Censis: la ripresa c'è, ma cresce l'Italia del rancore. «Sei su 10 anti-immigrati», un italiano su due ingannato dalle fake news

Censis: la ripresa c'è, ma cresce l'Italia del rancore. "Sei su 10 anti-immigrati", un italiano su due ingannato dalle fake news
Censis: la ripresa c'è, ma cresce l'Italia del rancore. "Sei su 10 anti-immigrati", un italiano su due ingannato dalle fake news
Venerdì 1 Dicembre 2017, 11:00 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 10:40
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La ripresa c'è, ma cresce l'Italia del rancore. È l'analisi del Censis nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Secondo l'istituto di ricerca, «persistono trascinamenti inerziali da maneggiare con cura: il rimpicciolimento demografico del Paese, la povertà del capitale umano immigrato, la polarizzazione dell'occupazione che penalizza l'ex ceto medio». «Non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea rancore». Infine, «la paura del declassamento è il nuovo fantasma sociale».

L'87,3% degli italiani appartenenti al ceto popolare pensa che sia difficile salire nella scala sociale, così come l'83,5% del ceto medio e anche il 71,4% del ceto benestante. Pensano che al contrario sia facile scivolare in basso il 71,5% del ceto popolare, il 65,4% del ceto medio, il 62,1% dei più abbienti. L'87,3% dei Millenianls pensa che sia molto difficile l'ascesa sociale e il 69,3% che al contrario sia molto facile il capitombolo in basso.

Allora, osserva il Censis, si rimarcano le distanze dagli altri: il 66,2% dei genitori italiani si dice contrario all'eventualità che la propria figlia sposi una persona di religione islamica, il 48,1% che si unisca a una persona più anziana di vent'anni, il 42,4% a una dello stesso sesso, il 41,4% a un immigrato, il 27,2% a un asiatico, il 26,8% a una persona che ha già figli, il 26% a qualcuno con un livello di istruzione inferiore, il 25,6% a una persona di origine africana, il 14,1% a una con una condizione economica più bassa. E l'immigrazione evoca sentimenti negativi nel 59% degli italiani, con valori più alti quando si scende nella scala sociale: il 72% tra le casalinghe, il 71% tra i disoccupati, il 63% tra gli operai.

METÀ ITALIANI INGANNATI DALLE FAKE NEWS A più della metà degli utenti di internet italiani è capitato di dare credito a notizie false circolate in rete (spesso al 7,4%, qualche volta al 45,3%, per un totale pari al 52,7%). È quanto si legge nel 51/o rapporto del Censis. La percentuale scende di poco, anche se rimane sempre al di sopra della metà, per le persone più istruite (51,9%), ma sale fino al 58,8% tra i più giovani, che dichiarano di crederci spesso nel 12,3% dei casi. Per tre quarti degli italiani (77,8%) quello delle fake news è un fenomeno pericoloso. Soprattutto le persone più istruite ritengono che le bugie sul web vengono create ad arte per inquinare il dibattito pubblico (74,1%) e che favoriscono il populismo (69,4%).

78% ITALIANI NON SI FIDA DEL GOVERNO  L'84% degli italiani non ha fiducia nei partiti politici, il 78% nel Governo, il 76% nel Parlamento, il 70% nelle istituzioni locali, Regioni e Comuni. Lo rileva il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, che osserva come «l'onda di sfiducia che ha investito la politica e le istituzioni non perdona nessuno». Il 60% è insoddisfatto di come funziona la democrazia nel nostro Paese, il 64% è convinto che la voce del cittadino non conti nulla, il 75% giudica negativamente la fornitura dei servizi pubblici. «Non sorprende che i gruppi sociali più destrutturati dalla crisi, dalla rivoluzione tecnologica e dai processi della globalizzazione siano anche i più sensibili alle sirene del populismo e del sovranismo» osserva il Censis. «L'astioso impoverimento del linguaggio rivela non solo il rigetto del ceto dirigente, ma anche la richiesta di attenzione da parte di soggetti che si sentono esclusi dalla dialettica socio-politica». 

BOOM POVERTÀ Sono oltre 1,6 milioni le famiglie che nel 2016 sono in condizioni di povertà assoluta, con un boom del +96,7% rispetto al periodo pre-crisi. Gli individui in povertà assoluta sono 4,7 milioni, con un incremento del 165% rispetto al 2007. Tali dinamiche incrementali hanno coinvolto tutte le aree geografiche, con un'intensità maggiore al Centro (+126%) e al Sud (+100%). Lo rileva il Censis nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese.  Il boom della povertà assoluta, osserva l'istituto di ricerca, rinvia a una molteplicità di ragioni ma in primo luogo alle difficoltà occupazionali, visto che tra le persone in cerca di lavoro coloro che sono in povertà assoluta sono pari al 23,2%. Il fenomeno ha una relazione inversa con l'età: nel 2016 si passa dal 12,5% tra i minori (+2,6% negli ultimi tre anni) al 10% tra i millennial (+1,3%), al 7,3% tra i baby boomer, al 3,8% tra gli anziani (-1,3%). La povertà assoluta ha l'incidenza più elevata tra le famiglie con tre o più figli minori (il 26,8%, +8,5%). I dati mostrano «un altro trend - aggiunge il Censis - il cui potenziale sviluppo può avere gravi implicazioni nel futuro: l'etnicizzazione della povertà assoluta».
Nel 2016 il 25,7% delle famiglie straniere è in condizioni di povertà assoluta contro il 4,4% delle famiglie italiane, mentre nel 2013 erano rispettivamente il 23,8% e il 5,1%.


ACQUISTI IN NERO PER 28 MILIONI DI ITALIANI Ben 28,5 milioni di italiani dichiarano di avere acquistato 'in nerò nell'ultimo anno almeno un servizio o un prodotto, senza scontrino o fattura. Lo rileva il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi. Il 35,6% ha acquistato in nero servizi da artigiani (idraulici, elettricisti, imbianchini, ecc.), il 22,1% da professionisti e strutture sanitarie (medici, dentisti, ecc.), il 20,3% ha consumato in nero in bar o pizzerie, il 19,1% presso ristoranti, trattorie o enoteche; il 14,7% ha fatto acquisti in nero presso negozi di alimentari, macellerie o salumerie, il 14,6% presso negozi non alimentari (dalle ferramenta alle tintorie). Il 13,2% ha acquistato in nero servizi di professionisti come avvocati, architetti, ingegneri, geometri. 

DECOLLANO NETFLIX E SPOTIFY Nel 2017 la tv tradizionale cede qualche telespettatore (il 92,2% di utenza, con una riduzione del 3,3% rispetto al 2016), cresce la tv via internet (web tv e smart tv hanno il 26,8% di utenza, +2,4% in un anno) e decolla la mobile tv, che ha raddoppiato in un anno i suoi utilizzatori (passati dall'11,2% al 22,1%). È quanto si legge nel capitolo 'Comunicazione e medià del 51ø Rapporto Censis. La radio tradizionale perde 4 punti percentuali di utenza, scendendo al 59,1% di italiani radioascoltatori. Lo smartphone è utilizzato dal 69,6% degli italiani (la quota era solo del 15% nel 2009). La crescita di internet ha rallentato il ritmo, ma prosegue: nel 2017 ha raggiunto una penetrazione pari al 75,2% degli italiani, con una differenza positiva dell'1,5% rispetto al 2016. La grande novità è rappresentata dalle piattaforme che diffondono servizi digitali video e audio, come Netflix o Spotify. Oggi l'11,1% degli italiani guarda programmi dalle piattaforme video e il 10,4% ascolta musica da quelle audio. I giornali continuano a soffrire per la mancata integrazione nel mondo della comunicazione digitale: oggi solo il 35,8% degli italiani li legge. Per i periodici nell'ultimo anno si è registrata una piccola ripresa, sia dei settimanali (il 31% di utenza, +1,8%), sia dei mensili (il 26,8% di utenza, +2,1%). Ma oggi meno della metà della popolazione (il 42,9%) legge libri (nel 2007 il dato si attestava al 59,4%). Il ruolo degli e-book resta poco incisivo (dal 2,9% di utenza nel 2007 al 9,6% nel 2017). Invece gli utenti di WhatsApp (il 65,7% degli italiani) coincidono praticamente con le persone che usano lo smartphone, mentre circa la metà degli italiani usa i due social network più popolari: Facebook (56,2%) e YouTube (49,6%). 

LA CLASSE OPERAIA NON PARLA ITALIANO  La classe operaia non parla più italiano. L'88,5% dei dipendenti stranieri (1.838.639 persone) fa l'operaio, mentre tra gli italiani la quota è del 41%. Solo il 9,9% dei lavoratori stranieri (206.409 occupati) lavora come impiegato, contro il 48% degli italiani. Lo rileva il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. La «segregazione professionale», che costringe gli stranieri in profili prettamente esecutivi, osserva il Censis, emerge anche dal dato sui quadri stranieri, che sono appena 11.618 e rappresentano lo 0,6% del totale dei lavoratori. La percentuale scende ancora per i dirigenti: 9.556 contro i 391.585 italiani. I rapporti di lavoro avviati nel 2016 mostrano che su 1.881.918 nuove contrattualizzazioni, 520.508 (il 27,7%) riguardano i braccianti agricoli, assunti nella quasi totalità dei casi con contratti stagionali. Seguono l'assistenza alle persone (158.977,l'8,4% del totale) e i collaboratori domestici (123.659, il 6,6%). «Manca una visione strategica che, al di là dell'emergenza e della prima accoglienza, valuti nel medio-lungo periodo il tema della povertà dei livelli di formazione e di competenze del capitale umano che attraiamo» dice il rapporto. Solo l'11,8% degli immigrati che arrivano in Italia è laureato, contro una media europea del 28,5%. Nel 2016 il 25,7% delle famiglie straniere è in condizioni di povertà assoluta, quelle italiane sono il 4,4%. A Roma e Milano risiedono circa 990.000 stranieri, poco meno di un quinto del totale nazionale (il 19,7%). In 755 comuni (9,5% del totale), soprattutto periferici, la popolazione nell'ultimo quinquennio è cresciuta unicamente grazie agli immigrati, che hanno compensato la riduzione degli italiani. Ai cittadini extracomunitari appartiene lo 0,4% del totale del patrimonio a uso abitativo del Paese: è extracomunitario solo lo 0,7% dei 31.796.538 proprietari e circa il 20% dei possessori di casa si trova a Milano (41.608 proprietari). Ma la quota di stranieri che acquistano un immobile, conclude il Censis, è più alta nelle provincie più piccole. 
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