Trivelle, avanza il referendum al voto insieme con le riforme

Trivelle, avanza il referendum al voto insieme con le riforme
di Francesco Lo Dico
Lunedì 11 Gennaio 2016, 17:24
3 Minuti di Lettura
La Cassazione ne ha bocciati cinque su sei. Ma l'unico quesito referendario sulle trivelle sopravvissuto al vaglio della Suprema corte turba già i sonni del governo. Sulla materia si attende in settimana il pronunciamento della Corte costituzionale. Ma se i giudici riconoscessero al popolo il diritto di esprimersi sulle estrazioni petrolifere in prossimità della costa, per il premier si profilerebbe una grana imprevista proprio nel giorno in cui la Camera vota la quarta lettura delle riforme costituzionali. Giunto il via libera alla consultazione popolare, si aprirebbe nella finestra di ottobre un ticket referendario al fulmicotone. A quel punto i cittadini sarebbero chiamati a esprimersi sulle trivellazioni, nello stesso giorno in cui saranno chiamati a pronunciarsi su quella riforma costituzionale che è stata la pietra angolare sulla quale Matteo Renzi ha costruito la credibilità di un governo che non ha mai ricevuto alcuna benedizione popolare. Nel giorno del no alle trivelle, il prevedibile afflusso alle urne di tutti quegli italiani che nutrono forte ostilità verso le estrazioni petrolifere sottocosta, potrebbe rivelarsi un boomerang capace di colpire al cuore l'azione riformista del governo sino ad oggi sub iudice.

«Lunedì 11 gennaio la Camera- aveva ricordato il presidente del Consiglio - vota la quarta lettura delle riforme costituzionali. Poi toccherà al Senato e nel mese di aprile il voto finale ancora della Camera. Quindi - ragionevolmente - a ottobre il referendum finale». 
A dire quanto siano forti i timori che il premier nutre verso questo scenario, lo testimoniano i fatti. L'alacre lavoro compiuto dal governo in Legge di Stabilità nel tentativo di sminare il terreno, non è bastato. La modifica delle norme sulle trivellazioni, concepita per tagliare le unghie alle sette Regioni promotrici del referendum, si è rivelata dannosa perché ha costretto la Corte di Cassazione a una nuova valutazione dei quesiti referendari proprio alla luce delle nuove regole approvate. Che hanno vieppiù innervosito i governatori No Triv. A segnalare la temperatura di un dibattito che torna rovente, bastano le parole del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dopo l'ok alle trivelle al largo delle Tremiti. «Le Regioni proponenti i referendum non devono fare passi indietro - ha ammonito il governatore. Che ha poi sollecitato i colleghi a tenere alta la guardia.

«Dovranno elevare subito conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato davanti alla Corte Costituzionale - ha ammonito il governatore della Puglia - per alcune norme dell'emendamento natalizio che hanno scippato al popolo italiano la possibilità di esprimersi in sede referendaria sul punto di restituire o meno alla Conferenza delle Regioni il potere di decidere se e dove sia possibile trivellare a fini di ricerca petrolifera».

Le Regioni restano sul piede di guerra, resta in piedi il quesito referendario, restano tra i cittadini meridionali molte perplessità sulle trivelle. «Saranno semplicemente gli italiani, e nessun altro, a decidere se il nostro progetto va bene o no», aveva gongolato il premier con la mente rivolta a quello che ha sempre concepito come un referendum su sé stesso. Ma da pensiero stupendo, l'ottobre radioso rischia di diventare per Renzi un comune mese d'autunno, di quelli che fanno avvizzire le foglie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA