Napule è, dall'odore di bucato al tanfo dell'olio fritto

Fino a pochi anni fa, in certi vicoli del centro storico, sentivi l'odore di sapon

Napule è, dall'odore di bucato al tanfo dell'olio fritto
Napule è, dall'odore di bucato al tanfo dell'olio fritto
di Raffaella R. Ferré
Sabato 24 Giugno 2023, 10:00
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Fino a pochi anni fa, in certi vicoli del centro storico, sentivi l'odore di sapone. Di rado veniva da botteghe dedicate alla vendita dell'articolo; quasi sempre si trattava di bucato steso di fresco o di una secchiata d'acqua e detersivo allungata da qualche abitante dei bassi a lavare la strada davanti la porta. Nel tempo, amici mi hanno detto di odori fortissimi in zone diverse, che chiudevano Napoli come una cinta: il luppolo tostato, era la birreria Peroni (ora lo stabilimento è un centro commerciale); la tostatura del caffè. Oltre, la provincia.

Ma oggi qual è l'odore della città? “Napule è addore e mare”, cantava Pino Daniele e l'ha cantato anche Chris Martin dei Coldplay in concerto al Maradona, tuttavia io non ne sono più tanto sicura.

Quando le temperature superano i 30 gradi, la brezza marina diventa vapore, non puoi parlare di profumo quanto di zaffate. Non vengono dal golfo o meglio: qualsiasi cosa arrivi da lì, si scontra con una corrente che vince facile perché ristagna e copre tutto il resto. Napoli, assicurava Manfredi durante la campagna elettorale che lo avrebbe visto vincente, non sarà più una friggitoria a cielo aperto. Infatti oggi siamo direttamente nelle cucine e la cappa non funziona. C'è un lato positivo: il tanfo di olio fritto non lo puoi filmare e mettere su Instagram, non ne puoi fare un audio e anche a raccontarlo non è lo stesso. Ciò che arriva alle nostre narici è oggi il solo, vero, autentico accadimento napoletano. 

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