Taffo ed Exequia, agenzie funebri nella bufera. Denunce contro il marketing estremo: «Si schiatta di caldo»

La querela firmata da un 21enne di Guidonia: «Si sbeffeggia chi non c’è più»

Agenzie funebri denunciate in Procura: «Basta ironia sulla morte». Le campagne pubblicitarie virali sui social sotto accusa
Agenzie funebri denunciate in Procura: «Basta ironia sulla morte». Le campagne pubblicitarie virali sui social sotto accusa
di Valeria Di Corrado
Venerdì 28 Luglio 2023, 00:18 - Ultimo agg. 12:37
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«Ed è il pensiero della morte che, in fine, aiuta a vivere», era la conclusione della poesia “Sera di febbraio” di Umberto Saba. Una visione non condivisa da tutti. C’è chi ironizzando sulla morte è riuscito a realizzare una strategia di marketing innovativa, che ha reso riconoscibile il nome della propria agenzia funebre a livello nazionale. E c’è chi leggendo quelle pubblicità irriverenti - i cui manifesti sono sparsi capillarmente nelle città italiane - si sente ferito nella propria sensibilità, specie dopo aver subito un lutto.

Due punti di vista diversi che ora rischiano di contrapporsi in un’aula di tribunale.

Martedì scorso, infatti, è stata presentata alla Procura di Roma una denuncia-querela contro “Taffo Funeral Service” ed “Exequia Funeral Service”, due aziende riconducibili allo stesso proprietario, in cui è stato ipotizzato il reato di “pubblicazioni e spettacoli osceni”, cioè «che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore». Federico Rosati, un 21enne residente a Guidonia, ha sporto denuncia perché, avendo perso il padre in giovanissima età, «si sente profondamente ferito da tale tipo di pubblicità, la quale - si legge nell’atto - offende in maniera incontrovertibile, senza limiti, la sacralità della morte». Un’altra ditta funebre romana (Giovannoni) aveva preso le distanze dai Taffo con una campagna dal titolo: «Noi non scherziamo».

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Gli slogan incriminati

Vengono citati alcuni esempi di slogan ritenuti offensivi, di quello che viene definito «marketing estremo». «Previeni oggi, non ti vogliamo vedere domani», per esempio, «ha urtato la sensibilità di molti pazienti oncologici che hanno manifestato il proprio dissenso sui social». O ancora: «Ci sono due tipi di donne, quelle che denunciano e... (la foto di una bara accanto)». «Superando il semplice senso dell’ironia», i Taffo e i loro social media manager hanno diffuso in questi giorni cartelloni pubblicitari con riferimento al tema dell’afa («Si schiatta di caldo» e «Sotto il sole non si respira»), «sbeffeggiando dunque e ridendo - si legge nella denuncia - di chi ha perso la vita a causa delle alte temperature come ad esempio il panettiere di 63 anni morto il 13 luglio scorso in provincia di Padova o il clochard deceduto a Roma, a Villa Gordiani, il 23 luglio». 
«Queste pubblicità le ho sempre trovate di cattivo gusto - ha riferito il ragazzo che ha presentato la querela - Quando però ho saputo davvero cosa significa perdere un proprio caro, non le ho più accettate: mi sentivo profondamente ferito e offeso ogni volta che le leggevo. Ho deciso quindi di rivolgermi a un avvocato». «La Costituzione vieta le pubblicazioni contrarie al buon costume - spiega il suo legale, Gian Maria Nicotera - Tali pubblicità turbano il comune sentimento della morale, non rispettando il dolore di chi ha perso o sta perdendo un proprio caro. Inoltre tale agenzia ha toccato temi delicatissimi quali la prevenzione oncologica e la violenza sulle donne suscitando forte indignazione».

Certo, se come diceva Pier Paolo Pasolini «la morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi», potrebbe essere un problema per l’azienda funebre più conosciuta d’Italia. «Stiamo dando un cambiamento al sistema funebre nazionale - si difende Luciano Taffo - Una volta quando la gente vedeva uno di noi o un carro funebre partivano frasi o gesti di scherno. Eravamo solo “i cassamortari” (categoria professionale che ha ispirato l’omonimo film di Claudio Amendola, ndr). È assurdo essere denunciati per aver usato una frase comune come: “si suda da morire”. Serve un pizzico di ironia nella vita, e anche nella morte».
 

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