Scafati, arriva morto in ospedale: la famiglia denuncia cinque chiamate senza risposta

Pronti a presentare in esposto in procura, l'Asl si difende: a noi non risultano telefonate

Ospedale Mauro Scarlato di Scafati
Ospedale Mauro Scarlato di Scafati
di Sabino Russo
Sabato 18 Novembre 2023, 06:55 - Ultimo agg. 17:46
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È bufera dopo la seconda corsa della speranza, in pochi giorni, finita in tragedia all’ospedale di Scafati. Se da una parte l’Asl, in seguito alle sue verifiche, sostiene che la centrale operativa del 118 non abbia ricevuto alcuna chiamata di soccorso per il 60enne poi deceduto per arresto cardiaco, mercoledì scorso, dall’altro i familiari dell’uomo ribadiscono, mostrando gli screenshot, di aver chiamato il servizio di emergenza urgenza almeno da due utenze, tra le ore 13 e le 13 e 09 di quel giorno, preannunciando l’intenzione di presentare denuncia all’autorità giudiziaria per fare piena luce sul caso. 
LA RICOSTRUZIONE
Il 60enne, mercoledì scorso, mentre era a casa, ha iniziato a sentirsi male, colpito da arresto cardiaco irreversibile. Il suo cuore, insomma, ha smesso di battere. I familiari e i vicini di casa non si sono persi d’animo così, mentre qualcuno ha iniziato a praticare il massaggio cardiaco all’uomo, qualcun altro, a loro dire, ha tentato di contattare il 118, ma inutilmente, così si sono decisi a prendere un’auto e a tentare la folle corsa in ospedale. Una volta raggiunto il Mauro Scarlato, si sono diretti al vecchio pronto soccorso, chiedendo aiuto alla prima persona incontrata. I rianimatori di turno, dal primo piano, sono accorsi tempestivamente, potendo però solo constatare il decesso. Vano ogni tentativo di rianimare l’uomo, che era già morto. 
LA DIFESA
Su questa versione, però, non concordano le verifiche effettuate dall’Asl, sia in ordine all’operato del servizio 118 che su quanto avvenuto nell’ospedale di Scafati. «La centrale operativa del servizio di emergenza urgenza 118 non ha ricevuto alcuna chiamata – scrive l’azienda sanitaria locale in una nota – Com’è noto, tutte le richieste di intervento in arrivo al 118 vengono registrate, secondo quanto prevede la legge, così come vengono monitorate e registrare del sistema tutte le successive operazioni di intervento. In riferimento ai soccorsi prestati in ospedale, si conferma che alcuni medici di rianimazione in servizio, richiamati e sollecitati da personale in quel momento in servizio nell’unità operativa di Rianimazione, si sono immediatamente attivati e, pur constatando l’avvenuto decesso (l’uomo era giunto già cadavere), hanno comunque messo in atto tutte attività che il caso richiedeva. Pertanto, pur non essendoci stato più nulla da fare per il malcapitato, ad intervenire sono stati proprio i medici rianimatori, i più adatti a gestire l’emergenza capitata, in tempi rapidi e con le tecniche che il caso richiedeva». 
L’ACCUSA
Fermi sulle loro posizioni, invece, sono i familiari, che mostrano gli screenshot di almeno 5 chiamate effettuate al 118. Nel frattempo, giunge anche la replica del primo cittadino Pasquale Aliberti, che conferma l’intenzione della famiglia di presentare denuncia per fare piena chiarezza su tutta la vicenda.

«La direzione Asl farebbe bene a tacere di fronte a simili tragedie – dichiara il sindaco – e, invece di fare comunicati stampa, provvedesse ad aprire il pronto soccorso del Mauro Scarlato, come stiamo chiedendo da mesi.

Ho personalmente contattato i familiari del nostro concittadino, i quali mi hanno confermato di aver chiamato continuamente il 118 quel giorno, prima di decidere di correre verso l’ospedale, in preda alla disperazione. Mi hanno anche mostrato gli screenshot delle telefonate partite da almeno due distinte utenze. Chiamate senza risposta. Tutto questo è vergognoso. Il 60enne ha atteso di essere soccorso per almeno dieci minuti, dopo essere stato colto da malore. Gli stessi familiari del signore deceduto mi hanno anticipato che denunceranno quanto è accaduto chiedendo l’intervento dell’autorità giudiziaria. E noi, intanto, come Comune, ci costituiremo contro l’Asl per la inottemperanza dell’ordinanza che ho firmato il 25 ottobre scorso, chiedendo anche l’intervento del prefetto affinché si verifichino le eventuali responsabilità».

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