Roma, accusa un malore in strada e sviene: deriso e filmato. La storia di Marco: «Io, soccorso dopo un’ora»

Massimina, Marco Di Gregorio è rimasto accasciato a terra nell’indifferenza generale

Roma, accusa un malore in strada e sviene: deriso e filmato. La storia di Marco: «Io, soccorso dopo un’ora»
Roma, accusa un malore in strada e sviene: deriso e filmato. La storia di Marco: «Io, soccorso dopo un’ora»
di Laura Bogliolo
Mercoledì 14 Giugno 2023, 22:50 - Ultimo agg. 17 Giugno, 09:16
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I battiti del cuore scendono a 50, le forze non ci sono più. La solidarietà vissuta come un flagello astruso, il mondo intorno inghiottito da indifferenza e pregiudizi. «Stavo morendo, non avevo la forza di chiedere aiuto e intanto sentivo gente che mi gridava “brutto tossico”, ragazzini che ridevano mentre dicevano “famoje un video, e mettiamolo online”». Disteso sul marciapiede, quasi incosciente, per più di un’ora. «Sentivo in lontananza quelle voci, i passi che poi acceleravano». “Andiamo via, potrebbe essere pericoloso” la frase di una giovane coppia. C’era chi diceva che fosse un clochard, un balordo. Poi è arrivato l’angelo. «Una donna mi ha chiesto se avevo bisogno di aiuto, se poteva chiamare il 118 e le ho fatto segno di sì». L’incubo sta per finire: le sirene dell’ambulanza, l’aiuto fondamentale dei soccorritori e poi altre grida, stavolta di aiuto. “Marco! Marco! Resta con me”. «Mi sono svegliato mentre mi stavano facendo una tac cerebrale, l’operatrice che mi chiedeva di restare sveglio e gridava con forza il mio nome».

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IL RISVEGLIO

Ora Marco Di Gregorio, 47 anni, sta bene.

Ma non dimentica chi lo ha ignorato, ma soprattutto chi lo ha salvato. «Vorrei cercare e ringraziare la donna, l’unica, che si è fermata a prestare soccorso, ma non so chi sia». Per questo ha lasciato un foglio scritto a mano appeso su un muro, vicino a una tabaccheria, dove si è sentito male. «Volevo ringraziare di cuore il passante che tra la mezzanotte e l’1,30 del 9 giugno, ha chiamato il 112 per prestarmi soccorso. Sono rimasto a terra per più di un’ora per un malore improvviso e sono stato salvato. Per favore, mi chiami». L’appello è stato affisso nel quartiere Massimina, dove Marco vive. «Ci tengo davvero a ringraziare quell’angelo, se non fosse stato per lei oggi non sarei qui e i miei due figli non avrebbero più il loro papà». Marco riavvolge il nastro di quella notte terribile. «Vivo da solo, avevo appena dato la buona notte alla mia compagna al telefono, erano le 23,45 circa: ho iniziato a sentirmi male, ho pensato che dovevo prendere un po’ d’aria e sono sceso in strada. La mia situazione è peggiorata e ho arrancato fino a un tabaccaio con la distribuzione automatica notturna: ho pensato che lì potesse passare qualcuno che mi avrebbe aiutato». Marco in quel punto cade per il malore, batte la testa e sviene. Sdraiato sul marciapiede per più di un’ora.

LA DISPERAZIONE

«È stato tremendo sentire quelle voci che mi disprezzavano senza neanche conoscermi, non bevo, non fumo, sono anche un donatore di sangue e la mia storia serve a far capire che non si può ignorare una persona che sta male». Dopotutto Marco non solo è donatore di sangue, ma ha seguito dei corsi di primo soccorso e non si è mai tirato indietro quando c’era bisogno di aiutare. Rabbia per chi lo ha denigrato ed enorme riconoscenza non solo per la donna che ha chiamato i soccorsi. «Ringrazio infinitamente gli operatori del 118, sono stati gentilissimi e bravissimi così come i medici dell’Aurelia Hospital nel quale sono stato portato e mi hanno detto che ho avuto una sincope». 

laura.bogliolo@ilmessaggero.it

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