Bomba al locale: non fu una bravata
ma avvertimento alla famiglia Cuomo

Bomba al locale: non fu una bravata ma avvertimento alla famiglia Cuomo
di Nicola Sorrentino
Domenica 9 Maggio 2021, 06:00 - Ultimo agg. 09:32
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Sull’esplosione di un ordigno che lo scorso febbraio danneggiò l’ingresso di una pizzeria di Porta al Prato, a Firenze, indaga anche l’Antimafia di Salerno. Il locale è infatti di proprietà di Luigi Cuomo, 37enne nocerino e fratello del più noto Michele, quest’ultimo ritenuto dalla Dda a capo di un’organizzazione criminale nell’Agro nocerino e in carcere dallo scorso febbraio. L’episodio risale alla notte del 23 febbraio scorso, a Firenze, dove il 37enne Luigi si è da tempo trasferito.

Per gli inquirenti risulta poco plausibile associare l’episodio ad una bravata, mentre si segue la pista di una ritorsione che potrebbe essere anche collegata al ruolo del fratello Michele, a Nocera Inferiore.

Sentito dai carabinieri, Luigi Cuomo avrebbe riferito di non aver ricevuto alcuna minaccia né richieste di denaro. Il giorno dopo l’esplosione dell’ordigno, confezionato artigianalmente, la Dda di Salerno eseguiva 47 misure cautelari per l’inchiesta «Prison Break», che vedeva il nocerino Michele Cuomo a capo di un gruppo criminale che riusciva a far entrare nel carcere di Fuorni droga e telefoni cellulari. Eventi che si intrecciano e si accavallano, senza un legame. Del raid consumato ai danni della pizzeria è stata informata anche la Dda di Salerno, che da tempo ha registrato nella città di Nocera Inferiore un’evoluzione degli equilibri criminali. In una relazione di inizio anno, la Direzione Investigativa Antimafia riferiva come il «tessuto delinquenziale di Nocera, sensibile all’influenza di clan attivi nei limitrofi comuni napoletani, si mostra estremamente fluido e dagli equilibri incerti».

Nel comune dell’Agro opererebbero «autonomamente soggetti emergenti, dediti allo spaccio di stupefacenti e a reati predatori realizzati talvolta con azioni intimidatorie eclatanti». Una circostanza confermata da informative di polizia recenti, che tracciano già uno scenario differente rispetto a quanto accertato dall’Antimafia nel 2017.

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