Scontrini della discordia. Della disfida, della truffa o della cresta che dir si voglia. Agli onori e oneri della cronaca per tante ragioni, da quelli per le cene contestate dell’ex sindaco Marino che per questi arrivò a dimettersi fino a quelli gonfiati dal malcostume imperante spesso a danno di turisti in vacanza nel Bel Paese. Che dovrebbe essere anche buono per le bontà enogastronomiche che offre, ma che al momento del conto diventano magicamente anche carissime. Più del dovuto. E’ quello che è accaduto qualche giorno fa a Torino. E’ la notte di Capodanno, si festeggia, si sceglie una gelateria del centro “Menodiciotto”, a piazza Castello. Sullo scontrino una voce anomala: “supplemento festività” e per questo per quattro caffè si pagano 4 euro in più. E allora scatta il post su Facebook con la foto del conto maggiorato.
Il gestore del bar si è giustificato spiegando che durante i giorni festivi i dipendenti vengono pagati di più. Da qui la maggiorazione, che pare sia praticata anche da altri locali torinesi.Altri precedenti illustri, ben poco edificanti? I 30 centesimi in più in bella vista nello scontrino di un bar in piazza dei Signori a Treviso come supplemento “ciotola d’acqua per il cane” agli attenti e affettuosi proprietari di un quattro zampe molto amato. Anche quella volta il barista si giustificò dicendo che la cifra indicata era stata chiesta non per l’acqua ma per il contenitore fornito ai clienti.
O il “supplemento musica” pari a ben 42 euro in un Caffè a Venezia. Certo la location era di alto livello, ovvero piazza San Marco, ma ancora di per la cifra finale richiesta per quattro caffè e tre amari: 100,80 euro.
E come non ricordare il conto ben salato pagato da due turisti giapponesi, per “due pasti completi con vino e acqua” al ristorante Passetto a pochi metri da piazza Navona? Ben 695 euro, compresi 115,50 euro di mancia.