Salerno, processo alle coop: ammessi i flussi telefonici tra gli imputati e altri personaggi tangenti all'inchiesta

La prossima udienza sarà sentito come teste il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli

Un'aula del tribunale
Un'aula del tribunale
di Petronilla Carillo
Martedì 7 Novembre 2023, 06:30
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I giudici del tribunale di Salerno, nel processo alle Cooperative sociali che vede imputati l’ex assessore comunale Nino Savastano e l’imprenditore Vittorio Zoccola, accolgono la richiesta dei sostituti procuratori Guglielmo Valenti ed Elena Cosentino e autorizzano l’acquisizione dei dati di traffico telefonico tra gli indagati e alcuni soggetti di interesse investigativo: sia delle intercettazioni ritenute utilizzabili e sia di quelle ritenute inutilizzabili. La decisione arriva dopo un contraddittorio in punta di diritto tra le difese di Savastano, rappresentate dagli avvocati Agostino De Caro e Giovanni Annunziata, e i due magistrati della procura. Il 2 novembre scorso, difatti, i legali del politico avevano depositato presso la cancelleria del tribunale una memoria nella quale, richiamandosi ad una sentenza della Corte di Cassazione, ritenevano contra legem l’acquisizione delle intercettazioni già ritenute inutilizzabili dal collegio. Una sentenza, quella indicata dagli avvocati, contestata in punto di diritto dai due sostituti per i quali c’è una continua produzione di provvedimenti da parte della Cassazione tutti su casi specifici e particolari. I giudici, dopo essersi ritirati in camera di consiglio hanno deliberato nel giro della stessa mattinata. Quella di ieri è stata l’unica udienza alla quale non ha partecipato l’imprenditore Vittorio Zoccola. 
LE INTERCETTAZIONI
È dunque sulle intercettazioni che si gioca ora una importante fase dell’impianto del dibattimento anche se, quello richiesto dalla procura, è solo il flusso di chiamate tra i due indagati ed altri personaggi. Del resto proprio nell’ordinanza restrittiva il gip precisava che alcuni dialoghi erano stati catturati nel corso di intercettazioni fatte ad altre persone, anche politici regionali, nel corso di un indagine parallela. E sempre le intercettazioni avrebbero dato una svolta al processo. Quelle ritenute inutilizzabili dai giudici del collegio, sono composte da quindici rit (acronimo che indica il numero identificativo del registro delle intercettazioni autorizzate) e riguarderebbero l’imprenditore delle coop ed altri personaggi che in passato erano nell’inchiesta e le cui posizioni sono state ora archiviate, quindi altre due vedono quale «bersaglio» (termine tecnico, ndr) l’ex consigliere regionale ed assessore comunale Nino Savastano. Insomma, diciassette in tutto. Intercettazioni contestate dalle difese perchè sarebbe stato autorizzato il captatore trojan imputando agli indagati la turbata libertà degli incanti un reato comune che, invece, verrebbe attribuito nel caso di Savastano ad un pubblico ufficiale. Ma, essendo appunto, un reato comune potrebbe essere imputato a chiunque e non solo ad un pubblico ufficiale contro la pubblica amministrazione. Insomma, sarebbe stato utilizzato un sistema intercettivo non confacente al reato contestato.
LE CARTE
La richiesta di acquisizione dei flussi telefonici sarebbe strettamente collegata anche alla richiesta di archiviazione con la quale la procura ha escluso dall’inchiesta altri indagati, tra questi il sindaco Napoli ed il governatore Vincenzo De Luca. Ci sono, in quella richiesta, due personaggi tangenti all’inchiesta e alle dinamiche politico-amministrative-imprenditoriali il cui ruolo viene ben spiegato. Si tratta dell’ex poliziotto Domenico Credendino e del consigliere regionale Franco Picarone. Nelle carte, difatti, i magistrati lasciano intendere dell’esistenza di un «sistema» ma non imputabile da un punto di vista penale. Dalle intercettazioni telefoniche nelle mani della procura, «si evince - scrivono i due pm - che Picarone ha certamente sollecitato e promosso l’incontro dei presidenti delle coop con il governatore De Luca, incontro al quale partecipò anche Credendino. E così risulta anche che Picarone ha avuto nel corso degli anni l’appoggio elettorale di Vittorio Zoccola. Allo stesso tempo è stato accertato che l’incontro tra Zoccola e Savastano fu organizzato da Credendino.

Incontro nel corso del quale, secondo la prospettazione accusatoria, sono state poste le basi per la stipula dell’accordo corruttivo finalizzato a garantire da un lato l’appoggio elettorale dell’imprenditore Savastano e dall’altro l’appoggio di quest’ultimo all’interno del Comune quale assessore, per garantire gli affidamenti alle cooperative».

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