Chiara Ferragni e Balocco, le mail: «Così rischiamo». Agcom: multe esemplari da 30mila a 600mila euro

L’azienda alla testimonial: noi unici donatori, attenzione a pubblicità ingannevole sui social. Stretta dell’Authority: influencer assimilati agli editori

Chiara Ferragni
Chiara Ferragni
di Federica Zaniboni
Giovedì 11 Gennaio 2024, 00:42 - Ultimo agg. 12 Gennaio, 09:40
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Per e-mail definivano i dettagli del progetto, le date e le modalità di comunicazione. «Sarà la Balocco a contattare l’associazione (in definizione) – scrivevano – e sempre la Balocco risulterà come donatrice». Verranno tutti ascoltati dagli inquirenti – probabilmente già la prossima settimana – i protagonisti del contratto firmato da Chiara Ferragni e dall’azienda dolciaria con sede in provincia di Cuneo, per il lancio del pandoro “Pink Christmas”, finito al centro dell’inchiesta per truffa aggravata che vede indagate l’influencer più famosa di Italia e l’amministratrice delegata Alessandra Balocco.

 

Intanto ieri è arrivata la stretta dell’Agcom: l’Autorità ha approvato le Linee guida sul rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi (Tusma), come fossero editori.

Le nuove regole prevedono che gli influencer con «almeno un milione di follower» siano tenuti a riportare una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo subito riconoscibile, e comprendono misure per proteggere minori e copyright, oltre che contrastare i discorsi d’odio o discriminatori. Se si violano le regole l’Agcom invierà richiami oppure ordini per la rimozione o l’adeguamento dei contenuti. Se poi non si rispettano nemmeno queste indicazioni scattano multe da 30mila a 600mila euro, a seconda della gravità del caso. Le sanzioni scattano anche quando si viola apertamente il Tusma, come per un’evidente pubblicità ingannevole. Si aprirà comunque un tavolo tecnico tra influencer, i loro intermediari con le aziende e l’Authority per scrivere un codice di condotta delle star del web.


LA RIUNIONE
Tornando a Ferragni, nel corso di una riunione che si è svolta ieri tra il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf, è stato stilato un elenco di nomi. Manager, rappresentanti e chiunque abbia preso parte all’accordo tra l’imprenditrice digitale e il gruppo dolciario. Saranno convocati in Procura per fornire la propria testimonianza sul dolce natalizio, le cui vendite avrebbero dovuto sostenere l’ospedale Regina Margherita di Torino. Sarà fondamentale, in questa fase delle indagini, ricostruire tutto il processo che ha portato alla presunta truffa e alla stipulazione del contratto, nel quale era previsto per l’imprenditrice un cachet da 1 milione (a fronte dei soli 50mila donati in beneficenza dalla società di dolci). Dallo scambio di mail tra Fenice Srl e Tbs Crew Srl – entrambe riconducibili alla Ferragni – e la Balocco, emerge che le parti si erano accordate sul fatto che l’azienda piemontese sarebbe stata la sola a devolvere denaro all’ospedale. Fin dai primi contatti nel novembre del 2021 – un anno prima che l’iniziativa venisse lanciata –, era già stato stabilito come procedere in merito dalla donazione.

«Ciao, grazie per la piacevole call», scriveva la Balocco, aggiungendo poi una sintesi di ciò che si erano detti nella chiamata, e cioè che soltanto il gruppo dolciario avrebbe fatto beneficenza. «Non avendo compreso che il dettaglio della donazione sarebbe stato oggetto del contratto – proseguiva –, non ci siamo pronunciati prima se non dopo vostro stimolo». In quel periodo, era anche già stato stabilito che il denaro sarebbe stato devoluto ai bambini malati nel 2022, «solo dopo che avremo svelato al mercato il nostro comune progetto, quindi indicativamente dopo maggio». Ben prima che i pandori venissero venduti.


LE DIVERGENZE
Ulteriori divergenze anche in merito al comunicato stampa da diffondere ai media, con la Balocco che proponeva di presentare l’iniziativa scrivendo: «Con questo prodotto, Balocco e Chiara Ferragni sostengono la ricerca contro i tumori infantili». Il team dell’influencer, però, aveva rilanciato, modificando quella parte in: «Il pandoro Chiara Ferragni, le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’ospedale Regina Margherita di Torino».

Da un altro scambio di mail, avvenuto all’interno del team Balocco, si evince la preoccupazione per la questione: «Massima attenzione all’attività benefica che ci espone a pubblicità ingannevole se correlata alle vendite», scrivevano in merito alla predisposizione dei contenuti social che avrebbe dovuto pubblicare l’influencer. Sempre in un messaggio interno alla Balocco, uno dei manager scriveva: «Mi verrebbe da rispondere (al team Ferragni, ndr): in realtà le vendite servono per pagare il vostro cachet esorbitante». Queste mail hanno consentito agli inquirenti di individuare i protagonisti dell’accordo. Potrebbero poi essere ascoltate anche le versioni di Alessandra Balocco e Chiara Ferragni.
 

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