Lega, il totonomi per il dopo Salvini: Fedriga favorito, Zaia dietro. Giorgetti piace ma si defila

Lega, il totonomi per il dopo Salvini: Fedriga favorito, Zaia dietro. Giorgetti piace ma si defila
Lega, il totonomi per il dopo Salvini: Fedriga favorito, Zaia dietro. Giorgetti piace ma si defila
di Fausto Caruso
Martedì 27 Settembre 2022, 16:56 - Ultimo agg. 28 Settembre, 06:25
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Facce lunghe e bocche cucite a via Bellerio. Il 9% ottenuto alle urne ha rovinato non poco la festa alla Lega, che pure fa parte della coalizione vincente. Sotto accusa il segretario, Matteo Salvini, finito sulla graticola. Nessun passo indietro però da parte del “Capitano”: «Mai avuto più voglia di lavorare», ha risposto a chi gli chiedeva se intendesse cedere la segreteria, annunciando poi che su eventuali ruoli di governo si ragionerà insieme agli alleati. Subito dopo l’arrivo dei risultati il segretario ha avuto due ore di vertice con i governatori di partito, al termine del quale una nota annunciava «assoluta unità di intenti», ma nei fatti il ruolo di Salvini non è mai stato tanto in bilico. Nessuno si è candidato alla successione, ma il totonomi è già scattato e i bookmaker danno le quote per il prossimo segretario: favorito Massimiliano Fedriga, tallonato da Luca Zaia, più defilato Giancarlo Giorgetti. Oggi il Consiglio federale, ma la base raccoglie le firme per il congresso.

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Massimiliano Fedriga

Durante l’esperienza del governo Draghi e dopo la sua caduta si è parlato spesso del rapporto tra Salvini e il “partito dei governatori”, l’ala della Lega più vicina agli interessi del Nord industriale, sempre favorevole alla permanenza nel governo di larghe intese e che ha mal digerito la decisione del segretario di sfilarsi. Il “leader” di questo ideale partito è Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della conferenza Stato-Regioni. Per molti sarebbe in prima linea in caso Salvini fosse convinto o costretto a lasciare, ma la disfatta della Lega ha indebolito anche la sua posizione. Se il risultato nazionale è stato deludente, quello del Friuli non lascia troppo da sorridere: anche in una delle tradizionali rocche forti del Nord-Est il Carroccio si ferma appena dietro l’11%, triplato da Fratelli d’Italia che va oltre il 31.

Fedriga resta comunque il primo favorito alla successione, con il sito oddsdealer.com che lo quota a 2.41 per la segreteria.

 

Luca Zaia

Triplato no, ma doppiato sì. Anche in Veneto, una delle capitali della Lega, il Carroccio si ferma al 14% con FdI al 28. Il presidente della regione Zaia, rieletto nel 2020 con una maggioranza bulgara del 76,8%, secondo esponente di spicco del partito dei governatori, sembra non essere stato un fattore per le politiche. Certo si potrà addossare la colpa di un risultato da lui stesso definito «assolutamente deludente» alla leadership nazionale, magari con l’intento di sostituirla. Ma per chi ha fatto del “buon governo” il proprio motto vedere il partito di appartenenza doppiato nel cortile di casa non è una base solida per mire future. Tra queste l’autonomia differenziale che secondo Zaia, qui appoggiato da Salvini, doveva essere nell’ordine del giorno del primo Consiglio dei Ministri del nuovo governo. i bookmaker lo danno comunque a 2.88 come segretario, appena dietro Fedriga.

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Giancarlo Giorgetti

Per mesi il ministro dello Sviluppo Economico è stato il volto dell’ala governista della Lega, dipinto come l’esponente che ha sempre spinto per non far mancare l’appoggio al governo Draghi anche quando il calo dei sondaggi aveva fatto venire i primi dubbi a Salvini. Alla guida del partito sarebbe una figura gradita che riporterebbe l’ancoraggio della Lega al Nord produttivo e le permetterebbe di assumere un volto più moderato. In questo caso sarebbe però lo stesso Giorgetti a tenersi in disparte da qualunque candidatura. La quota sulla sua segreteria è 5 a 1.

Matteo Salvini

È un totonomi particolare perché anche l’attuale leader ci entra di diritto. Se la responsabilità del crollo, per sua stessa ammissione, ricade in gran parte sulle sue spalle, il fatto che da nessuna parte la Lega abbia tenuto rende più che plausibile la permanenza del segretario, pur con parte della base che ne chiede la testa. «La leadership di Salvini non è in discussione», ha dichiarato oggi il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, fedelissimo del “Capitano” che cerca la ricandidatura alle prossime regionali. Un appoggio significativo, ma anche qui indebolito da una Lega che in Lombardia si ferma al 15%, non elegge nessun deputato al plurinominale di Bergamo e vede il fondatore Umberto Bossi restare fuori dal parlamento a Verese.

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Va comunque ricordato che Salvini è stato il leader del tentativo di trasformare la Lega Nord in partito nazionale e che l’ha portata ai massimi storici del 17% alle politiche 2018 e del 34% alle europee 2019. Anche il deludente 9% attuale rappresenta comunque il terzo miglior risultato di sempre alle politiche, dietro al citato 17% delle scorse e al 10,4 del 1996. Basterà questo a tenerlo al comando? La burrasca è annunciata, ma il “Capitano” potrebbe avere le carte giuste per spuntarla.

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