L’impegno di Polis per la promozione del riuso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata

L'intervento del responsabile Area Confisca Fondazione Polis

L’impegno di Polis per i beni confiscati
L’impegno di Polis per i beni confiscati
di Carlo Magri *
Martedì 5 Settembre 2023, 18:05 - Ultimo agg. 6 Settembre, 11:59
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La valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata è per la Regione Campania di fondamentale importanza, in particolare in considerazione del fatto che la Campania si attesta al secondo posto, su scala nazionale, per consistenza del patrimonio sottratto alla criminalità organizzata.

Ad oggi, in base ai dati presenti sul portale Open Regio dell’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), in Campania sono presenti 7.606 beni confiscati così suddivisi:

- 6.598 immobili (3.493 beni immobili in gestione all’Anbsc e 3.105 immobili destinati);

- 1.008 aziende (678 aziende in gestione all’Anbsc e 330 aziende destinate).

L'importanza riconosciuta alla Campania a livello nazionale è legata ai notevoli risultati raggiunti a livello regionale, tra cui l'approvazione di un Piano Triennale di riuso dei beni confiscati e della relativa Programmazione Annuale, sulla base della quale si è proceduto a sostenere una quota consistente dei progetti di riuso nonché l’istituzione, in ossequio a quanto previsto dalla legge regionale di settore, la LR 7/12, dell’Osservatorio regionale dedicato al monitoraggio delle attività realizzate sui beni confiscati.

Inoltre, la Campania, che ha apportato un contributo decisivo alla stesura della Strategia Nazionale per la valorizzazione dei Beni Confiscati, approvata con Delibera CIPE n. 53/2018, rappresenta tutte le Regioni in seno al Comitato Consultivo di Indirizzo dell'Anbsc, nonché le Regioni del Centro Sud al Tavolo di Indirizzo e Verifica della Strategia Nazionale Beni Confiscati, oltre ad essere stata la prima regione per la quale è stato attivato il Tavolo regionale bilaterale previsto dalla Strategia Nazionale.

Attualmente, grazie anche alla sensibilità ed attenzione dell’Assessore Regionale alla Sicurezza, Legalità e Immigrazione Mario Morcone, la Regione Campania ha in corso di attuazione 118 iniziative, per un valore complessivo superiore ai 47 milioni di euro; 99 progetti sono a titolarità regionale e 19 in capo al Ministero dell’Interno, autorità di gestione del PON legalità e POC Legalità, tra interventi di ristrutturazione di beni confiscati alla criminalità organizzata e/o progetti di supporto ai soggetti gestori dei beni confiscati (fonte: http://burc.regione.campania.it – Programma annuale degli interventi per la valorizzazione dei beni confiscati 2023).

La Regione Campania, si avvale dell’operato della Fondazione Polis, quale suo braccio operativo, per la promozione della valorizzazione e delle pratiche di buon riuso dei beni confiscati e l'aiuto alle vittime innocenti della criminalità. Tra i tanti progetti realizzati al fine di valorizzare i patrimoni sottratti alla criminalità organizzata vale la pena di citare quello che la Fondazione Polis sta tentando di realizzare volto alla creazione di una “Casa Famiglia per detenute madri” presso un bene confiscato, ovvero di un luogo, che consenta alle detenute madri di trascorrere il periodo di detenzione con i propri figli (da 0 a 6 anni) in un contesto il più simile possibile a quello familiare, e ai loro bambini di vivere in un ambiente ben più adeguato alle loro necessità fisiche e psichiche.

Il riuso e la valorizzazione dei beni confiscati sono di fondamentale importanza nella lotta alla criminalità organizzata rappresentando il segno tangibile dell’attività di contrasto posta in essere dallo Stato sulla stessa.

Dalla sottrazione e restituzione alla collettività di un bene confiscato si riparte, ribaltando la logica della criminalità: dove si annidavano illegalità, violenza, omertà, sopraffazione, nascono comunità e bellezza.

Tuttavia, è necessario che la collettività comprenda come trarre beneficio da questa ricchezza, diventando protagonista, e non mero spettatore, del percorso di riutilizzo di un bene sottratto alla criminalità.

I beni confiscati, infatti, rappresentano per il territorio una potenziale risorsa dal punto di vista economico fornendo la possibilità di creare opportunità di lavoro e contribuendo allo sviluppo socio-economico del territorio.

Il processo di valorizzazione dei beni confiscati, nonostante la puntuale previsione legislativa concernente la destinazione dei beni a seguito della definitività della confisca, meriterebbe, tuttavia, maggiore attenzione ed impegno da parte di tutti i soggetti tenuti alla sua attuazione.

Infatti, l’art. 48, comma 3, lett. c, del D.Lgs. n. 159/2011 e ss.mm.ii. (Codice Antimafia), prevede che «i beni immobili possano essere: a) mantenuti al patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile e, ove idonei, anche per altri usi governativi o pubblici connessi allo svolgimento delle attività istituzionali di amministrazioni statali, agenzie fiscali, università statali, enti pubblici e istituzioni culturali di rilevante interesse, salvo che si debba procedere alla vendita degli stessi finalizzata al risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso; b) mantenuti nel patrimonio dello Stato e, previa autorizzazione del Ministro dell'interno, utilizzati dall'Agenzia per finalità economiche; c) trasferiti per finalità istituzionali o sociali ovvero economiche, con vincolo di reimpiego dei proventi per finalità sociali, in via prioritaria, al patrimonio indisponibile del comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio indisponibile della provincia, della città metropolitana o della regione».

Ebbene, proprio l’ultima ipotesi di destinazione dei beni è quella che vede le maggiori criticità di realizzazione da identificarsi nell’eccessivo arco temporale intercorrente tra la confisca definitiva e l’assegnazione dei beni in gestione ai soggetti contemplati dalla richiamata norma.

I motivi del ritardo possono essere identificati nell’eccessiva durata del processo di destinazione, a seguito di manifestazione di interesse, del bene agli enti locali; nel mancato ossequio al dettato normativo per quanto concerne la formazione da parte degli enti destinatari dei beni di un apposito elenco dei beni confiscati ad essi trasferiti contenente i dati concernenti la consistenza, la destinazione e l'utilizzazione dei beni nonché, in caso di assegnazione a terzi, i dati identificativi del concessionario e gli estremi, l'oggetto e la durata dell'atto di concessione; nel successivo ritardo nella predisposizione dei bandi pubblici per l’assegnazione dei beni ai soggetti del terzo settore; nel difetto di applicazione delle norma sopra richiamata nella parte in cui prevede che «se entro due anni l'ente territoriale non ha provveduto all'assegnazione o all'utilizzazione del bene, l'Agenzia dispone la revoca del trasferimento ovvero la nomina di un commissario con poteri sostitutivi».

Pertanto, al fine di rendere maggiormente virtuoso il processo di riutilizzo e valorizzazione dei beni sequestrati e confiscati, sarebbe necessario assicurare un più puntuale ossequio alle norme vigenti in materia, una maggiore tempestività nell’adempimento di quanto necessario alla destinazione e riutilizzo dei beni ed anche, e soprattutto, un più ampio reperimento delle risorse finanziarie necessarie alla gestione dei beni, senza trascurare la residuale previsione di cui al comma 5 del citato articolo secondo cui «i beni di cui al comma 3, di cui non sia possibile effettuare la destinazione o il trasferimento per le finalità di pubblico interesse ivi contemplate, sono destinati con provvedimento dell'Agenzia alla vendita, osservate, in quanto compatibili, le disposizioni del codice di procedura civile». 

* Responsabile Area Confisca Fondazione Polis

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