Abuso d'ufficio, verso l'abolizione del reato: primo sì in commissione. «Spinta all'economia». Via libera da maggioranza e IV

Nordio: «Abrogato un reato evanescente»

Abuso d'ufficio, verso l'abolizione del reato: primo sì in commissione. «Spinta all'economia»
Abuso d'ufficio, verso l'abolizione del reato: primo sì in commissione. «Spinta all'economia»
di Andrea Bulleri
Mercoledì 10 Gennaio 2024, 00:25 - Ultimo agg. 11:44
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Il primo sì è arrivato ieri. E la maggioranza già festeggia il risultato come una svolta. Anche se per l’addio definitivo servirà ancora più di un passaggio parlamentare. La rotta, in ogni caso, è tracciata: il reato di abuso d’ufficio si avvia a essere cancellato. È uno (forse il più dibattuto) degli effetti della riforma della Giustizia targata Carlo Nordio, che fin dal suo arrivo a via Arenula aveva messo nel mirino la norma accusata dai detrattori di paralizzare gli enti locali con la “paura della firma”: in sostanza, il timore di sottoscrivere qualunque atto per la preoccupazione di vedersi recapitare un avviso di garanzia. 

Ed ecco che sulla svolta in cantiere ieri è arrivato il sì da parte della commissione Giustizia del Senato, con la benedizione dei partiti di maggioranza e di Italia viva.

No compatto, invece, dalle altre opposizioni, i cui emendamenti sono stati bocciati. Oggi si prosegue con l’esame degli altri articoli: l’obiettivo, spiega chi segue l’iter del testo a Palazzo Madama, è quello di dare mandato al relatore entro la prossima settimana, quando il ddl che incide su diversi aspetti della Giustizia (dall’informazione di garanzia alla custodia cautelare, dalla modifica del traffico di influenze a novità sulle intercettazioni) potrà approdare in Aula. Poi, incassato il sì del Senato, si passerà alla Camera. 

«IMPATTO FAVOREVOLE»
Il passaggio di ieri però, osservano fonti di maggioranza, è rilevante, perché segnala che «a differenza di quanto sosteneva qualcuno» l’accordo sulla Giustizia c’è, e tiene. E non è un caso se tra i primi a rivendicare il punto messo a segno sia stato lo stesso Guardasigilli. Che ha espresso «grande soddisfazione per la sollecitudine con cui la commissione Giustizia del Senato, presieduta da Giulia Bongiorno, è arrivata al risultato». Non solo: per Nordio «l’abrogazione di questo reato evanescente, richiesta a gran voce da tutti gli amministratori di ogni parte politica, contribuirà ad un’accelerazione delle procedure. E – sottolinea – avrà quell’impatto favorevole sull’economia auspicato nei giorni scorsi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni». Nell’ottica del governo, infatti, la riforma dovrebbe portare benefici anche al sistema produttivo, dal momento che appalti e procedure di gara potranno procedere più spediti: un risultato da non trascurare, rivendicano dalla maggioranza, ricordando i cantieri del Pnrr da chiudere in tempi record. 

Esulta Forza Italia, in prima linea nell’invocare l’addio al reato nel mirino dei sindaci: una norma che «non funziona», avverte il viceministro azzurro Francesco Paolo Sisto, visto che «il 93% delle inchieste finisce in archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni». Ma festeggia pure Enrico Costa di Azione: «L’abrogazione è sacrosanta – scandisce – Tanti sindaci si sono dimessi dopo una condanna in primo grado, salvo poi essere assolti in appello o in Cassazione».

IL TAVOLO
E se la Lega esprime «soddisfazione», Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia e voce di via Bellerio in materia, insiste sulla necessità di aprire un «tavolo» per una «revisione di tutti i reati contro la Pa». L’obiettivo, spiega, è «poter coprire, qualora ve ne fossero, vuoti di tutela». Ossia: evitare che con l’addio all’abuso d’ufficio, ai sindaci siano contestati altri reati, magari più pesanti. Intanto però il Carroccio incassa una riformulazione della norma sul traffico di influenze, che viene circoscritta dalla riforma in cantiere. E pure un ordine del giorno a prima firma Erika Stefani per «sopprimere l’istituto della sospensione dalle cariche in conseguenza di condanna non definitiva»: in pratica, si invita l’esecutivo a rivedere la legge Severino, che prevede tra gli altri aspetti l’incandidabilità di chi abbia subito condanne. 

Sul piede di guerra, invece, Pd e M5S. «Si toglie una norma che ha una funzione importante: ora tante condotte prevaricatrici di pubblici funzionari resteranno senza sanzione», affonda il dem Alfredo Bazoli. Di avviso opposto un altro dem, il sindaco di Pesaro e coordinatore dei primi cittadini pd Matteo Ricci: «Noi sindaci – chiosa – pur rispettando la posizione dei parlamentari dem, non possiamo che considerare quella di oggi come una vittoria». 
 

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