Napoli, Vincenza Donzelli morta di parto: nuova perizia, nell’inchiesta altri tre medici

Due anni dopo il decesso dell'animatrice di galleria borbonica il Gip conferisce agli specialisti delle integrazioni

Vincenza Donzelli
Vincenza Donzelli
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Venerdì 19 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 20 Aprile, 18:44
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Una nuova perizia sulla morte di Vincenza Donzelli, l’animatrice culturale napoletana deceduta nell’estate del 2022, dopo aver dato la vita al figlio Vincenzo. È stato il gup Federica Colucci a disporre una perizia per definire alcuni punti decisivi per l’accertamento delle responsabilità della morte della donna.

Aveva 43 anni Vincenza, la sua gravidanza era stata serena, priva di stress, in assenza di traumi. Venne operata dal ginecologo di fiducia, Luca Zurzolo, libero professionista che esercitava in regime di convenzione all’interno della clinica Internazionale; poi è stata trasferita al Cardarelli, dove le sue condizioni sono apparse irrecuperabili. In questa storia, sono finiti sotto accusa anche Giuseppe Alvano, medico di guardia presso il reparto di ginecologia e di ostetricia della stessa clinica di via Tasso; Riccardo Morgera, direttore sanitario, Francesco Paolo Del Deo, responsabile del raggruppamento. 

Secondo quanto emerso fino a questo momento, nella prima fase delle indagini condotte dal pm Federica D’Amodio, la donna sarebbe deceduta per coagulazione intravasale disseminata, conseguente a una profusa emorragia uterina, manifestatasi dopo l’intervento cesareo dell’otto agosto del 2022, presso la clinica internazionale».

Una ricostruzione che necessita, a giudizio del giudice, di nuovi accertamenti di natura tecnica. Scrive il giudice Colucci, anche alla luce di una prima consulenza effettuata dalla Procura nel corso della primissima fase delle indagini: «Occorre osservare che la (prima) consulenza si concentra sui profili di responsabilità dell’unico indagato iscritto (che era Zurzolo, al momento del primo esame), ed approfondisce la fase relativa al parto.

Quanto al decorso post partum, la consulenza necessita di un approfondimento». 

Il retroscena 

E restiamo all’ordinanza di ieri del gip Colucci: «A titolo esemplificativo, i consulenti individuano nella isteroctomia una misura salvavita e dichiarano nella loro consulenza che “la paziente andava trasferita con urgenza, con la certezza della sopravvivenza”. Tale affrmazione resta tuttavia da approfondire, sia per quanto riguarda la quantificazione concreta dell’urgenza, sia per quanto riguarda la certezza della sopravvivenza».

Difeso dal penalista napoletano Bruno Botti, Zurzolo attende gli esiti della nuova consulenza, mostrandosi determinato a fornire ogni elemento per la comprensione di una vicenda tanto complessa. Stesso atteggiamento da parte degli altri medici indagati, difesi dagli avvocati Roberto Rapalo, Vania Cirese, Fabrizio Rondino, Salvatore Benincasa, che non hanno avuto la possibilità di partecipare all’esame autoptico, dal momento che i loro nomi (a partire dall’elenco dei professionisti di turno nei giorni della degenza di Donzelli) sono stati iscritti nel registro degli indagati alcuni mesi dopo il decesso. 

 

Intanto, il gip Colucci ha citato come eventuale responsabile civile individuato nella Health Care Italia, per consentire ai legali della clinica di nominare i propri legali. Una citazione che nasce dal lavoro dell’avvocato Gaetano Inserra, costituito parte civile per conto di Andrea Cannavale, compagno della donna deceduta e padre del bambino nato grazie al travaglio di Vincenza. Costituiti parte civile anche Francesco Donzelli, Gianluca Donzelli, Anna Scarfiglieri (assistiti dai penalisti Mario Ivan Esposito, Anna Marcone).

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