Salerno volta le spalle a De Luca,
è rivolta: «Non siamo meno di Napoli»

Salerno volta le spalle a De Luca, è rivolta: «Non siamo meno di Napoli»
di Petronilla Carillo
Martedì 27 Ottobre 2020, 06:15 - Ultimo agg. 10:37
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La chiamata alle armi ieri non c’è stata. Prevedibile, ma non sicuro. La manifestazione è andata avanti senza alcuna azione di forte protesta. Di sicuro la risposta immediata della polizia alla guerriglia di domenica notte, ha placato per il momento gli animi dei facinorosi che hanno tentato l’assalto all’abitazione del governatore Vincenzo De Luca e che non erano commercianti. Prevedibile anche la corsa verso il Carmine, tant’è che la questura aveva organizzato un servizio di contenimento. Un denunciato e diverse persone identificate dagli uomini della Digos: questa la prima risposta dello Stato alle violenze dell’altra notte. Ma qualcuno ha chiesto l’intervento del braccio armato a sostegno della propria protesta e su questo ci sono ora delle indagini in corso: non bisogna solo identificare gli aggressori ma anche individuare i mandanti. Tra i facinorosi non ci son’erano difatti commercianti ma ultras della Salernitana e giovani della zona orientale. Persone alle, stando ai racconti di qualcuno dei presenti, sarebbe stato chiesto di scendere in piazza e agire con violenza.

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LA RICOSTRUZIONE
Erano tutti giovani quelli che domenica notte hanno tentato di raggiungere il presidente della Regione Campania. Di età compresa tra i venti e i trenta anni. L’azione, probabilmente, è stata concordata e studiata a tavolino. Non tutto il corteo di manifestanti si è dissolto dopo i momenti di protesta in piazza Amendola. Un centinaio di persone ha sfilato per le strade del centro: una parte si è infilata, all’altezza dello 089, attraverso vicolo Santa Lucia, nel centro storico, un’altra ha repentinamente invaso contro senso via Roma. Sono stati lanciati petardi e accesi fumogeni. Megafoni alla mano hanno tutti gridato slogan provocatori: «perché non siamo da meno dei napoletani, facciamo vedere che sappiamo fare», gridano i più facinorosi; mandano a quel paese «Vincenzo» gli altri, i più tranquilli. Tutti hanno chiesto il rispetto del distanziamento, qualcuno di non fare dirette per evitare riconoscimenti. Qualcun altro indossava la maschera bianca diventata il simbolo della rivolta. I due gruppi si sono poi ritrovati in piazza Portanova dove sono stati lanciati petardi e fumogeni. È qui che volano parole grosse nei confronti di chi si appella alla calma, e ad una protesta civile. Poi l’annuncio sfrontato di voler andare da De Luca. Una cinquantina di loro si è incamminata verso il Carmine.

Quando poi hanno trovato il blocco della polizia, verso la mezzanotte, è rimbombato il rumore di una esplosione ma nessuno è riuscito ad arrivare in via Lanzalone e così è esplosa la rabbia: urla e cassonetti rovesciati davanti ai portoni dei palazzi. 

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