Sviluppo, risorse, mobilità: ecco i poteri che servono per il rilancio della Capitale

Sviluppo, risorse, mobilità: ecco i poteri che servono per il rilancio della Capitale
​Sviluppo, risorse, mobilità: ecco i poteri che servono per il rilancio della Capitale
di Mario Ajello
Venerdì 11 Settembre 2020, 00:25 - Ultimo agg. 14:52
5 Minuti di Lettura

Su Roma si gioca una partita che o si risolve adesso o non si risolve più. E’ questo il momento in cui la Capitale, in un’ottica patriottica e di sviluppo nazionale, deve uscire dalla condizione di subalternità e di mortificazione a cui è stata ridotta e che contrasta scandalosamente con il suo rango. Ripartenza post emergenza Covid con nuova competizione con le altre metropoli internazionali, anniversario dei 150 anni di Roma Capitale (serve molta fattività e zero retorica!), il Giubileo del 2025 che è dietro l’angolo, crisi abissale causa malgoverno Raggi e elezioni del 2021 per il Campidoglio impongono un’estrema accelerazione. Dunque, più poteri e più risorse a Roma. In pratica deve significare questo.

Una Città Metropolitana - più di una provincia e poco meno di una regione - eletta a suffragio universale, a più forte legittimazione politica e rappresentatività democratica, come soggetto istituzionale al quale riconoscere un ordinamento di rango costituzionale con potestà legislativa. Al pari di altre capitali europee. Perché, per esempio, il borgomastro di Vienna, che è un puntino sulla carta geografica rispetto alla grandezza di Roma, ha diritto e obbligo di partecipare al consiglio dei ministri quando si parla della sua città? Nuovi poteri ovvero Roma che legifera, senza più essere ancella della Regione, sul trasporto pubblico, sulla pianificazione del territorio, sulla programmazione economica, finanziaria e infrastrutturale, sul ciclo dei rifiuti, sulla sicurezza, su tutte le materie ordinarie e straordinarie della macro-area. Si tratta insomma di prendere atto della realtà e di intervenire su una governance rafforzata perché Roma è andata molto oltre Roma.

Rutelli: «La Capitale tagliata fuori, mancano proposte serie»

Campidoglio, sottosegretario per Roma: la Raggi ora teme di essere commissariata

L’attuale configurazione di governo comunale non è più adeguata rispetto a una città con un’estensione enorme, pari a 9 Capitali europee. Ecco, attuare subito lo Statuto di Roma Capitale, con rilevanza costituzionale, che faccia di Roma la nostra Città-Stato come Berlino che è amministrata dal governo centrale e da quello locale. La Raggi su questo non ha mai risposto. Ha solo chiesto un po’ a vanvera. Senza fare sistema. Senza riuscire a mettere nell’agenda di un “governo amico” la questione romana. Che o la si affronta o si fa autolesionismo nazionale.

LE DIFFERENZE

Basti pensare, per quanto riguarda le risorse, che per ogni residente il bilancio annuale del Comune di Milano dispone di circa 3900 euro, mentre il bilancio di Roma Capitale può contare su meno della metà, ossia 1900 euro. Per la manutenzione di ogni km di strade, Roma può spendere 122.000 euro all’anno, Milano 1,5 milioni di euro. Questo squilibrio è inaccettabile. E l’intera comunità nazionale deve concorrere, come primario interesse dello Stato e dei suoi cittadini, al rafforzamento della sua città-guida. Lo aveva capito per primo Cavour, che morì prima che Roma diventasse Capitale del Regno, e anche Crispi e giù giù tanti altri statisti o sindaci, ma spesso solo a parole (è il caso Raggi), mentre Mussolini per Roma istituì il Governatorato che con Bottai diede ottimi risultati. 25 miliardi di euro per Roma, dal Recovery Fund che in tutto è di 209, possono essere un buon segnale. La Capitale d’Italia deve essere messa nelle condizioni di competere con le maggiori capitali europee. Roma registra, invece, un drammatico sottofinanziamento.

Esempio: l’Assemblea Nazionale francese, negli scorsi anni, ha approvato una legge per allocare su Parigi 22,6 miliardi di euro per la rete di metropolitane, dei quali 2,9 miliardi di euro per il miglioramento della rete esistente. Per la Capitale, sono stati assegnati due anni fa, in via straordinaria, circa 500 milioni di euro, in aggiunta ai circa 200 milioni di euro ordinari trasferiti, a fasi alterne, dalla Regione Lazio. E che dire del sindaco di Parigi che partecipa alle riunioni di governo quando si tratta della difesa degli interessi della propria città e della programmazione economica generale? Anche per Roma, a proposito di nuovi poteri, deve accadere così. Si potrebbe eliminare inoltre l’incompatibilità tra il ruolo di sindaco di una grande città, e Roma è la più grande, e quello di parlamentare come avviene in Francia, perché serve un deputato, un senatore o un sottosegretario e magari anche un ministro che simboleggi praticamente la Capitale.

Su questa metropoli gravita ogni giorno, per lavoro e per i più svariati motivi, un 30 per cento in più rispetto ai cittadini che la abitano stabilmente. E chi arriva qui usufruisce di ogni tipo di servizi. Più risorse potrebbe significare, ad esempio, aumentare del 30 per cento le entrate totali di Roma (cioè quanto lo Stato fa incassare alla sua città guida) che sono 9 miliardi e 700 euro. Ossia circa 3 miliardi in più per la Capitale. E naturalmente occorre una somma così, ma non basta affatto e serve molto di più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA