Roma, test Covid a rilento: laboratori in tilt. I turisti tornano ai drive-in, i medici: «Proteste rischiose»

Roma, test Covid a rilento: laboratori in tilt. I turisti tornano ai drive-in, i medici: «Proteste rischiose»
Roma, test Covid a rilento: laboratori in tilt. I turisti tornano ai drive-in, i medici: «Proteste rischiose»
di Lorenzo De Cicco
Lunedì 24 Agosto 2020, 00:46
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C’è chi dopo quattro giorni senza il referto del tampone, è tornato al drive in. Violando la quarantena, di prepotenza. E se l’è presa coi medici che lavorano anche di notte, ore e ore di turno senza nemmeno il tempo di bere un bicchiere d’acqua o di prendere un caffè. «Un comportamento pericoloso, perché chi torna e non sa ancora se è positivo o negativo, rischia di esporre tutti gli altri al rischio contagio», avverte Enrico Di Rosa, il direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) della Asl Roma 1, dopo l’ennesima domenica passata al drive-in del Santa Maria della Pietà, il parco dell’ex manicomio trasformato in piazzola sanitaria per i vacanzieri di ritorno da Grecia, Spagna, Malta e Croazia. E Sardegna.

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Chi non fa il tampone rapido in aeroporto (quasi il 40% dei passeggeri, secondo i dati dell’Uscar, l’unità speciale dei test) o evita di sottoporsi alle analisi al porto di Civitavecchia dopo aver lasciato il traghetto (solo in 600 su 3mila sbarcati si sono messi in coda il primo giorno), deve presentarsi entro 48 ore in uno dei 19 drive-in allestiti dalla Regione, 8 solo a Roma città. Tocca pazientare in coda, come avviene ai caselli autostradali durante esodi e contro-esodi estivi. Tempo qualche ora, si arriva davanti all’infermiere e si procede col tampone naso-faringeo. Poi bisogna aspettare i risultati.

L’ATTESA
«Arriveranno in 24-48 ore», dicono gli addetti delle Asl agli automobilisti. Ma il carico straordinario di passeggeri da esaminare si fa ogni settimana più pesante, ora si è aggiunta pure la Sardegna, 3mila viaggiatori al giorno di rientro con i traghetti, quindi anche l’attesa, inevitabilmente, si allunga. Non tutti accettano di aspettare. C’è chi dice: «Il risultato mi serve per tornare al lavoro». Ma va detto che la rete dell’assistenza per chi torna dalle ferie all’estero o in Sardegna è stata imbastita in tutta fretta, dopo l’ordinanza del Ministero della Salute del 13 agosto, quando molti medici erano fuori servizio. A decine sono rientrati.
Se la procedura s’ingolfa è proprio per il numero dei tamponi: erano 3mila al giorno una settimana fa, ora si è superata quota 6mila. «I laboratori sono intasati - spiega Pier Luigi Bartoletti, responsabile dell’Uscar - Siamo in pieno agosto, con il personale ridotto, bisogna avere pazienza». 

I PERICOLI
È l’invito che ripetono anche i medici delle Asl, davanti ai turisti di ritorno che chiedono conto dei ritardi. «Capiamo l’ansia di avere il responso - riprende Di Rosa dell’Asl Roma 1 - ma è importante mantenere la calma. Venire ai drive-in a protestare è pericoloso, oltre che inutile, perché non è che così si salta la trafila». Chi è positivo, già oggi, di norma viene avvisato entro 24 ore o poco più, al telefono. Agli altri invece viene inviata una mail col certificato di negatività al Covid-19. Per accorciare la procedura, le Asl stanno pensando di inviare un sms, subito, ai negativi. Il referto arriverebbe tramite posta elettronica in un secondo momento.

Si potrebbero ridurre i tempi se si sfruttassero in tutti i centri regionali i tamponi rapidi, che forniscono il risultato in 20 minuti. Ma non bastano per tutte le strutture: ad oggi sono utilizzati negli aeroporti, Fiumicino e Ciampino, nel drive in sull’Appia dell’Istituto Zooprofilattico. E da ieri al porto di Civitavecchia. «Ma le scorte sono limitate - dicono dall’Uscar - Anzi, le dovremo rinnovare a breve».

IL PORTALE
Ieri diversi utenti hanno lamentato problemi col sito LazioEscape, il portale della Pisana dov’è possibile scaricare i risultati delle analisi. «Dopo quattro giorni di attesa per i risultati del tampone per mio padre, 85enne bisognoso di cure, da ieri sera il sito per ritirare i referti si è bloccato. E non si hanno notizie», racconta Matteo De Minicis, mentre mostra lo screenshot della pagina regionale: «Connessione al servizio fallita», si legge.
Serve pazienza, ripete da una settimana Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità del Lazio. «Non capisco perché se c’è un attesa allo stretto di Messina o al traforo del Monte Bianco c’è più comprensione dell’attesa per motivi di sanità pubblica. I nostri operatori stanno lavorando con le tute a 40 gradi. Chi sta in auto con l’aria condizionata deve avere comprensione».
 

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