Ragazzo di 14 anni ucciso a Roma, Alex colpito per sbaglio: l'obiettivo era il patrigno, coinvolto in una rissa due ore prima

Lite nel bar tra due gruppi. Poi i colpi dall’auto: l’obiettivo era il patrigno. Alexandru Ivan è stato raggiunto da due proiettili. Si cercano 3 persone. La pista della droga

Ragazzo ucciso a Roma, Alex ucciso a 14 anni: l’appuntamento, gli spari: «Regolamento di conti»
Ragazzo ucciso a Roma, Alex ucciso a 14 anni: l’appuntamento, gli spari: «Regolamento di conti»
Camilla Mozzetti di Camilla Mozzetti
Domenica 14 Gennaio 2024, 00:15 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 00:08
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Vittima perché ucciso da due colpi di pistola che lo hanno raggiunto - quasi certamente per sbaglio - prima a una gamba e poi all’addome. E vittima di un contesto familiare problematico che invece di tutelare un minore ha fatto sì che lo stesso si trovasse, venerdì notte, al centro di un regolamento di conti fra pregiudicati.

Alexandru Ivan, 14 anni appena, di origini romene, non ha avuto il tempo di accorgersi di nulla.

Era in piedi nel parcheggio della Metro - fermata Pantano - alla periferia sud-est di Roma poi all’improvviso è caduto senza più rialzarsi. Con lui c’era il patrigno, il probabile obiettivo dell’agguato, che poche ore prima aveva discusso in un bar non lontano con un gruppo nel quale potrebbe esserci l’assassino del “figlioccio”.

 

C’erano anche lo zio e la zia in quel parcheggio che alle 2.29 chiameranno i soccorsi per chiedere aiuto. «Correte», diranno agli operatori «quelli che hanno sparato se ne sono andati». Allo zio di Alexandru i centralinisti indicheranno anche la procedura per effettuare il massaggio cardiaco ma non servirà: «Non si muove, non respira», replicherà l’uomo. All’arrivo dei sanitari sarà ormai troppo tardi, il ragazzino è morto pochi istanti dopo esser stato colpito. C’è chi urla, chi dall’ingresso della stazione nonostante l’ora tarda, prova ad avvicinarsi ma decide di scappare per paura. Quando arrivano i carabinieri del Nucleo investigativo della Compagnia di Frascati il ragazzo è riverso in terra, ci sono i familiari, c’è la madre. Partono le indagini e vanno in una direzione diversa dal racconto che proprio i familiari forniranno per cercare di spiegare la tragedia. 


LA RICOSTRUZIONE
Unico punto comune da cui si parte è un bar, l’“Esse Cafè” che dista poco più di un chilometro dal luogo del delitto. È qui che intorno alle 23 di venerdì esplode una rissa fra alcuni clienti proprio di fronte alla cassa. «Hanno iniziato a litigare, a picchiarsi, c’era pure sangue in terra. Alle cinque e trenta di questa mattina (ieri ndr) i carabinieri hanno acquisito tutte le immagini, le telecamere sono direzionate proprio sulla cassa», dirà poi la direttrice del bar. Immagini “preziose”, almeno queste. Fra i litiganti, in base alla ricostruzione dei militari, c’è il patrigno e il 14enne insieme a un’altra persona che assistono alla rissa.

Gli aggressori, che sembrano “dettar legge” in questo fazzoletto di periferia da molti chiamato ancora “Borgata Finocchio”, poi si dileguano ma un uomo contatterà non molto tempo dopo il patrigno dandogli appuntamento al parcheggio della metropolitana. Parte così la “controffensiva”: la famiglia di Alexandru vive in una palazzina che si trova più o meno a metà strada fra il bar e il parcheggio. Abita qui da meno di due anni. Ci si organizza, si afferrano bastoni e qualche mazza, compresa una da baseball che sarà poi rinvenuta sul luogo del delitto e ci si incammina verso il parcheggio.

Video

Ad Alexandru non viene impedito di andare. Il gruppo arriva prima di chi aveva dato l’appuntamento e quando gli aggressori sopraggiungono a bordo di un’auto forse non si aspetta una “risposta” del genere: partono i colpi. Almeno sei quelli che vengono esplosi, due colpiranno il ragazzino mentre quattro andranno a vuoto ma non saranno ritrovati i bossoli. È possibile che sia stato usato un revolver. Le telecamere montate all’estremità di un palo e gestite dal Comune di Monte Compatri (il ragazzino verrà ucciso sul confine con il Comune di Roma) riprendono parte della scena perché puntano proprio sul parcheggio, considerato da molti residenti una “zona franca” per via dei continui disordini legati principalmente allo spaccio di stupefacenti. Le immagini, insieme a quelle recuperate nell’“Esse Cafè” sono attualmente al vaglio. 


IL MOVENTE
In serata arriva la notizia dei primi ricercati: si tratta di tre uomini che si trovavano nel bar e che, appunto, sono stati identificati grazie alle videocamere del locale ma non è detto che siano gli stessi che hanno firmato il delitto. Pare che nell’auto da cui sono partiti i colpi ci fossero due persone. Le indagini vanno avanti per cristallizzare il reale movente di un omicidio in cui a perdere la vita è stato un ragazzino.

Secondo i familiari di Alexandru, il cui corpo è stato portato al policlinico di Tor Vergata, la lite nel bar sarebbe nata per futili motivi che avrebbero poi spinto gli aggressori «padroni di questo territorio» a firmare l’agguato. Ma i futili motivi potrebbero in realtà non esistere: chi è che - vessato e offeso - si reca in un parcheggio alle due del mattino con bastoni e mazze da baseball se non ha nulla in ballo per cui discutere? Da qui l’ipotesi degli investigatori che il regolamento dei conti sia sorto per motivi di droga o forse per debiti pregressi legati ad alcune attività illecite. Considerato anche il fatto che il patrigno della vittima ha precedenti. 
 

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