Ema, Amsterdam batte Milano al sorteggio

Ema, Amsterdam batte Milano al sorteggio
Lunedì 20 Novembre 2017, 12:27 - Ultimo agg. 22 Novembre, 10:19
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L'Ema, l'Agenzia europea per il farmaco che dovrà lasciare Londra per la Brexit, sarà ospitata da Amsterdam. A deciderlo è stato il sorteggio con una monetina effettuato a Bruxelles dopo che al ballottaggio finale Milano e Amsterdam avevano ricevuto gli stessi voti.

La fortuna non ha sorriso dunque all'Italia. Pur tecnicamente forte e in pole position nelle votazioni, Milano ha perso la scommessa per aggiudicarsi l'Ema in un'estrazione a sorte. Così l' Ema, che si trasferirà presto da Londra per la Brexit, andrà ad Amsterdam.

Sostenuta da Grecia, Cipro, Romania, Malta e molti altri Paesi che hanno preferito mantenere la riservatezza, ora l'Italia mastica amaro dopo aver lavorato per mesi ad accordi e alleanze, rifiutando la logica dei blocchi, convinta che il lavorio forsennato di un team istituzionale bipartisan e compatto avrebbe portato a casa il risultato. E invece niente. «Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Una beffa!», ha twittato il premier Paolo Gentiloni. «Un'imponderabile e beffarda variabile», l'ha definita il ministro degli Esteri Angelino Alfano.

Una procedura decisa da tutti e 27 i leader a margine del vertice di giugno quella del sorteggio, ma che alcuni alti funzionari europei ora guardano con imbarazzo, indicandola come un «autogol», un messaggio «devastante», un assist per le forze euroscettiche. L'idea che la decisione sul futuro di centinaia di impiegati e di tutto l'indotto che ruota intorno a loro - oltre un miliardo e mezzo nel caso dell' Ema - sia stata affidata alla sorte, è il ragionamento che rimbalza da un palazzo Ue all'altro, non fa bene all'immagine dell'Europa. «Veramente un po' assurdo essere esclusi perché si pesca da un bussolotto. Tutto regolare, ma non normale», ha sintetizzato il sindaco di Milano Giuseppe Sala. «La monetina - ha rincarato il governatore lombardo Roberto Maroni - è triste, è il paradigma di un'Europa che non sa decidere».

Comunque, intrecciando di nuovo il suo destino con l'Olanda (anch'essa di recente esclusa dai mondiali e partner nel turno di presidenza al consiglio di sicurezza dell'Onu), l'Italia si trova ora a dover inghiottire un boccone davvero amaro. «È come perdere una finale» di calcio «con la monetina. Sulla monetina non c'è influenza politica che tenga», ha allargato le braccia il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, che ha seguito le due ore e i tre turni di voto attimo per attimo, fino al tuffo finale al cuore, quando dal recipiente con le palline è stata pescata quella con l'indicazione di Amsterdam.

A pesare sui risultati, anche la stizzita astensione della Slovacchia dopo che Bratislava è finita fuori dalla gara al primo round. È stata questa defezione a far approdare la partita al pareggio (13 a 13 al ballottaggio finale Milano-Amsterdam) dopo le aspettative deluse. Data in pole position fino all'ultimo in virtù del criterio politico della ridistribuzione geografica, la capitale slovacca è stata infatti schiacciata dalla statura tecnica di Milano (25 punti), Amsterdam e Copenaghen (20 punti ciascuno), senza possibilità di appello già alla prima votazione. La seconda ha eliminato la capitale danese, poi l'epilogo beffa.

Una sconfitta con accuse interne è stata invece quella spagnola, col ministro degli Esteri Alfonso Dastis che ha
attribuito all'indipendentismo catalano di Carles Puigdemont la colpa dell'uscita immediata di Barcellona. Mentre il ministro degli Esteri danese Anders Samuelsen si è lamentato perché la Svezia «ha tradito la cooperazione nordica col voto a Milano», facendo finire fuori dalla gara Copenaghen.

Dalla corsa per l'Ema, nelle ultime ore, erano uscite anche Croazia e Malta per le scarse chance di vittoria, mentre l'Irlanda lo aveva fatto per concentrare le proprie forze sulla competizione per l'Autorità bancaria europea (Eba), finita anche in questo caso con un sorteggio che ha penalizzato Dublino, consegnando la vittoria a Parigi. Esclusa eccellente, in questo caso, la tedesca Francoforte, che tutti davano per vincente alla vigilia.


 

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