Sud Sudan, il rapporto sull'orrore della guerra civile: uccisioni, stupri e cannibalismo

Sud Sudan, il rapporto sull'orrore della guerra civile: uccisioni, stupri e cannibalismo
di Federica Macagnone
Giovedì 29 Ottobre 2015, 14:57 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 11:50
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Uccisioni, stupri, torture, mutilazioni, bimbi soldato ed episodi di cannibalismo: l’Unione africana ha accusato il governo e le forze ribelli del Sudan del Sud di aver commesso violenze atroci nei confronti di civili da quando la guerra civile è esplosa due anni fa.



La commissione d'inchiesta dell’Unione africana, creata un anno fa e guidata dall’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, ha stilato un rapporto elencando i crimini commessi e identificando i responsabili su entrambi i fronti. «La commissione crede che crimini di guerra siano stati commessi a Giuba, Bor Bentiu e Malakal», si legge nel rapporto dove si sottolinea anche il ritrovamento di fosse comuni. In particolare, alcuni testimoni a Giuba hanno riferito ai membri della commissione di aver visto gente costretta a bere sangue e mangiare la carne di gente che era stata appena uccisa. L'Unione africana ha invece escluso che in questi due anni di conflitto sia stato commesso alcun genocidio.



Nonostante la tregua siglata lo scorso 26 agosto, ripetutamente violata, dal 2013 decine di migliaia di persone sono morte e due milioni sono state costrette ad abbandonare le loro case, riporta la Bbc. Ora la pubblicazione di questo rapporto denuncia come siano stati compiuti atti terribili durante questi due anni di conflitto che dilania il neonato Paese.



Il Sudan del Sud, infatti, è lo Stato più giovane del mondo: è nato il 9 luglio 2011 dopo una guerra civile e in seguito a un referendum in cui il 99 per cento dei votanti si è espresso a favore della secessione dal Sudan. Tuttavia, le divisione etniche all'interno del Paese e una contesa con il Sudan per la gestione del petrolio hanno impedito al neonato Stato di essere governato con efficienza. Poi è divampata la guerra civile. Nel dicembre 2013 le forze del presidente sud sudanese Salva Kiir – uno dei fondatori dell'Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan, del quale guidò l'ala armata – e quelle dell’ex vicepresidente e attuale leader dei ribelli, Riek Machar, hanno dato il via a una lotta per il potere che sta portando il Paese allo stremo e agli orrori elencati nel rapporto dell'Unione Africana: i ribelli hanno sempre continuato a chiedere le dimissioni del presidente o almeno una spartizione del potere tra le due fazioni. Fino ad adesso sono state firmate almeno sette tregue dall’inizio della guerra: nessuna di queste è stata mai rispettata e il conflitto infiamma ancora il Paese.



Oltre alle atrocità e ai crimini contro l'umanità, sottolineate anche dalle Nazioni unite e da varie organizzazioni non governative, il documento mette in luce due avvenimenti che potrebbero cambiare lo studio e l'analisi del conflitto: l'Unione Africana ha escluso l’ipotesi di un tentato colpo di stato contro Kiir da parte di Machar, mettendo in discussione quello che è stata indicato come il motivo scatenante del conflitto. Inoltre, le centinaia di morti di soldati e civili Nuer a Juba, nella prima settimana del conflitto, sarebbero da ricondurre a un’operazione militare messa in atto da un gruppo vicino al Presidente già prima del conflitto.