Un calendario d'arte e la rivelazione di un grande pittore, oggi l'evento al Comune di Salerno

Uno dei quadri
Uno dei quadri
di Carla Errico
Giovedì 18 Dicembre 2014, 13:30 - Ultimo agg. 13:56
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Un calendario per l’anno che verrà. Una rinnovata epifania per Biagio Mercadante, il pittore di Torraca che fu protagonista di spessore della temperie artistica del secolo breve e che oggi un critico acuto come Marco Alfano non teme di accostare a Cezanne. E un’operazione culturale che alla (ri)scoperta dell’artista salernitano affianca l’esemplarità di un piccolo prezioso cameo della ricerca d’arte: il ritrovamento di una grande tela inedita, «Riposo» del 1930, che il Comune di Salerno non sapeva di possedere nei depositi del Tribunale per i minori. Un dettaglio che rende ancor più sintomatico il titolo: «Il mistero del visibile», scelto per il calendario d’arte De Luca 2015 che sarà presentato oggi pomeriggio a Palazzo di città insieme alla mostra allestita nella Sala del gonfalone con una selezione delle opere più significative di Mercadante.

«Il mistero del visibile», insomma, appare anche la disvelata disgrazia che lascia marcire negli scantinati pezzi pregevoli della storia e della cultura non solo locali in assenza di sistematiche catalogazioni e misure di tutela. Un patrimonio invisibile, come il «Riposo» dipinto dall’artista cilentano, fin quando le misteriose vie di una recherche appassionata non riescono a ridargli luce e dignità autoriale. Accade, in questo caso, grazie al collaudato connubio tra lo storico d’arte Marco Alfano e l’Industria grafica e cartaria De Luca, che coltivando l’intuizione di un imprenditore-mecenate come Giuseppe De Luca, scomparso l’anno scorso, dopo Gaetano Esposito e Pasquale Avallone restituisce visibilità - e luminosità di poetica - ad un altro pittore salernitano.

Biagio Mercadante, nato nel 1892 e morto nel 1971 nella natia Torraca dove si ritira nel dopoguerra dopo gli anni ruggenti trascorsi a Napoli a dipingere, a dar vita a sodalizi artistici, a promuovere e partecipare a mostre, a selezionare opere dei paesaggisti salernitani e a decorare padiglioni alla Mostra d’Oltremare, a vincere premi anche fuori dalla Campania. Nel suo tratto, «il mistero del visibile» è qualcosa che ad Alfano ricorda i procedimenti narrativi della giovane Anna Maria Ortese. «In nome dell’autenticità dell’esperienza estetica ”in nuce” - scrive il curatore del calendario e della mostra - ogni “artificio” è esibito e non dissimulato per rendere manifesto quel che Croce definiva lo status di “artefatto” dell’opera d’arte». Un pendolo tra arte e natura che oscilla dal figurativismo ai nuovi e metafisici approdi del clima artistico che Mercadante respira. E che farà suo come un «realismo magico», annota ancora Alfano, «quando alla saldezza compositiva alla Cezanne si unisce una pittura gonfia e “spumosa” derivata dagli esempi dei pittori napoletani...». Un percorso declinato dipingendo volti e luoghi del Cilento rurale, Torraca ma anche Sapri e Policastro, da cui Mercadante ricava una poetica ch’è anche, oggi, testimonianza storica.

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