Salerno, da parrucchiera a maturanda dopo che il Covid le ha strappato i genitori: Fortunata arriva all'esame orale

La storia di Fortunata, parrucchiera di Salerno, che dopo il Covid decide di regalarsi una nuova vita

Fortunata De Simone
Fortunata De Simone
di Gianluca Sollazzo
Lunedì 26 Giugno 2023, 06:50
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Le ha tolto tutto. Strappandole dal cuore gli unici affetti della sua vita. Due anni fa Fortunata De Simone è stata messa in ginocchio dal Covid. In meno di due settimane il virus le ha ucciso i due genitori. Mamma Gerarda aveva 60 anni quando è morta intubata in ospedale il 14 marzo del 2021. Dopo esattamente 13 giorni, è andato via il padre, Umberto, 70 anni. «Ricordo ancora le sue parole prima di entrare in rianimazione, mi salutò al telefono e capii che non c’era più nulla da fare anche per lui», racconta con voce spezzata dalla commozione la 42enne Fortunata. Parrucchiera di professione da tanti anni, contratti qua e là, un precariato lunghissimo che ha inizio da quando ha deciso di interrompere gli studi al termine della terza media. «Fu una mia decisione, non c’era ancora l’obbligo scolastico fino a 16 anni – racconta Fortunata - mamma non voleva e rimase malissimo, ma io volevo fare la parrucchiera, era un sogno». Oggi lavora in una parruccheria nel quartiere Torrione di Salerno


IL RACCONTO
A marzo del 2021, Fortunata, ha però smesso di sognare. È piombata nel baratro con la perdita della sua famiglia, sterminata dal Covid che dilagava mietendo vittime. Erano i mesi più duri della pandemia. Si lottava chiudendosi in casa. Si portava la mascherina come unico strumento di difesa. E non c’erano ancora i vaccini disponibili per tutti. Fortunata non ha potuto assistere i genitori in ospedale. E non li ha potuti mai vedere per l’ultima volta. «Ero anche io positiva e isolata in casa – ricorda – mi fu consentito solo vederli nella bara dal balcone di casa, mentre venivano portati in chiesa». Una tragedia immane che ha distrutto ogni certezza, ogni approdo sicuro. «È come se mi avessero strappato il cuore dal petto – ammette - Mai provato nella vita una sensazione del genere. È indescrivibile. È stato terribile. Non sapevo cosa fare. Avevo una disperazione senza fine. È iniziato tutto a marzo di due anni, quando ho scoperto di essere positiva. E mia mamma aveva già i sintomi di febbre quando si è contagiata dopo di me – ricorda - Mio padre e mia madre non avevano grosse patologie. Mamma è peggiorata giorno dopo giorno. Mio padre invece all’inizio era asintomatico, poi è stato trasferito all’ospedale Da Procida, dove è morto. Papà era un grande sostenitore dei vaccini, avrebbe voluto farlo anche a costo di pagare. Ma non ha avuto tempo e modo di farlo». Il virus è entrato nella sua casa, mandando in frantumi la sua vita. Sono stati mesi di grande sofferenza. Ma Fortunata ha saputo imboccare il tunnel aggrappandosi a un miraggio di luce. 
LA DECISIONE
«Ho saputo trovare la forza, grazie anche a un appoggio psicologico – dice – ho trovato una energia per reagire. Ho avuto una forza che non so da dove è uscita. La scuola mi ha aiutato a staccare dalla condizione di solitudine». Ha deciso così di rimettersi a studiare a 40 anni. S’è iscritta all’istituto professionale Profagri, dove in due anni è riuscita ad arrivare alla maturità. «Lo studio e le amicizie mi hanno salvata – riconosce la 42enne – Avere una distrazione e un impegno mi hanno salvata. E così mi sono ritrovata nell’anno scolastico 2021/2022 in Dad. Quest’anno ho seguito le lezioni in presenza continuando lo stesso a lavorare, avendo un mutuo sulle spalle, senza genitori. Ma ne è valso a qualcosa per migliorare, per realizzare il sogno che avevano i miei genitori, cioè che continuassi gli studi arrivando al diploma». Stamattina, alle 8.30, darà l’esame orale finale per centrare il traguardo della maturità. «Allo scritto d’italiano ho preso voto 19 su 20 e sono andata bene anche alla seconda prova d’esame – dice con orgoglio ed emozione – Mio padre prima di morire mi ha sempre invogliato ad andare per la mia strada e mamma ha voluto sempre che mi diplomassi. Dedico a loro questo risultato». Ieri Fortunata ha trascorso la domenica sui libri. «Sono un po’ in ansia ma è l’ansia di non sbagliare, di non deludere i miei genitori che non ci sono più. Forse qualche giorno in più di ripetizione dei programmi sarebbe servito – scherza – ho preparato un percorso di educazione civica sull’orrore della guerra, con poesie anche di Ungaretti. La scuola mi ha salvata».

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