citato nel discorso agli studenti del Capo dello Stato. Non sono un Don Chisciotte, ma ora spero che la sensibilità del presidente Mattarella riesca ad accendere i riflettori sui troppi talenti che mandiamo fuori dopo averli formati con passione e risultati eccellenti, nonostante le difficoltà». Luigi Perrotta, 65 anni, è il professore del giorno, anche se sta in pensione dall'inizio di settembre, dopo 36 anni passati nella scuola. Docente di Tecnica al Convitto «Giordano Bruno» di Maddaloni, due figlie «costrette a lavorare lontano», è a lui che il presidente della Repubblica fa esplicito riferimento parlando a Ponticelli alla cerimonia di inaugurazione dell'anno scolastico.
«Tra le molte lettere che mi arrivano, sono stato colpito da una, molto bella, di un professore di scuola media di Maddaloni», ha detto Mattarella sottolineando poi una frase: «Un insegnante alla fine della carriera - mi ha scritto - non consegna alla storia epici avvenimenti ma la sua vita è come un fiume che si dirama in tanti rivoli che bagnano e fertilizzano anime in crescita: credo che, nonostante le apparenze, non una goccia d'acqua andrà sprecata. Ecco, queste parole confermano che insegnare è faticoso, ma è bellissimo. Avete un grande compito per migliorare la società», ha concluso il presidente.

Professore, che effetto le ha fatto essere citato nel discorso del presidente Mattarella?
«Sembrava tutto incredibile. Una collega mi ha telefonato a casa per dirmelo. E io ho chiesto il motivo. Quasi non ricordavo quel passaggio della lettera. Da quel momento c'è stata una valanga di complimenti, amici che si sono congratulati per quello che ho scritto. Indubbiamente è una grande emozione. Credevo che nessuno avrebbe preso in considerazione il testo. Ora voglio ringraziare di cuore il presidente, il suo gesto è significativo non solo per me, ma soprattutto per i tanti ragazzi che alleviamo e poi se ne vanno da qui, rendendo più arido il nostro territorio».
Qual era il suo obiettivo?
«Nonostante le difficoltà, la penuria di risorse, la fatiscenza delle strutture con un numero altissimo di alunni e le tante polemiche sulla scuola in questo periodo storico, ci sono ancora persone che come me e come tanti altri operatori garantiscono l'unico vero presidio di legalità della nostra terra. Questo ho scritto e questo intendevo. Uno stimolo ulteriore a una presa di coscienza forte. Abbiamo potenzialità enormi tra i giovani, siamo molto meglio di quello che sembriamo. I nostri ragazzi vengono formati in maniera eccellente e sanno farsi valere, ma purtroppo lontano da qui. Mi piacerebbe che si invertisse questa rotta».
Perché ha scelto di inviare la lettera proprio dopo l'ultimo giorno di lavoro?
«Era anche il mio saluto alla scuola. L'ho scritta il primo settembre scorso. Mi sono svegliato, ho aperto il sito del Quirinale e ho visto come inviare. Evidentemente è piaciuta, ma non ci speravo minimamente. Mi è bastato mandarla, ma fa piacere tanta attenzione».
La cosa più urgente di cui ha bisogno il sistema scolastico al Sud?
«Le energie ci sono, occorre mettere tutti in condizioni di lavorare bene e mi riferisco innanzitutto alle strutture: servono palestre, teatri, aule e bagni decenti pure. I presidi fanno tanti sforzi ma con armi spuntate. A Maddaloni abbiamo un simbolo di tutto questo ed è il Villaggio dei Ragazzi fondato da don Salvatore D'Angelo. Era un'istituzione nota in tutta Italia, ma ora sta andando alla deriva, un lento e inesorabile declino. Spero si faccia ogni sforzo per salvarlo».
Si sente un Don Chisciotte?
«Non ne ho nemmeno il fisico. Ho accettato sempre tutto dalla vita e continuerò a farlo. Ma ai ragazzi ho dato sempre ciò che potevo e vorrei che non fossero più costretti ad andare via, come accaduto anche alle mie due figlie, una a Roma e l'altra a Udine, assistente amministrativa precaria proprio nel mondo della scuola. Qui non riesce a restare quasi più nessuno e spostarsi ci rende più poveri».
Ora cambierà un po' la sua vita?
«Resto un pensionato. Dilaterò il mio tempo, farò tutto con più calma, coltivando le mie passioni, piccoli lavori domestici, lettura e cucina. Ma il contatto con i ragazzi non mancherà mai, soprattutto alla luce di questa giornata memorabile».
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