Cisgiordania, l’altro fronte della guerra: blitz israeliano, presi 30 jihadisti. Sale la tensione: «Basta attacchi dei coloni»

Ma Biden e Macron: «Tutelare i palestinesi»

Cisgiordania, l’altro fronte: presi trenta jihadisti nel blitz israeliano. Sale la tensione. «Basta attacchi dei coloni»
Cisgiordania, l’altro fronte: presi trenta jihadisti nel blitz israeliano. Sale la tensione. «Basta attacchi dei coloni»
di Raffaele Genah
Venerdì 27 Ottobre 2023, 23:50 - Ultimo agg. 28 Ottobre, 18:04
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Ogni giorno e ogni notte. Da tre settimane la stretta intorno alla Cisgiordania si fa sentire sempre di più. La preoccupazione che si possa aprire un terzo fronte moltiplica le operazioni dell’esercito israeliano a caccia di terroristi e fiancheggiatori. Ad oggi il dato reso noto dal portavoce militare parla di 1030 arresti, tra loro 670 presunti militanti o attivisti di Hamas. Le città più calde, come Jenin e Nablus Tulkarem, Qalqilya, i campi profughi della zona sono sotto la lente costante dell’Idf (Israel Defence Forces). Anche la scorsa notte una nuova incursione di corpi scelti con la copertura dei blindati ha portato all’arresto di 36 persone tra cui 17 membri di Hamas. E negli scontri che si sono ripetuti in diverse località, i morti sono stati 4 e i feriti almeno una dozzina.

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IL FALLIMENTO

In realtà la morsa su quest’area, in prossimità di insediamenti di coloni - diversi dei quali sorti negli ultimi anni - era già stata avviata da tempo: addirittura secondo qualcuna delle critiche più corrosive sulla impreparazione di fronte all’attacco dei terroristi da Gaza, proprio l’eccesso di attenzione su questa regione sarebbe stata una delle concause del clamoroso fallimento del 7 ottobre scorso.

In altre parole, sarebbe nata così la cattiva disposizione dell’esercito che aveva sbilanciato il posizionamento dei propri battaglioni nella West Bank piuttosto che nella zona di Gaza. Ma qui, da diversi mesi, la temperatura è sempre stata molto alta. E l’atteggiamento dei coloni certamente non ha aiutato a raffreddare il clima. 

LA RABBIA

Analisti politici e militari sono spesso concordi nel rilevare come il potere di Hamas tra le strade di questo angolo di Cisgiordania sia lievitato come il pane: e la politica dell’Autorità Nazionale Palestinese si sia rivelata assolutamente inadeguata a contenerlo. C’è chi dice sulla base di sondaggi difficili da verificare che se si fosse votato, Hamas avrebbe conquistato la maggioranza anche qui, come accadde a Gaza nelle ultime, e uniche, elezioni del 2006. E i campi profughi hanno fatto da incubatore di diverse organizzazioni nate nel frattempo emulando quelle più famose. Così al “Balata”, nel centro di Nablus, ha visto la luce un gruppo che si è presto guadagnato le attenzioni della Sicurezza israeliana, i “Lions den”, la Fossa dei leoni. Ne fanno parte terroristi che hanno militato in altre organizzazioni a cominciare dai cosiddetti Battaglioni Nablus. Proprio come accadde anni prima, ai tempi della seconda Intifada, a Jenin dove da una costola dei “Battaglioni Jenin”, e soprattutto di Al Fatah, sono nate le Brigate martiri di Al Aqsa responsabili di una quantità di attentati suicidi che per anni hanno insanguinato Israele. E in quest’area che qualcuno ha bollato come un “Hub del terrore” si sono inserite e moltiplicate le violenze di gruppi di coloni decisi a farsi giustizia da soli, come a Hawara, messa letteralmente a ferro e fuoco lo scorso febbraio dopo l’uccisione di due giovani israeliani da parte di terroristi partiti da quella cittadina al nord del Paese.

IL PERICOLO

Questa situazione preoccupa non solo lo Stato ebraico e l’Autorità Palestinese ma anche il presidente francese Emmanuel Macron, reduce da una visita ad Abu Mazen a Ramallah che ieri - nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles - ha ripetuto la richiesta già fatta alle autorità israeliane «di far cessare la violenza di alcuni coloni contri i civili palestinesi in Cisgiordania» ed ha annunciato l’intenzione del suo Paese «di apportare un sostegno economico e sociale inedito anche alla popolazione della Cisgiordania». «Gli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania devono fermarsi ora»: non meno ferma la richiesta del presidente americano Biden impegnato anche lui a sminare i pericoli di un nuovo fronte già molto caldo.

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