L’orso Juan Carrito, dopo 17 giorni di permanenza in montagna, scende a valle, facendo tappa alla stazione di Palena, per poi proseguire, timidamente, verso la zona periferica del comune di Pescocostanzo, in provincia dell'Aquila, in direzione casa. Si è dunque, riaccostato, seppur marginalmente, a Roccaraso, dove ha vissuto tra la popolazione per mesi, cibandosi di rifiuti (presi direttamente dai cassonetti), biscotti (una volt è entrata anche in un pasticceria ripulendo tutte le teglie) e crocchette per cani (c'è anche chi gliele lasciava vicino casa). E da dove è stato allontanato, allo scopo di garantire la sua sopravvivenza: i rifiuti, specie la plastica e la carta oleata possono intossicarlo.
C’è un lavoro di quadra dietro al monitoraggio costante di Juan Carrito. E’ quello rappresentato dall’ente Parco nazionale della Maiella, dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dal Ministero, Ispra, Regione Abruzzo e carabinieri forestali.
Ma questo il Parco lo aveva già messo in conto. Evenienza, per la quale, è già pronto un servizio di monitoraggio intensivo e di sorveglianza, con la collaborazione del reparto carabinieri Parco Maiella, su indicazioni del Ministero della Transizione ecologica. In molti auspicano che l’orso problematico resti in montagna. Anche perché i primi dodici giorni di permanenza in natura, dopo il rilascio, non avrebbero comportato criticità. Juan Carrito sembrava essersi abituato al nuovo stile di vita da animale selvatico, in un territorio completamente privo di insediamenti umani e con una sostanziale assenza di interazioni con l’uomo. Si nutriva soltanto di cibo che reperiva nei boschi e nelle radure, come erba, formiche e poco altro. Tutti elementi che hanno fatto ben sperare in un ritorno alla normalità del giovane orso. Luigi Liberatore e Paolo Forconi, in vista del possibile passaggio di JC, hanno diffuso sui social una comunicazione rivolta agli abitanti di Pescocostanzo, Rivisondoli e Roccaraso, invitandoli «a non lasciare i rifiuti e cibo per cani e gatti».
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