Incidente Mestre, l'autista dell'altro bus: «L'ho visto precipitare, da dietro usciva fumo». Gli ultimi istanti del pullman

La dinamica: mezzo fuori controllo per 50 metri, 27 impatti sul guardrail

Incidente Mestre, il conducente del bus fermo al semaforo: «L'ho visto precipitare, c'era del fumo»
Incidente Mestre, il conducente del bus fermo al semaforo: «L'ho visto precipitare, c'era del fumo»
Giovedì 5 Ottobre 2023, 18:45 - Ultimo agg. 7 Ottobre, 06:52
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«Ho visto il mezzo sopraggiungere alla mia destra, dopo di che l’ho visto cadere: il pullman mi si alza davanti e va giù per la scarpata. Ho visto del fumo». A raccontare i drammatici istanti di martedì sera, sul cavalcavia della morte, è l’autista del bus che si trovava fermo al semaforo, in attesa di girare a sinistra, in direzione Marghera, ed è stato superato sulla corsia di destra dal pullman della società “La Linea”, precipitato giù dal cavalcavia pochi istanti più tardi, dopo un volo di una quindicina di metri, provocando la morte di 21 persone e il ferimento di altre 15. Questa tragedia ha alcuni elementi già al vaglio della procura - le condizioni del guardrail mai cambiato da quando è stato progettato negli anni Sessanta ad esempio - ma anche un mistero irrisolto. Come mai il bus è sbandato? L’autista ha avuto un malore? Era distratto? Ha sbagliato una manovra? La testimonianza dell’uomo che guidava l’altro mezzo nella corsia sinistra è stata raccolta da “Pomeriggio Cinque”, il programma televisivo di approfondimenti di cronaca e attualità di Canale 5, condotto da Myrta Merlino, che ha mandato in onda l’audio ieri.

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FERMO
«Sono quello che è fermo al semaforo - conferma l’autista del bus alla giornalista che gli ha chiesto di raccontare ciò che ha visto, riferendosi alle immagini del video ormai diventato virale - Io sono rimasto nel mezzo (della carreggiata, ndr), non ho neanche aperto le porte perché avevo persone a bordo.

Ho solo chiamato i soccorsi». L’autista di questo secondo bus è stato il primo a dare l’allarme, a chiedere soccorsi per quanto era accaduto: erano le 19.38. «Se fossi sceso non so se sarei riuscito a risalire: se io scendevo e vedevo quella scena non avrei più avuto il coraggio di rimontare al volante...», ha spiegato con voce provata dal ricordo dell’accaduto. Secondo il testimone, il bus condotto dal trevigiano Alberto Rizzotto (anche lui morto nello schianto) «correva ad una velocità ragionevole per quel tratto di strada... è una strada che noi tutti della zona facciamo, quella era una velocità giusta per quel tratto».

L’autista del bus che nel video dell’incidente si vede fermo al semaforo, non ha saputo dire se il mezzo poi precipitato avesse rallentato, con l’intenzione di fermarsi: «Non lo so, io dalla parte mia, nel lato alla sua sinistra, ho visto fumo, qualcosa di similare - ha spiegato il testimone - Secondo me lui era fermo sulla sua traiettoria, ha dato l’impressione di avere un moto costante». Gli inquirenti hanno raccolto finora tutte le possibili testimonianze: in quel tratto di strada non ci sono passanti e non sono molti i conducenti di veicoli che hanno potuto vedere gli ultimi momenti del bus, prima del tragico volo. In base agli elementi raccolti finora, non è emersa alcuna evidenza in base alla quale si possa dire che il bus della società “La Linea” avesse preso fuoco prima di volare giù dal cavalcavia. Circostanza confermata ieri dal procuratore di Venezia, Bruno Cherchi. Per quanto riguarda la velocità di marcia, dal video che ritrae la scena risulta evidente che il bus non sta correndo in maniera eccessiva, come ha sottolineato ieri lo stesso procuratore: «La velocità esatta la stiamo accertando», ha spiegato Cherchi. Le testimonianze di alcuni dei passeggeri del bus precipitato non sono state ancora raccolte in quanto le loro condizioni di salute non lo consentono. «Per avere una ricostruzione completa bisognerà attendere di poter ascoltare tutti, e dunque di avere un quadro d’insieme», ha precisato il procuratore di Venezia.

SPECCHIETTO
Alcuni dati: secondo i primi rilevi la banchina si sarebbe affossata sotto il peso dalla ruota destra del bus con i turisti. Il bordo è quello sotto al quale sono agganciati i sottoservizi (cavi elettrici e tubature) ed è costituito da una serie di lastre in cemento armato affiancate. Non è pensato per reggere pesi come le 13 tonnellate del bus di turisti, e per questo una volta che il mezzo l’ha sormontato ha ceduto sbilanciando il bus che ha sollevato la parte posteriore. Dalla scatola nera saranno ricavati elementi per definire con esattezza anche la velocità tenuta dal mezzo, comunque, come detto, non alta. L’autobus ha scarrocciato per poco meno di 50 metri appoggiandosi sulla barriera protettiva: sono 27 i punti di contatto con il guardrail prima della tragedia. Una volta però perso l’appoggio con il guardrail - che è interrotto nella sua costruzione per creare una sorta di via di fuga - il mezzo ha avuto un’ulteriore virata verso destra, iniziando a correre con la ruota anteriore destra sulla banchina. Che dopo circa cinque metri, si è sfondata. Sul punto ceduto, c’è uno specchietto del bus ancora non rimosso.
 

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