Giula Ramelli, l'amico sopravvissuto alla valanga: «La neve ci ha travolto, con il braccio ho creato un buco per respirare»

Cortina, Piero Paccagnella era con la maestra di sci sul Nuvolau

Giula Ramelli, l'amico sopravvissuto alla valanga: «La neve ci ha travolto, con il braccio ho creato un buco per respirare»
Giula Ramelli, l'amico sopravvissuto alla valanga: «La neve ci ha travolto, con il braccio ho creato un buco per respirare»
di Giovanni Longhi e Davide Tamiello
Venerdì 13 Gennaio 2023, 10:00 - Ultimo agg. 16:33
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Non ce l'ha fatta Giulia Ramelli, la maestra di sci 34enne di Venezia che mercoledì era impegnata in un'escursione di sci alpinismo sotto al Nuvolau, a Cortina, con l'amico Piero Paccagnella, 50 anni, direttore tecnico delle funivie Tofana e Marmolada, anche lui veneziano di Campalto. Il cuore di Giulia si è fermato ieri mattina nel reparto di rianimazione dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso, dove era stata trasportata con l'elicottero del Suem di Pieve di Cadore in condizioni disperate. Praticamente illeso invece Paccagnella che era riuscito a lanciare l'allarme. Dopo averla estratta da una coltre di neve di due metri, i soccorritori le avevano praticato sul posto le manovre di rianimazione cardio-polmonare riuscendo a stabilizzare le sue condizioni. Poi il volo verso Treviso, ma la notte è stata fatale e al mattino il sorriso di Giulia si è spento per sempre.

Non si danno pace gli amici, gli ex compagni di scuola e dell'università Ca' Foscari dove si era laureata in economia aziendale, cedendo poi al richiamo delle silenziose vastità della montagna.

Aveva iniziato a sciare quando era ancora alle elementari, il suo nome compare in una classifica del torneo Lattebusche del 1997. Studio e neve, dunque, ma nel 2009 era entrata a far parte della Scuola di sci Cortina. E all'ombra della Tofana trascorreva l'intera stagione invernale, al mattino impegnata con i clienti, al pomeriggio scappava lassù dove il vento esce dalle crode e il sole rimbalza sulla neve in luccichii infiniti. 

«Era una ragazza meravigliosa, piena di vita, solare, sempre sorridente, che amava la montagna», ricorda Paccagnella, mentre le sue parole si confondono tra i singhiozzi e le lacrime. La montagna, la sua grande passione, gli ha strappato un altro pezzo di cuore: ha visto finire sepolta da una valanga la sua amica Giulia Ramelli e per lui è stato un drammatico deja vu. Nell'estate del 2001, infatti, aveva assistito impotente alla morte in parete del suo compagno di cordata, Paolo Ranza, precipitato per 40 metri durante un'escursione sul monte Sella. Una tragedia che per lui, quindi, rappresenta una doppia pesantissima croce da sopportare. Paccagnella, ieri, è rientrato a Mestre: la vita per lui va avanti: «Io non sono nemmeno passato in ospedale. Nemmeno un graffio, sembra incredibile. Ho accompagnato il padre di Giulia a Treviso, per le varie pratiche, e poi sono rientrato a casa». 

Lei e Giulia vi conoscevate da molto?
«Eravamo amici veri. Io con il mio lavoro (direttore degli impianti di risalita in Tofana da vent'anni, ndr) faccio sempre la spola tra Mestre e i monti, Giulia era una maestra di sci e quindi viveva per sei mesi a Cortina, durante la stagione, e gli altri sei a Venezia».

Ci racconta com'è successo?
«Siamo partiti quando Giulia ha finito di lavorare, intorno alle 14. Non siamo degli sprovveduti, avevamo fatto tutto con cura. Avevamo guardato il bollettino che dava delle ottime previsioni, abbiamo scelto il percorso in base all'agibilità e in funzione delle zone che potevano essere meno esposte al caldo».

Era un percorso che conoscevate? L'avevate già fatto?
«Io no, Giulia sì». 

C'è stato un momento in cui avete pensato che quella gita poteva nascondere dei rischi?
«No, non c'era nulla che potesse far pensare a una cosa del genere. Parliamo peraltro di un'escursione semplicissima, quasi da corso base di sci alpinismo. E poi quel giorno l'avevano fatto in tanti, c'erano così tante impronte che sembrava quasi una pista battuta. Non c'è molto da aggiungere: la valanga non si è staccata quando passavano loro e, purtroppo, si è staccata mentre stavamo arrivando noi».

A quel punto era troppo tardi.
«Ce ne siamo accorti solo all'ultimo. In un attimo ci siamo ritrovati addosso quella massa enorme di neve. Io sono rimasto sotto ma più superficialmente. Sono riuscito con un braccio a liberare un buco sopra la testa per trovare uno spiraglio per respirare. Poi ho cercato la tasca della giacca per prendere il telefono e chiamare i soccorsi. Ho fatto più in fretta che ho potuto».

Avete trovato subito Giulia?
«No purtroppo. Mi sono messo a scavare insieme ai soccorritori, mi hanno dato una pala e abbiamo rivoltato l'area. Giulia era finita sotto a due metri di neve, per questo ci abbiamo messo tanto per trovarla, quando ce l'abbiamo fatta era già in condizioni disperate».

Ha ripensato alla tragedia di Paolo in questi giorni?
«Era inevitabile, era ovvio che sarebbe successo. La morte di Giulia ha riaperto quella mia vecchia ferita, un dolore immenso».

 

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