Salerno, i gestori dei locali tendono la mano al prefetto sulla mala movida ma chiedono aiuto per la propria sicurezza

Piano mala movida, i gestori dei locali di Salerno tendono la mano al prefetto Russo

Troppi ragazzi fanno uso di alcol
Troppi ragazzi fanno uso di alcol
di Brigida Vicinanza
Domenica 10 Settembre 2023, 06:55 - Ultimo agg. 12:26
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Il protocollo contro la malamovida potrebbe essere un passo avanti ma attenzione ad abbassare la guardia soprattutto in merito alla crisi socio-economica che attanaglia la città. I gestori dei locali di Salerno guardano in parte di buon occhio la strada intrapresa dal prefetto Francesco Russo nel corso del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica tenutosi venerdì ma fanno (quasi tutti) una riflessione più ampia. Più controlli non guasterebbero certamente perché tanti si vedono costretti a fare da sé, a tutela di esercizi commerciali e soprattutto della propria incolumità e di quella dei dipendenti. Bene il coinvolgimento per altri ma forse l’escalation criminale di cui si è resa protagonista la città di Arechi dal centro alla zona orientale affonda le radici altrove e non soltanto nel fenomeno dell’alcol ai minori. 
LE VOCI
Donato Giudice, vicepresidente Aisp ha le idee chiare: «Il problema principale rimane capire come aiutare le persone che assumono sostanze stupefacenti e alcol, seguendole in una rieducazione. Non si può parlare di escalation criminale ma di vera e propria crisi. Ben venga l’adozione di un protocollo, è positivo ma bisogna capire in che consiste e soprattutto poi fino a che punto viene rispettato. Ci sono tanti fattori da valutare – ha dichiarato Giudice, titolare di un bar - dovrebbero fare più controlli in strada ed essere presenti sul territorio. L’alcol ai minori può creare disagi e in gruppo si creano situazioni in cui si oltrepassano i limiti. Fra un po’ saremo costretti utilizzare gli strumenti che usiamo per lavorare come armi per tutelarci perché facciamo tanti sacrifici e l’esasperazione è tanta, soprattutto per chi lavora nell’ambito della ristorazione. È una cosa positiva il protocollo ma non può darci tanta sicurezza. I ragazzi vanno educati, partire dalla prevenzione è un bene ma tutti sono facilmente influenzabili dai social, è un discorso complesso. Secondo me più posti di blocco e azioni repressive potrebbero servire molto di più probabilmente».

Una questione “sociale” secondo Michele D’Elia, titolare del centralissimo Nice, che non punta il dito contro la movida in sè: «La movida probabilmente c’entra poco e gli episodi criminali o i fenomeni come le baby-gang, comunque sporadici rispetto a tempo fa, vanno inseriti in un contesto diverso dalla semplice uscita o bevuta al bar. Qui parliamo di vera e propria crisi sociale, economica, probabilmente crisi delle famiglie. Nei nostri locali del centro sono rarissimi episodi illegali o che fanno paura. Certamente, a nostra tutela e a tutela della clientela che frequenta i locali, un po’ più di controllo non guasterebbe. Le rapine e i furti dell’ultimo periodo hanno certamente alzato il livello di attenzione da parte di tutti: oramai siamo tutti dotati di sistemi di videosorveglianza molto avanzati che sono un deterrente importante e le forze dell’ordine in ogni caso già fanno un discreto lavoro. Ben venga il protocollo ma per i minori si parta dalla prevenzione e dagli incontri educativi all’interno delle famiglie».

A parlare di una rieducazione culturale del settore è Enzo Bove. Lo stesso esperto gestore di più locali in città è stato qualche giorno fa “vittima” in prima persona di danneggiamenti (su cui indaga la polizia) al suo “Porca Vacca”. «Il problema non è solo dei ragazzi ma anche di chi gli dà da bere. Se io sono un gestore responsabile, evito determinate cose - ha sottolineato Bove - a differenza di tanti anni fa, ci sono i social e quindi ciò che avveniva prima difficilmente balzava agli onori della cronaca. Oggi i social amplificano anche microepisodi. Viviamo in un territorio difficile. Ci dovrebbe essere più collaborazione da parte dei cittadini: questi ultimi sono genitori e devono educare i propri figli, lo stesso cittadino è un gestore. Sembra facile a dirsi, ci vorrebbe una cultura della movida responsabile. In merito al percorso da seguire insieme alla prefettura, alle istituzioni e alle forze dell’ordine infine: Il prefetto è persona seria e capace, io seguirei gli inviti e gli indirizzi che dovessero provenire da tale personalità. Sul problema sicurezza, invece mi sento di dire che io oggi non è che mi sento meno sicuro dell’altro ieri»,

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