Luca Ciriani a Caivano: «Con la nuova legge avviamo la ricostruzione civile»

«Caivano è un simbolo, la punta dell'iceberg del dramma di tante periferie abbandonate»

Luca Ciriani
Luca Ciriani
di Marilicia Salvia
Martedì 7 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 8 Novembre, 07:30
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«Il decreto Caivano diventa legge: da qui, da un complesso di norme che puntano al contrasto della criminalità giovanile, alla sicurezza ma anche alla riqualificazione culturale e sociale del tessuto cittadino, il cammino di questa comunità può ripartire». Luca Ciriani, titolare in quota Fratelli d'Italia del dicastero per i Rapporti con il Parlamento, è il nono ministro del governo Meloni a recarsi, nel giro di poco più di due mesi, in visita nella cittadina dell'hinterland napoletano diventata simbolo del degrado materiale e civile che soffoca le periferie del Paese. Questa mattina sarà da don Patriciello e nell'Istituto superiore Morano, prima di visitare il centro sportivo Delphinia e di discutere con il commissario di governo Fabio Ciciliano le novità introdotte dal provvedimento che nel pomeriggio di oggi sarà votato a Montecitorio dopo che il governo, ieri, ha posto la questione di fiducia.

Ministro, perché la fiducia anche alla Camera? L'opposizione vi accusa di aver voluto strozzare il dibattito, è così?
«In realtà noi speravamo in un confronto più sereno e costruttivo, invece loro si sono messi a fare ostruzionismo con quei 300 emendamenti presentati al Senato nonostante un lungo lavoro di mediazione nelle commissioni.

Ci sono tempi tecnici, non potevamo rischiare che il dl decadesse. Con sorpresa e dispiacere abbiamo dovuto porre la fiducia. Prima al Senato e adesso a Montecitorio».

La fiducia a Palazzo Madama, però, l'hanno votata appena in 90: segno di una maggioranza poco compatta sul tema, come suggerisce sempre l'opposizione?
«Loro erano in 45. Eviterei la polemica, ne uscirebbero con le ossa rotte».

Uno dei cardini del provvedimento è l'inasprimento delle pene per i minori che delinquono. Il pugno di ferro salverà la generazione sbandata che spaccia droga e stupra ragazzine?
«Il pugno di ferro è necessario: la criminalità giovanile è un fenomeno grave e pericoloso che merita una risposta dello Stato articolata, ma seria e severa. L'insieme di norme approvate - non solo l'inasprimento delle pene ma anche la tipizzazione del reato di stesa finora punito solo come aggravante - rappresenta un segnale di "tolleranza zero" che riteniamo potrà dare buoni risultati. Non dimentichiamo che la spinta nasce dal caso Caivano, ma il fenomeno della devianza minorile è ben più esteso e generalizzato, l'esigenza di sicurezza è di tutto il Paese. Sicurezza e tutela dei cittadini e anche degli stessi minori, che devono poter uscire e incontrarsi con i coetanei senza rischiare la vita».

E in questa strategia quanto conta il fattore prevenzione?
«Moltissimo. Anche qui sbaglia l'opposizione quando lamenta risponte insufficienti o inadeguate. Nel testo c'è un ventaglio ampio di interventi di prevenzione e accompagnamento della crescita sociale e culturale dei territori degradati: nel caso di Caivano la ricostruzione del centro sportivo, ma in generale viene previsto il potenziamento di iniziative nelle scuole e nelle università, viene aumentato il numero di assistenti sociali ed educatori scolastici, si punta alla realizzazione di asili, scuole, centri per la gioventù».

Il rimprovero di preside e sindaco basterà a convincere i genitori che è meglio mandare i ragazzini a scuola invece che a lavorare?
«Se il rimprovero cadrà nel vuoto scatteranno fino a due anni di reclusione e il ritiro dei sussidi. Non è poco».

Che cosa si aspetta dagli incontri che avrà oggi a Caivano?
«Vado a Caivano prima di tutto per ringraziare chi lavora ogni giorno in difesa dei diritti dei più deboli, chi non si è mai stancato di chiedere aiuto per un territorio tanto disastrato. Caivano è un simbolo, la punta dell'iceberg del dramma di tante periferie abbandonate, e tutto quello che stiamo facendo per Caivano lo consideriamo un modello applicabile altrove. Ma è anche vero che Caivano è un'emergenza nell'emergenza».

La premier Meloni l'ha definita fin da subito una zona franca.
«Aggiungendo che di zone franche, in questo Paese, non ce ne possono essere. Il governo non intende tollerarle, e lo sta dimostrando: lo Stato c'è e resterà, questo vengo a dire oggi, con il risultato dell'approvazione della legge che avverrà a brevissimo. Agli abitanti di Caivano, ai tanti cittadini perbene, verrò a dire che si può ricostruire una comunità ripartendo da legalità e diritti, mai senza. Che la loro lotta diventa esempio positivo per altre periferie».

In questo cammino il governo sembra muoversi in splendida solitudine: Regione e Città metropolitana vi hanno lasciato le luci della ribalta in spirito costruttivo o piuttosto di polemica?
«È un tema che non mi appassiona: mi limito a constatare che finora per Caivano mai nessuno si era mosso, il degrado spaventoso di oggi non è certo nato ieri. E siccome se mai si inizia mai si arriva, noi siamo partiti. Ci abbiamo messo la faccia. È un fatto, non una interpretazione ad uso politico o partitico. Se altre parti politiche o altri livelli istituzionali vogliono collaborare, dare suggerimenti, saranno sempre ben accetti».

Ha senso che il governo adotti con tale forza un territorio? Non dovrebbe il livello locale trovare la forza di rialzarsi?
«Questa è una cosa che non era mai stata fatta prima, e che abbiamo ritenuto necessaria di fronte al vuoto anche politico e amministrativo del Comune. Che non è solo commissariato ma ha un problema gigantesco di presentabilità persino dei dipendenti comunali. C'era da forzare le procedure, da dare una risposta straordinaria e in fretta. La ricostruzione civile, culturale, sociale, politica non avviene subito, ma se lo Stato non c'è e non si fa vedere, l'inversione di tendenza non può avvenire».

È per questo che da un decennio a Caivano le amministrazioni comunali muoiono praticamente in culla? O piuttosto è la legge sullo scioglimento anticipato che mostra la corda?
«Le amministrazioni sono lo specchio della società che le elegge. Le stesse leggi spazzacorrotti, da sole, non sono bastate a garantire trasparenza. Ma una ripartenza come quella che stiamo cercando di innescare a Caivano, avvicinando alle istituzioni le persone perbene, i giovani, le scuole, può alimentare lo sviluppo di una società civile forte, desiderosa e capace di prendere finalmente in mano il territorio». 

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