Francesco Vitale, altri due indagati per la morte del pr precipitato da un palazzo alla Magliana: svolta sull'inchiesta​

A San Basilio perquisiti dai carabinieri i loro appartamenti: sequestrati pc e telefoni

Francesco Vitale, altri due indagati per la morte del pr precipitato da un palazzo alla Magliana: svolta sull'inchiesta
Francesco Vitale, altri due indagati per la morte del pr precipitato da un palazzo alla Magliana: svolta sull'inchiesta​
di Alessia Marani
Martedì 7 Novembre 2023, 23:24 - Ultimo agg. 8 Novembre, 13:25
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Francesco Vitale “Ciccio barbuto”, il pierre barese di 44 anni sequestrato, picchiato e poi precipitato da una finestra di un palazzone popolare di via Pescaglia alla Magliana il 22 febbraio scorso, avrebbe tentato di dare la “sòla” ai potenti clan di San Basilio e per questo sarebbe stato punito. Ieri mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci hanno effettuato delle perquisizioni nei lotti del quartiere, nei confronti di due nuovi indagati a piede libero, un cinquantenne e un quarantenne romani, entrambi pregiudicati, figure di rango nello scacchiere criminale di Roma est e non solo. I militari hanno sequestrato telefonini, pc e altri strumenti elettronici i cui contenuti potrebbero risultare utili per chiudere il cerchio nell’inchiesta sulla morte del 44enne, per la quale sono già stati arrestati Daniele Fabrizio detto “Saccottino”, Sergio Placidi, alias “Sergione” e la sua compagna Ilaria Valentinetti.

Francesco Vitale, indagata la compagna di uno dei rapitori: il pr morto precipitando da una finestra nella fuga

Vitale arrivato nella Capitale da Bari, avrebbe fatto tappa proprio in un appartamento di San Basilio prima di essere portato via dai suoi sequestratori e condotto alla Magliana.

Insomma, sarebbe caduto in una trappola, convinto di andare a discutere una dilazione del debito di 500mila euro accumulato per droga coi fornitori romani e finito invece nelle mani di un gruppo di ex buttafuori “spezza pollici” pronti a torturarlo. Un cliché nel modus operandi della mala romana che diviene spietata quando si tratta di regolare i conti nella filiera del narcotraffico. I rapitori erano intenzionati a ottenere dai familiari del pierre i 500mila euro quale pagamento per la sua liberazione. Invece, nel corso del sequestro lampo, Ciccio barbuto forse per sfuggire alle sevizie, è precipitato schiantandosi nel cortile condominiale da un’altezza di venti metri. Un impatto che non gli ha lasciato scampo. Nei confronti delle tre persone già arrestate, la Procura procede con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione con l’aggravante del decesso della vittima. Stesso reato contestato ai due nuovi indagati di San Basilio. 

Vitale era stato portato nell’abitazione di via Pescaglia da Placidi in compagnia del quale, durante il tragitto, venne fermato per un controllo dalla polizia decisamente attirata dalla sua vistosa scritta “Acab” tatuata sulla fronte. Circostanza che non scoraggiò “Sergione” dal mettere in atto il piano precostituito. Il pierre pugliese, al momento del ritrovamento del corpo senza vita, non venne immediatamente riconosciuto dagli inquirenti dal momento che non aveva documenti con sé. 

SENZA PIETÀ

Alla compagna, chiamata al telefono, prima di morire aveva detto “Amore mio è tutto finito”. Fu dopo che a Bari il fratello di “barbuto” andò a denunciare la sua scomparsa che, nel giro di pochi giorni, si cominciò a fare luce sulla vicenda. Il primo a finire in manette era stato “Saccottino”, poi era stata la volta di Placidi che si era reso irreperibile, braccato sulla via Pontina dai militari che bloccarono il traffico dei pendolari per impedirne la fuga. Quindi, a luglio, le accuse anche alla Valentinetti che, intercettata al telefono, avrebbe palesato il suo coinvolgimento nel sequestro. Per chi “sgarra” a San Basilio non c’è pietà. Come dimostra la tremenda fine di Gabriele Di Ponto, il 36enne l’ultrà della Lazio, sequestrato, ucciso e fatto a pezzi, e di cui venne ritrovato solamente un piede sulle rive dell’Aniene nell’agosto del 2015. Per quella morte ci fu un sospettato, ma le indagini, senza riscontri, si arenarono. Vitale ha rischiato di fare la stessa fine.

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