Doping in palestra, l'inchiesta dopo un decesso: in tre rischiano il processo

A chiedere il rinvio a giudizio è la Procura di Nocera Inferiore

Doping in palestra, l'inchiesta dopo un decesso: in tre rischiano il processo
di Nicola Sorrentino
Mercoledì 1 Marzo 2023, 06:30 - Ultimo agg. 2 Marzo, 06:41
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Sostanze dopanti agli atleti che gareggiavano per eventi sportivi, in tre rischiano il processo. I farmaci utilizzati risultavano pericolosi perché alteravano le condizioni psicofisiche e biologiche dell’organismo. A chiedere il rinvio a giudizio è la Procura di Nocera Inferiore, con accuse di utilizzo o somministrazione di farmaci con il fine di alterare le prestazioni agonistiche.

L’inchiesta era partita dopo la morte di una donna di 46 anni, alla quale furono dati quei farmaci. L’autopsia escluse, poi, un nesso tra l’utilizzo di quelle sostanze e il decesso. La donna, anch’ella sportiva, pare soffrisse già di una patologia. Tra le persone che compariranno dinanzi al gip, in udienza preliminare, vi è un preparatore atletico che risponde di esercizio abusivo della professione. In un periodo che va dalla fine del 2018 al 2019, avrebbe prescritto, senza averne titolo, una serie di farmaci ad un atleta, indicandone poi le modalità di assunzione. Lo sportivo che li assunse partecipò a tre eventi che si tennero a Nizza, Torino e Padova. Le sostanze dopanti - come contestato - avrebbero avuto l’effetto di alterare le prestazioni agonistiche dell’uomo proprio in previsione di quelle gare. Il preparatore atletico, avrebbe a sua volta riferito all’uomo anche a chi rivolgersi per ottenere quei farmaci. Insieme a lui, è imputato anche un 31enne di Sant’Egidio del Monte Albino. Lui, insieme al preparatore, un 39enne di Nocera Inferiore e ad una donna di Castel San Giorgio, rispondono del commercio della stessa tipologia di farmaci. 

Il materiale sarebbe stato recuperato attraverso canali diverse dalle farmacie aperte al pubblico, da quelle ospedaliere e dai dispensari e altre strutture che detengono farmaci destinati all’utilizzazione del paziente. Il 31enne li avrebbe venduti a decine di persone. Chi li acquistava, pagava poi il tutto con delle ricariche su carte intestate alla madre del ragazzo. La sola donna, invece, risponde del reato di ricettazione. I farmaci venduti erano il Proviron, Parabolan Boldenone, Gonasi, Wistrol, Testosterone ed altre. Alcuni degli atleti che decisero di comprarli sono rimasti ignoti. I due imputati vendettero alla donna, poi deceduta, sostanze anabolizzanti del tipo GH, Turinabol, Deca Durabolin (noto come nadrolone) e Proviron.

La culturista di 46 anni morì nel luglio del 2018. Fu proprio dal suo decesso che la Procura cominciò ad indagare, sequestrando telefoni ed individuando poi i tre attuali imputati, tra i cui difensori ci sono gli avvocati Alessandro Laudisio e Fabio Carusone.

Il sospetto che la donna fosse morta proprio in conseguenza dell’assunzione di quei farmaci venne meno, dopo i risultati dell’autopsia. Dopo l’estate, i tre compariranno dinanzi al gip che deciderà, sulla scorta degli elementi della Procura, se mandarli o meno sotto processo.

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