Si fa presto a indicare nel Mezzogiorno l'hub energetico naturale dell'intera Europa. Non perché non sia vero o possibile: nel breve periodo, ad esempio, il mix tra i gasdotti del Sud Italia e i rigassificatori garantirà all'Europa centrale l'alternativa al calo di approvvigionamento di gas naturale dal Nord e dalla Russia, mentre nel lungo periodo le rinnovabili prodotte anche in Africa e trasmesse dalla rete italiana sembrano una strada molto concreta. Il problema è che per arrivare al nuovo sistema «occorre avere certezza delle soluzioni praticabili» e dunque di come affrontare le difficoltà che già si intravedono. La riflessione arriva dal riuscitissimo meeting organizzato ieri presso Unioncamere di Roma dalle Fondazioni Merita e Matching energies, guidate rispettivamente da Claudio De Vincenti e Marco Zigon, già in prima fila da anni sul tema della transizione energetica. Una sorta di Stati generali dell'energia rappresentati ad ogni livello, dal governo con il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin, ai vertici delle società di settore (Eni, Enel, Terna, Snam, Italgas, Utilitalia), alle imprese e a rappresentanti credibili del mondo dell'ambientalismo come Ermete Realacci. Ne emergono riflessioni e, appunto, perplessità che chiamano in causa, ad esempio, l'Ue: «Di fronte alle incertezze dell'Europa sulla previsione dei consumi di gas nei prossimi dieci anni è complicato per un'azienda programmare nuovi investimenti sulle rinnovabili», dice ad esempio Giuseppe Coco che ha curato il position paper delle associazioni promotrici dell'evento. Per non accennare ai problemi di stabilità politica dei Paesi nord africani con i quali l'Italia ha stretto accordi decisivi per ridurre progressivamente la sua dipendenza dal gas russo.
«Attenzione però a non creare un'altra dipendenza, stavolta tecnologica dal momento che oggi l'80% della componente tecnica che presiede alla trasformazione e all'utilizzo dell'energia solare arriva dall'Oriente», avverte il direttore di Enel Italia, Nicola Lanzetta. Proprio Enel, per la verità, con la fabbrica di pannelli solari realizzata in Sicilia, destinata a diventare la prima in Europa con circa mille dipendenti, dimostra che il percorso dell'autosufficienza energetica è possibile. Proprio al Sud, non a caso, confluiscono molti dei nuovi investimenti delle società di settore: a Brindisi sempre Enel sta realizzando un impianto per la produzione di moduli contenenti la cellula fotovoltaica mentre a Cagliari, ricorda l'Ad di Italgas Reti Pier Lorenzo Dell'Orco «è previsto il primo impianto nazionale di produzione di idrogeno vede che alimenterà il trasporto pubblico locale e unitamente al gas naturale anche le abitazioni civili». Terna dal canto suo, ribadisce Francesco Del Pizzo, direttore Strategie di Sviluppo rete, ha assegnato il 35% dei nuovi investimenti del Piano decennale al Mezzogiorno, come il collegamento con la Tunisia e lo sviluppo delle interconnessioni per diversificare le fonti di approvvigionamento».
Ci sono però nodi solo parzialmente sciolti in casa nostra. I ritardi delle autorizzazioni ai nuovi impianti delle rinnovabili, ricorda Zigon, nonostante l'accelerazione di questi ultimi mesi. Perché è vero che la capacità rinnovabile installata è passata da 1 a 3 gigawatt ma il merito è soprattutto dei piccoli produttori mentre le resistenze delle Soprintendenze ambientali non sono affatto diminuite. E di ritardi, dopo le polemiche delle scorse settimane, si deve parlare anche a proposito dei rigassificatori: la Germania ha messo in funzione i nuovi mentre da noi si è perso finora molto tempo. Sul tema, il ministro Pichetto Fratin conferma l'impegno del governo per aggiungere a Piombino e Ravenna l'impianto previsto (ma mai realizzato) a Gioia Tauro, sollecitato a più riprese dal governatore della Calabria, Occhiuto, e forse un altro a Porto Torres, in Sardegna.