Per gli 007 è un avvertimento: «Ma dietro non c'è il Califfato»

Per gli 007 è un avvertimento: «Ma dietro non c'è il Califfato»
di Cristiana Mangani
Domenica 12 Luglio 2015, 06:23 - Ultimo agg. 09:52
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ROMA Duecentocinquanta chili di tritolo e un'auto di marca “Speranza”, la stessa usata per far saltare in aria il procuratore generale egiziano Hisham Barakat, uno dei magistrati che ha mandato a processo migliaia di Fratelli musulmani. È proprio analizzando i particolari di questa aggressione che i nostri servizi segreti sembrano portati a escludere che a colpire il consolato italiano a Il Cairo sia stato l'Isis. «È certamente un attacco all'Italia - conferma uno 007 - ma la firma è dei Fratelli musulmani, ne siamo convinti. L'attacco è stato concepito come un avvertimento. È stato scelto un luogo simbolico, come il consolato, ma non per colpire le persone. Rispetto alle ambasciate è un edificio meno controllato». Un avvertimento all'Italia, quindi, solido alleato dell'Egitto, ma nello stesso tempo un attacco al presidente Al Sisi, impegnato a reprimere forti spinte islamiste in patria.
IL COMUNICATO
Nel pomeriggio di ieri, poi, come previsto è arrivata una rivendicazione, rilanciata dal sito Site. «Con la benedizione di Allah, i soldati dell'Isis sono stati in grado di detonare un'autobomba parcheggiata con 450 chili di esplosivo presso la sede del consolato italiano nel centro del Cairo - annuncia il gruppo jihadista sul suo account Twitter - Raccomandiamo che i musulmani si tengano alla larga da questi covi che sono obiettivi legittimi per gli attacchi dei mujaheddin». Il testo porta la data di ieri e non è firmato dalla sigla “Wilayat del Sinai” (ovvero “provincia del Sinai”, il nuovo nome del gruppo Ansar Bayt al-Maqdis che ha giurato fedeltà all'Isis) ma Stato Islamico-Egitto. Una firma sulla cui autenticità, al momento, non è possibile avere riscontri certi.
In queste ore l'intelligence del nostro paese sta scambiando informazioni e attività con i colleghi egiziani. Di certo l'azione, così come è stata concepita, lascerebbe pensare a un forte gesto simbolico. I terroristi - secondo i nostri esperti - avrebbero voluto mandare un messaggio all'Occidente per il sostegno tattico e strategico che stiamo dando al presidente Al Sisi. Il consolato, poi, sarebbe stato un obiettivo più semplice e raggiungibile, certamente molto meno controllato delle ambasciate statunitensi, francesi o inglesi. Nella stessa zona si trova l'Alta corte egiziana e alcune fonti locali dicono che l'esplosione è coincisa con il passaggio nell'area del giudice Ahmed al Fuddaly, considerato anche lui vicino al governo. Solitamente, però, le azioni firmate dall'Islamic State sono più eclatanti e sanguinose, mentre l'ordigno fatto esplodere all'alba - pur avendo fatto una vittima - parrebbe confermare l'azione dimostrativa. Va considerato in ogni caso che nella galassia islamista egiziana ci sono state diverse adesioni al “fortunato” brand del Califfato.

LE ALLEANZE
Il messaggio è duplice. L'Italia è un obiettivo delle fazioni jihadiste locali in quanto parte della coalizione internazionale che combatte l'Isis in Siria ed Iraq, nonché in qualità di alleato del regime egiziano che ha rovesciato il presidente eletto Mohamed Morsi. Dall'altra, un nuovo attentato nel pieno centro della Capitale - che arriva solo poche settimane dopo l'assassinio del procuratore, vuole dimostrare che il presidente egiziano non ha il controllo della sicurezza del Paese. Forti sono, in Egitto, i fermenti anti Al Sisi da parte della Fratellanza Musulmana e dei gruppi jihadisti, alcuni dei quali hanno aderito all'Islamic State. Il Nord del Sinai, pochi giorni fa, è stato teatro di durissimi scontri con le forze governative che hanno lasciato sul campo centinaia di morti. E, sullo sfondo, c'è il difficile dossier Libia. Roma e Cairo sostengono fortemente il governo di Tobruk, contrastato da quello autoproclamato di Tripoli e dalle altre milizie islamiste che imperversano nel Paese.

L'ALLERTA
Per questa ragione la guardia è stata innalzata non solo sugli interessi nazionali in Egitto, ma anche in Italia. Ai tanti turisti che continuano ad affollare le località balneari a ridosso del Sinai è stato chiesto di non uscire dai resort e di prestare la massima attenzione. Due giorni fa al Viminale il ministro dell'Interno, Angelino Alfano ha presieduto una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza che ha confermato la necessità di «tenere alto il livello di attenzione» e la presenza dell'esercito sulle strade è stata confermata fino a dicembre prossimo.