Madonna di Trevignano, i sospetti della truffa in un’inchiesta (archiviata). Il sangue sulla statua era della veggente Gisella

Nel 2016 un’indagine svelò che il sangue sulla statua era della “santona” Gisella

Madonna di Trevignano, i sospetti della truffa in un’inchiesta archiviata: il sangue sulla statua era della veggente
Madonna di Trevignano, i sospetti della truffa in un’inchiesta archiviata: il sangue sulla statua era della veggente
di Camilla Mozzetti
Mercoledì 12 Aprile 2023, 00:24 - Ultimo agg. 19:31
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Era il 2016 e la Madonnina di Trevignano Romano piangeva già sangue ma era sangue umano, altro che miracolo. Sette anni: da tanto dura la storia di Gisella Cardia, la “veggente” con la sua statuina e i “miracoli” (presunti) tra le mura di un appartamento sulle sponde del lago di Bracciano. Tutto già ampiamente raccontato: oggi c’è chi giura sulla veridicità della storia, chi racconta addirittura di aver infilato le dita dentro alla stigmate della donna. C’è chi invece parla di truffe e raggiri costruiti ad hoc sulle disgrazie della povera gente. Ma quella della Cardia, al secolo Maria Giuseppa Scardulla, è una storia vecchia e pure archiviata dalla stessa Procura - quella di Civitavecchia - che oggi è tornata a valutare l’apertura di un’inchiesta. 

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L’ANTEFATTO

Bisogna riavvolgere il nastro e tornare a sette anni fa quando le verifiche condotte dal Ris dei carabinieri sul sangue di quella statuita acquistata a Medjugorje diedero un responso chiaro: il plasma era umano e con un altissimo grado di probabilità apparteneva alla “veggente” stessa.

La Cardia ieri sera intervenendo alla trasmissione tv “Cinque minuti” di Bruno Vespa ha detto: «Il sangue è stato analizzato dal Ris in presenza del mio vescovo, noi abbiamo lasciato il nostro Dna, quello mio e di mio marito per evitare problemi, e non abbiamo più avuto gli esiti». Ma gli esiti ci sono stati e quel sangue non era frutto di nessun evento soprannaturale. 

Perché la storia torna attuale dopo sette anni? Perché adesso c’è almeno una denuncia, presentata formalmente, mentre all’epoca l’inchiesta, aperta d’ufficio, fu poi archiviata. Delle analisi condotte nel 2016 l’ex vescovo della diocesi, monsignor Romano Rossi (dimessosi dall’incarico nel novembre 2022) era pienamente a conoscenza. Si poteva ipotizzare già il reato di truffa? Probabilmente sì, ma l’inchiesta fu archiviata quattro anni più tardi: nel 2020. 

 

LA DENUNCIA

E ora si riparte da capo con la stessa storia, dallo stesso punto. Sempre lei, la veggente, sempre la sua statua che piange sangue con i “miracoli” d’accompagno. 

L’unica differenza la fanno le denunce: nessuna formalmente sporta sette anni fa, una sola arrivata oggi e presentata ai carabinieri della stazione di Trevignano da un sedicente investigatore privato che, per conto di due residenti della cittadina sul lago, ha chiesto di far chiarezza su ciò che la Cardia dice e fa e su quanto avviene ormai da tempo sulle sponde del lago. Nel mentre sono trascorsi sette anni, il potenziale della donna è oggettivamente cresciuto così come i seguaci e, a buon conto, anche le donazioni ricevute dall’associazione. Anni fa, e lo si vede da un video scovato su youtube, l’ex vescovo Rossi aveva alzato in chiesa la statuina lasciando poi la parola alla Cardia che aveva declamato l’ultimo messaggio consegnatole dalla Madonna. La “veggente” dopo l’ultima preghiera sulla collina (su un terreno acquistato da un fedele per l’associazione), celebrata il 3 aprile scorso, con il marito Gianni ha lasciato Trevignano, forse alla volta della Sicilia, sua terra natia. Nulla del resto glielo vieta: ad oggi non risulta indagata per alcun tipo di reato. Quelli che le si potrebbe contestare sono la truffa e la Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico (articolo 656 codice penale) ma al momento è libera di andare dove meglio ritiene. Naturalmente laddove venisse aperta una nuova inchiesta, le verifiche sul plasma condotte sette anni fa andrebbero ripetute. Intanto il nuovo vescovo Marco Salvi ha istituto una commissione incaricata di svolgere un’indagine per approfondire l’eventuale fenomenologia dei fatti che si verificano a Trevignano Romano. Della commissione fanno parte quattro esperti: un teologo, un mariologo, uno psicologo e un canonista. Tutti esterni alla diocesi. Il loro compito è quello di raccogliere e capire se gli eventi di Trevignano hanno carattere soprannaturale.

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