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Papa Francesco in Congo ascolta l'orrore delle donne stuprate e costrette a mangiare mais e carne umana

Durante l'incontro che Francesco ha riservato alle vittime della violenza durante il suo viaggio, è stata la voce di Emelda, una giovane donna, a scuotere i presenti

Papa Francesco in Congo ascolta l'orrore delle donne stuprate e costrette a mangiare mais e carne umana
Papa Francesco in Congo ascolta l'orrore delle donne stuprate e costrette a mangiare mais e carne umana
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Mercoledì 1 Febbraio 2023, 18:36 - Ultimo agg. : 18:37
4 Minuti di Lettura

Adolescenti violentate per mesi dai miliziani che da anni seminano il terrore nel nord Kivu, in Congo, in uno dei tanti villaggi saccheggiati e messi a ferro e fuoco. Tenute prigioniere nude perchè non potessero scappare e alimentate durante la prigionia con una zuppa composta da mais e frattaglie di carne umana: i pezzi dei corpi fatti a brandelli dei loro fratelli e dei mariti uccisi durante uno dei raid compiuti dal gruppo armato M23 (che l'Onu e molti osservatori internazionali ritengono sia sostenuto dal vicino Rwanda). L'obiettivo da anni è seminare il terrore e rendere questa ricchissima regione del Congo particolarmente instabile e facilmente permeabile allo sfruttamento minerario. L'aspetto più disumano e sanguinario della guerra colpisce le donne e fa affiorare quanto lo stupro venga usato sistematicamente come arma di distruzione di massa. Durante l'incontro che Papa Francesco ha riservato alle vittime della violenza durante il suo viaggio in Congo è stata la voce di Emelda, una giovane donna, a scuotere i presenti. Ha raccontato di essere arrivata a Kinshasa da Bukavu, capoluogo della provincia del Kivu, dove quotidianamente la popolazione viene sottoposta ad ogni tipo di abusi. 

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I miliziani nel villaggio di Bugobe hanno cambiato la vita per sempre a centinaia di abitanti. «Era un venerdì sera del 2005. Hanno fatto irruzione prendendo in ostaggio tutti quelli che potevano, deportando tutti quelli che trovavano, facendo loro portare le cose che erano state saccheggiate. Durante il tragitto, hanno ucciso molti uomini con proiettili o coltelli. Le donne invece le hanno portate al parco di Kahuzi-Biega. All'epoca avevo 16 anni». E da quel momento comincia la sua vita d'inferno: «Sono stata tenuta come schiava sessuale e abusata per tre mesi. Ogni giorno, da cinque a dieci uomini abusavano di ciascuna di noi. Ci hanno fatto mangiare la pasta di mais e la carne degli uomini uccisi. A volte mescolavano le teste delle persone con la carne degli animali. Questo era il nostro cibo quotidiano. Chi si rifiutava di mangiarlo veniva fatto a pezzi e gli altri erano costretti a mangiarlo. Vivevamo nudi perché non scappassimo». 

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Emelda ha subito tutto questo fino al giorno in cui, «per grazia, riuscii a fuggire quando ci mandarono a prendere l'acqua dal fiume». Di lì il ritorno a casa, dai genitori, le cure all'ospedale di Panzi, a Bukavu, specializzato nel trattamento dei sopravvissuti alla violenza. Emelda parla anche del sostegno ricevuto dalla Chiesa. «Oggi vivo bene come una donna realizzata che accetta il suo passato». «La nostra Provincia è un luogo di sofferenza e di lacrime», ha detto la donna al Papa. Ma oggi è pronta a perdonare: «Mettiamo sotto la croce di Cristo questi abiti degli uomini in armi che ancora ci fanno paura - ha detto compiendo questo gesto davanti a Francesco, nella Nunziatura a Kinshasa - per averci inflitto innumerevoli atti di violenza atroci e indicibili, che continuano ancora oggi. Vogliamo un futuro diverso. Vogliamo lasciarci alle spalle questo passato oscuro e poter costruire un bel futuro. Chiediamo giustizia e pace. Perdoniamo i nostri carnefici per tutto quello che hanno fatto e chiediamo al Signore la grazia di una convivenza pacifica, umana e fraterna». 

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Il Papa ha reso poi omaggio a Luca Attanasio, l'ambasciatore in Congo che il 22 febbraio 2021 perse la vita in un agguato sulla strada tra Goma e Rutshuru, nell'est del Paese, al carabiniere Iacovacci e al suo autista.  «Oggi – ha detto Francesco - ringrazio e benedico tutti i seminatori di pace che operano nel Paese: le persone e le istituzioni che si prodigano nell'aiuto e nella lotta per le vittime della violenza, dello sfruttamento e dei disastri naturali, le donne e gli uomini che vengono qui animati dal desiderio di promuovere la dignità della gente. Alcuni hanno perso la vita mentre servivano la pace, come l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo, assassinati due anni fa nell'Est del Paese. Erano seminatori di speranza e il loro sacrificio non andrà perduto».

Secondo diverse organizzazioni umanitarie si parla di circa 400 mila stupri l'anno. Una vera e propria arma di guerra che colpisce due donne su cinque. Nemmeno le bambine sembrano immuni a questa pratica, tanto che spesso riportano fratture multiple alle anche per gli stupri di gruppo dei militari. Lo scopo è colpire chi tramanda la vita, l'origine della popolazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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