La previsione è che si vada a settembre ma buttare la palla a dopo la pausa estiva renderà ancora più complicata l'approvazione di una legge contro l'omotransfobia. Ecco il motivo per cui chi intende approvare una legge modificandola, considerato che così non ci sono i numeri, sta provando l'ultima mediazione. I leader politici non cambiano strategia sul ddl Zan. Letta tira dritto, ribadisce di non fidarsi della Lega; Salvini dà la colpa al partito del Nazareno, accusa i dem di voler affossare la legge e così Renzi. Ma sotto traccia c'è un lavorio per sbloccare l'impasse, tra tranelli e tatticismi. Ieri è andato avanti il dibattito nell'Aula del Senato ma la novità è che la Lega ha presentato più di 700 emendamenti e anche Italia viva e il gruppo delle Autonomie hanno avanzato proposte di modifiche.
Mancano ancora tre ore prima del termine dei tempi della discussione, poi Fratelli d'Italia e la Lega - lo hanno annunciato ieri - chiederanno un voto sulla possibilità di sospendere l'esame dell'Aula sul ddl Zan, senza quindi passare alla discussione degli articoli.
«Il problema - spiega un senatore del Pd - è che non possiamo restare fermi fino a settembre e non votare neanche un emendamento. Iv e il centrodestra ci proveranno a metterci in difficoltà. Dovremmo pensare a qualche mossa». Per ora l'unica operazione portata avanti dai dem è stata quella dell'ordine del giorno firmato da tutti i membri dell'ufficio di presidenza del Senato. Ordine del giorno che dovrà essere votato prima che l'Aula di palazzo Madama si pronunci sugli emendamenti. E che di fatto vuole essere uno strumento per aprire un dialogo, pur mettendo alcuni paletti politici. E rappresenta pure un appiglio per andare a discutere degli articoli 4 e 7 se si dovesse andare sotto sull'1. Una prova di un tentativo di disgelo si è avuta nella conferenza dei capigruppo. Aperta con una considerazione da parte del renziano Faraone quando durante la riunione si è avanzata da parte degli ex rosso-gialli l'idea di un tavolo di maggioranza sul ddl Zan. «Mi sembra che qualcosa sta cambiando, non siete così fermi sul no. Approfittiamo di questo tempo prima della pausa estiva per arrivare ad una convergenza, altrimenti questa legge salta anche a settembre», ha provato a dire il fedelissimo del senatore di Rignano.
«Noi siamo pronti ad andare in Aula anche il lunedì e il venerdì!», la risposta degli altri interlocutori della vecchia maggioranza. Lo spiraglio per un accordo è minimo. Si deciderà nella prima settimana di agosto. E seppur da giorni la consapevolezza di tutti a palazzo Madama è che si vada in autunno non è escluso che ci possano essere novità. Pure nel Movimento 5 stelle sono in diversi a ritenere che per avere una legge sia meglio scendere a patti. Nessuno ha intenzione di terremotare la strategia del gruppo del no al dialogo con chi è omofobo ma l'exit strategy sarebbe quella di andare a stanare Lega e Iv. Al momento comunque prevale l'orientamento a spendere l'argomento dei diritti in campagna elettorale. Nel merito del provvedimento è battaglia a colpi di emendamenti.
Le proposte presentate dalla presidente del Gruppo per le Autonomie Unterberger, dal capogruppo di Iv Faraone e dall'esponente renziano Cucca vanno tutte nella stessa direzione, ovvero quella di sopprimere dal testo del ddl il sesso e l'identità di genere e prevedere «il rispetto della piena autonomia scolastica» nelle cerimonie per la Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia prevista dalla legge. Sono considerati i passaggi chiave sui quali potrebbe registrarsi la convergenza di chi punta alle modifiche del provvedimento. «Noi siamo pronti a ritirare i nostri emendamenti se il Pd vorrà confrontarsi», la posizione del leghista Romeo. «672 emendamenti al Ddl Zan dimostrano che la volontà della Lega non è mai stata quella di mediare», la risposta della dem Malpezzi. Muro contro muro quindi. Almeno per ora.