Salerno, allarme al pronto soccorso del Ruggi: «Malati fragili e infetti da Covid si incrociano»

Pronto soccorso nel caos a Salerno: promiscuità tra malati fragili e pazienti Covid

Malati Covid e non Covid assieme
Malati Covid e non Covid assieme
di Sabino Russo
Venerdì 6 Ottobre 2023, 06:25 - Ultimo agg. 07:13
4 Minuti di Lettura

Promiscuità tra pazienti positivi e non Covid al Ruggi. È quanto si segnala al pronto soccorso di via San Leonardo, dove a causa del progressivo aumento degli accessi, come evidenziato dalla Cisl Fp in una nota indirizzata alla direzione strategica, si registrerebbe una situazione di criticità nella gestione dei degenti in attesa di effettuare gli esami diagnostici e della concomitanza di carenza di posti letto per il successivo ricovero. Per questo motivo, gli operatori sarebbero costretti a organizzare gli spazi del servizio in reparti di degenza veri e propri.

Nello specifico, al pronto soccorso afferiscono tutti i pazienti che hanno bisogno di effettuare l’esame con una delle due Tac che si trovano di fianco al reparto. Qui troviamo sia i degenti della Neuroradiologia colpiti da ictus, che pazienti oncologici, quelli che provengono dal reparto di Rianimazione, immunodepressi e così via.

In ogni caso, parliamo di persone fragili, che si incrociano con pazienti Covid e che potrebbero essere esposti a un serio rischio contagio per le loro già precarie condizioni di salute. Questa situazione, come rimarcato anche dalle parti sociali, metterebbe a serio rischio sia i pazienti in attesa di cure che il personale sanitario che lavora in reparto.

Si chiede, quindi, un potenziamento dell’area dell’emergenza-urgenza, area diagnostica e servizio malattie infettive, non solo col potenziamento del personale sanitario, ma anche con la messa in campo di di modelli operativi diversificati, che rendano le dinamiche sanitarie più snelle ed efficaci. L’azienda ospedaliera universitaria, dal canto suo, prendendo in riferimento le determinazioni ministeriali e regionali per la gestione dei pazienti sintomatici e asintomatici, nel caso di un aumento dei casi per i sintomatici prevede il ricovero in Malattie infettive, con l’aumento proporzionale dei posti dedicati fino a un massimo di 4-6 posti letto, mentre per i casi sospetti e gli asintomatici i restanti reparti di degenza dovrebbero essere gestiti con stanze di isolamento per caso singolo o per coorte con i dovuti dispositivi di protezione individuale. 

Video

Al Ruggi, attualmente, i camici bianchi rimasti in servizio tra pronto soccorso e osservazione breve intensiva sono 7, a fronte di una decina di specialisti andati via negli ultimi anni. Per garantire un servizio del genere, tra i due reparti, ce ne vorrebbero almeno 25. Questo evidenzia come l’organizzazione del pronto soccorso al plesso di via San Leonardo sia in forte sofferenza, perché i medici non riescono a dare le risposte assistenziali richieste da un numero sempre crescente di utenti che si rivolgono all’ospedale cittadino. Il plesso Ruggi soddisfa anche le esigenze del nosocomio di Castiglione di Ravello, Cava de’ Tirreni e Mercato San Severino. Diventa dunque necessario sedersi tutti a un tavolo, numeri alla mano, per dare delle risposte alle esigenze della città e delle aree che copre, tenendo anche conto della vocazione turistica del territorio. Il protrarsi del blocco delle assunzioni, interrompendo la regolare alimentazione dei ruoli, ha determinato l’innalzamento dell’età media del personale e il conseguente fenomeno della «gobba pensionistica».

Questo fenomeno, sebbene riguardi tutto il personale sanitario, appare naturalmente più minaccioso per i profili professionali già carenti. Quello del pronto soccorso, poi, non è certo un reparto appetito dai giovani. Quelli che restano, poi, sono costretti ai salti mortali per garantire il servizio, tra comprensibili proteste dell’utenza in attesa e le manifeste difficoltà degli operatori sanitari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA