C’è una frase che Maria Giulia Sergio, convertita in Fatima, dice ai suoi genitori e chiarisce quale sia l’obiettivo del terrore: «Noi qui stiamo ammazzando i miscredenti per poter allargare lo Stato islamico...La terra dello Sham è ormai quasi tutta conquistata e il progetto del Califfato si concluderà con la conquista della Turchia, poi della Giordania infine di Roma, dove si svolgerà una grande battaglia... Manca pochissimo. La giovane italiana, ventisette anni, si esalta con le esecuzioni, le teste mozzate e le lapidazioni. È considerata dagli inquirenti la prima foreign fighter italiana, addestrata per mesi per combattere a fianco delle milizie del sedicente Stato Islamico in Siria, dove si trova tuttora. «È il profeta che ha detto - insiste Fatima - che a Roma ci sarà una grande battaglia. Moriranno tantissimi mujaheddin. Tutto sta accadendo come ha detto il profeta, pace e benedizione su di lui».
LE STRAGI
L’ordinanza di custodia cautelare ricostruisce le fasi precedenti all’arrivo della donna in Siria a settembre scorso.
L’ARRUOLATORE
Nelle carte, inoltre, sono evidenziati i rapporti tra i due nuclei familiari, quello di Maria Giulia e quello di Aldo (sposati con un matrimonio combinato), con arruolatori e reclutatori dell'Is, tra cui il turco Ahmed Abu Alharith «coordinatore dell'arrivo dei foreign fighters in Siria», un libico «coordinatore dell'invio dei combattenti» e Abu Sawarin «responsabile dei francesi in arrivo nel territorio dello stato islamico». Un dato molto interessante, dal punto di vista investigativo, è emerso dall’analisi dei tabulati di un arruolatore, ed è la mappa «della provenienza degli aspiranti combattenti»: Afghanistan, Algeria, Marocco, Arabia Saudita, Georgia, Libia, Libano, Francia, Oman, Svezia, Iraq, Svizzera e San Marino. Già lo scorso febbraio, come emerge dalle intercettazioni, Fatima stava «imparando a sparare» con il kalashnikov e voleva «inviare un video alla famiglia dell'impresa, ma Said glielo ha impedito per evitare i rischi di intercettazioni». E Donika Coku, madre di Aldo e anche lei destinataria dell'ordinanza e latitante in Siria, diceva: «Mi trema il corpo perché ho visto tagliare la testa a due kosovari».
Poi anche il racconto da parte di un'altra indagata della lapidazione a cui avrebbe partecipato il marito di Fatima: «Ha detto Said che un giorno avevano ammazzato un ragazzo perchè aveva fatto “zinà” con una donna, l'hanno picchiato con i sassi, fin quando è morto». D'altronde, spiegava Fatima, «se voi qui vedete i mujaheddin cosa fanno per amore di Allah... lasciano case, soldi, mogli, figli, e vengono qui, vanno a combattere mujaheddin che hanno 15-16 anni che ammazzano 50 miscredenti, Dio è grande».