Giubileo/ Opportunità e rischi di una sfida

di Mario Ajello
Venerdì 13 Marzo 2015, 23:53 - Ultimo agg. 14 Marzo, 00:10
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Il Giubileo è un momento meraviglioso. Oltre a quella religiosa, è una grande opportunità culturale, turistica, di mobilitazione sociale, di sviluppo urbano, di protagonismo di Roma sul palcoscenico del mondo che poi è quello che le è più naturale da tanti secoli a questa parte, ovvero da sempre.



Basti pensare - se non al Giubileo del 2000 che pure è stato un successo, a dispetto dei catastrofisti alcuni dei quali geniali come Alberto Ronchey - a quello del 1300, che significò per esempio sotto Bonifacio VIII il mega restauro della basilica di San Giovanni in Laterano con la nuova loggia delle benedizioni e con gli affreschi di Giotto (o giotteschi) e di Cimabue, poi andati perduti. O ancora: il Giubileo di metà del '700 che proiettò su scala globale un’immagine della Chiesa sensibile a suo modo agli stimoli dell’illuminismo o comunque non tacciabile di oscurantismo e per certi aspetti - l’insistenza sulla carità di Benedetto XIV, che era stato cardinale Lambertini - somigliante alla Chiesa di Papa Bergoglio. Il successivo anno santo, quello del 1775, tornò alla pomposità e alla esteriorità dei secoli precedenti, ma vabbè.



Il Giubileo è un momento paradigmatico della vita della Chiesa e in generale è capace di incarnare lo spirito del tempo. Quindi, va benissimo un Giubileo straordinario, come annunciato ieri da Francesco. Se non fosse che il carattere estemporaneo di questa notizia pone alcuni problemi pratici di preparazione all’evento, che al momento non parrebbero facilmente risolvibili. Per riuscire nell’impresa bisogna dare risposte istituzionali e di servizio all’altezza di un impegno non facile da improvvisare.



Basti vedere come sono stati colti di sorpresa dall’annuncio pontificale, fino ad esserne spiazzati, sia il governo sia il comune sia gli altri organi preposti all’organizzazione e alla gestione di un evento di questa portata. Mentre Francesco è stato ancora una volta Francesco - generoso e imprevedibile nel suo afflato spirituale - nell’annunciare questa festa planetaria di cui gli invitati e i promoter erano stati tenuti all’oscuro fino quasi alla vigilia, visto che l’8 dicembre è dietro l’angolo e le macchine organizzative per questo tipo di cerimonie avrebbero bisogno di un rodaggio se non lunghissimo almeno compatibile con l’importanza della questione. La quale non può prescindere da una evidenza che è questa: il Vaticano si trova in un contesto urbano chiamato Roma, non è un pianeta a sé, è giustamente e fortunatamente inserito in una metropoli abituata alla straordinarietà del proprio rango e della propria missione storica ma anche delicata nei suoi equilibri di vivibilità quotidiana, di mobilità, di sostenibilità di problemi specifici che hanno a che fare con il suo carattere di città universale ma anche con la sua normalità di moderna capitale di un importante Paese europeo. Ecco: ci si deve attrezzare a tempo debito per un Giubileo straordinario, che oltretutto va a cominciare a ridosso della fine di una kermesse imponente e impegnativa per l’Italia qual è l’Expo di Milano.



Non si deve avere paura dell’abbondanza, tutt’altro. Va invece garantita l’efficienza: questo, sì. E il tempo è prezioso per fare funzionare le cose come devono e per non trasformare una festa giusta in un ulteriore fardello sulle spalle di una città. Pensiamo per esempio all’aspetto finanziario. Per la santificazione dei due papi, Roncalli e Wojtyla, ma anche per tutto ciò che Roma fa di straordinario, compreso l’ospitare due cortei al giorno per istanze di tipo nazionale che scelgono la Capitale per manifestarsi, il sindaco Marino aveva detto che all’Urbe andrebbero riconosciuti degli extra-costi. Il discorso può valere anche per questo Giubileo di mid-term, che andrebbe finanziariamente supportato in maniera particolare? Una celebrazione di questo tipo non si improvvisa, perché vanno analizzati e risolti in anticipo i nodi legati al funzionamento dei servizi, della raccolta dell’immondizia, dei trasporti, dell’ordine pubblico e della sicurezza (quanti agenti? Quanti soldi per gli straordinari dei poliziotti?). Un aspetto, quest’ultimo, di profonda rilevanza in questa fase nella quale l’Isis dice di essere “a sud di Roma” e in cui il terrorismo punta al centro della cristianità come simbolo massimo della sua fanatica e distruttiva forza di espansione.



I cattolici tradizionalisti, alla Vittorio Messori, criticheranno questo Giubileo straordinario derubricandolo probabilmente a evento mediatico e a ulteriore passo verso la desacralizzazione da loro rimproverata a Francesco. E invece, come sosteneva Blaise Pascal, un momento come il Giubileo serve «a comunicare che una Verità esiste e si chiama Gesù Cristo». Su questo, non ci sono dubbi. I dubbi sono, per qualche aspetto, sul resto.