Salerno, dopo dieci anni di battaglie legali ottiene la condanna dell'ex e l'affido esclusivo del figlio

La donna è accusata di sottrazione del minore: condannata ad un anno e quattro mesi

Un caso di paternità negata a lieto fine
Un caso di paternità negata a lieto fine
di Viviana De Vita
Lunedì 4 Dicembre 2023, 06:10 - Ultimo agg. 08:14
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Privato del figlio per quattro lunghissimi anni: oltre un decennio di battaglie giudiziarie per ottenere finalmente riconosciuto il suo diritto di paternità. La parola fine è stata scritta alcune settimane fa dal giudice del tribunale civile che, dopo 11 anni di cause e procedimenti, ha respinto anche l’ultimo appello dell’ex moglie contro la sentenza di divorzio.

Nessuno potrà mai più separare Rocco – 47 anni e noto sui social dove gestisce un blog “papà separato” – da suo figlio, oggi 17enne, di cui ha già ottenuto l’affido esclusivo. È l’ennesima storia di paternità negata restituita infine dal tribunale che con due distinti procedimenti, uno penale e l’altro civile, ha condannato la madre del bambino – una 40enne salernitana – a un anno e 4 mesi di reclusione per sottrazione di minore e ha disposto l’affidamento esclusivo rafforzato al padre. Il calvario di Rocco, però, non può dirsi concluso perché dopo una dozzina di denunce ricevute dall’ex e sfociate in altrettanti procedimenti poi tutti archiviati, è ora a processo per stalking davanti al giudice Squillaci del tribunale di Salerno.

Pochi giorni fa, invece, è arrivata la sentenza del tribunale di Eboli che chiude con la prescrizione un altro procedimento intentato dall’ex suocera che lo aveva trascinato in un’aula di tribunale con le accuse di minaccia e lesioni. «Nonostante avessi depositato due video che smentivano le accuse – afferma il 47enne originario della Puglia – non ho ottenuto giustizia. La mia ex moglie ha intentato contro di me decine di procedimenti chiusi tutti con archiviazione: mi ha tenuto per anni lontano da mio figlio strumentalizzando la giustizia con questi procedimenti. Io, in realtà, ho perso due volte: la prima perché con l’uso strumentale della giustizia non ho potuto riabbracciare mio figlio avendo timore delle denunce della mia ex e, ora, con la prescrizione perché il giudice ha l’obbligo di pronunciare l’assoluzione dell’imputato nel merito quando è evidente l’insussistenza del fatto.

E’ triste constatare quanto sia pericoloso ingolfare la giustizia con accuse fasulle distogliendo l’attenzione dalle reali vittime di violenza».

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La vicenda inizia nel 2008 quando la famiglia, residente a Salerno, si trasferisce a Verona. Nel 2010 la donna lascia marito e figlio e torna a Salerno. A fine maggio 2012, quando il piccolo ha solo 6 anni, la moglie comunica al marito l’intenzione di prendere con sé il figlio. Doveva essere un breve periodo ma, da quel giorno, né la madre né il bambino fanno più ritorno a Verona e, nel 2015, i rapporti tra il padre e il figlio si interrompono completamente. L’uomo non riesce più a vedere il proprio bambino e, ogni volta che ci prova, l’ex moglie lo denuncia.

La svolta arriva nel settembre 2019 quando un provvedimento d’urgenza del Tribunale stabilisce l’affido esclusivo del minore al padre. Nel 2021 i servizi sociali sospendono i colloqui telefonici tra la madre e il figlio nel 2022 arriva la sentenza di divorzio che dispone l’affido esclusivo rafforzato del minore al padre.

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