Salerno, giallo della migrante morta
Nuove indagini sugli scafisti

Salerno, giallo della migrante morta Nuove indagini sugli scafisti
di ​Petronilla Carillo
Sabato 5 Novembre 2016, 06:30 - Ultimo agg. 09:10
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Il fascicolo d’inchiesta sui due presunti scafisti pakistani arrestati dagli agenti della Squadra mobile ad inizio ottobre e rimessi in libertà dopo la decisione del Riesame, che non ha riconosciuto la validità delle accuse, resta aperto. A carico dei due, ora trasferiti a Caltanisetta in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati politici come richiesto dal loro legale, l’avvocato Cecchino Cacciatore, c’è un’accusa ben più grave, quella di essere responsabili della morte di una giovane donna. La vittima è la ventenne ripescata cadavere dagli uomini della Marina norvegese impegnati nel salvataggio dei migranti poi accompagnati a Salerno il 9 ottobre scorso. In attesa che si conosca l’esito dell’esame autoptico, affidato dai sostituti procuratori Elena Guarino e Maria Carmela Polito al medico legale Giovanni Zotti, è stata presentata anche richiesta di incidente probatorio al gip per capire, sentendo proprio i testimoni che avrebbero accusato i due pakistani di essere nell’organizzazione del viaggio dalla Libia, se quella donna poi morta annegata era a bordo dell’una o dell’altra barca. Quindi per individuare la responsabilità del decesso a carico di Naeem Akram o Husain Toqeer. Secondo la Procura di Salerno, infatti, il decesso potrebbe essere legato ad altro reato e questo fa aprire un nuovo fronte di indagini: la donna potrebbe essere stata anche vittima di violenza e poi gettata in mare. Il problema, per l’incidente probatorio, sarà ora quello di rintracciare proprio gli accusatori dei due presunti scafisti. 

L’avvocato Cacciatore, intanto, ha presentato appello ai giudici del Riesame per ottenere il dissequestro dei cellulari dei due pakistani. Ma proprio i cinque telefoni trovati addosso ai due uomini, sono ora al centro di ulteriori investigazioni. I due pm avrebbero difatti disposto un attento esame dei tabulati telefonici di tutti i dispositivi per individuare tutte le telefonate fatte e ricevute. Proprio all’interno dei telefoni sarebbero stati rinvenuti anche dei video che lascerebbero supporre collegamenti dei due uomini a gruppi estremisti arabi e che sono stati ritenuti degni di approfondimenti investigativi. Tant’è che la Procura sta predisponendo, contro l’ordinanza di scarcerazione del Riesame, ricorso in Cassazione. I due uomini, difatti, sono stati trovati in possesso non soltanto di migliaia di euro, dollari e denaro libico ma anche di alcune carte di credito «importanti» e dei cellulari. Alcuni ben «nascosti»: legati con del nastro adesivo alla gamba e coperti dai pantaloni larghi. 
Perché, dunque, nascondere quei cellulari? Per la Procura di Salerno potrebbe esserci qualcosa di importante all’interno della memoria di quei telefoni che sono ora all’esame di periti specializzati. Si cercano prove sul loro ruolo e anche sul loro giro di conoscenze per capire cosa ci facevano su quelle navi, e dove erano diretti. Secondo quanto da loro stessi raccontato ai gip Stefano Berni Canani che li ha interrogati prima di convalidare il fermo di polizia giudiziaria, i due uomini sarebbero stati diretti in Francia dove avrebbero dei parenti e dove avrebbero avuto dei punti di riferimento e la possibilità di trovare un lavoro. Dettagli, questi, sui quali potrebbero essere già stati predisposti degli accertamenti investigativi. 
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