Il salernitano Piccolo presidente dell'Agesci:
è il primo campano alla guida degli scout d'Italia

Il salernitano Piccolo presidente dell'Agesci: è il primo campano alla guida degli scout d'Italia
di Carla Errico
Sabato 5 Maggio 2018, 18:51
4 Minuti di Lettura
Salerno. Dovrà «educare al sogno» e declinare evangelicamente «accoglienza». Sono le due sfide - loro le chiamano «nuove strategie nazionali di intervento» - che attendono i capi scout d’Italia, alla guida di un plotone di 185mila ragazzini ed adolescenti in camicia azzurra e fazzolettone. E lui, Vincenzo Piccolo, le vivrà al timone della costola italica del movimento internazionale fondato da lord Baden Powell. Sì, perchè a 48 anni, trentanove dei quali vissuti in divisa, questo dottore commercialista di Torrione con lenti di tartaruga e capigliatura free è diventato presidente nazionale dell’Agesci. Un piccolo grande primato, giacchè da quando è nata nel 1974 l’Associazione guide e scout cattolici italiani non ha mai avuto un leader salernitano. E neppure campano. «Sì, è un risultato importante per la nostra regione - dice Piccolo - E non perchè in Agesci ci siano territorialismi o campanilismi. Sarà importante traghettare l’associazione nel momento in cui ci accingiamo a mettere in pratica i contenuti della riforma che abbiamo chiamato “Leonardo”, e che prevede appunto politiche educative e progetti di zona dedicati ad “accoglienza” ed “educare al sogno”.
Il “sogno” di Vincenzo è iniziato sul prato di Bracciano, lunedì scorso, quando i duecento e passa capiscout riuniti nel 44° Consiglio generale l’hanno eletto presidente. Al fianco della veneta Barbara Battilana, giacchè in Agesci vige la diarchia: ogni ruolo di responsabilità è condiviso tra un uomo e una donna. Piccolo è stato designato con l’assenso di tutte le realtà territoriali, e non aveva avversari. Una designazionepraticamente naturale, «il consolidamento di un percorso», dice lui, che ha iniziato nel 1979 da lupetto nei «lupi di Gubbio» del gruppo Salerno 3 di stanza a Santa Croce, e poi, con al fianco la moglie Emiliana anch’ella scout, ha percorso davvero tutte le tappe del cammino scoutistico. In reparto, poi novizio, poi rover, quindi capo delle varie branche associative, capogruppo, nel ‘93 formatore regionale per lupetti/coccinelle e via di ruolo in ruolo fino a diventare nel 2012 responsabile Agesci della Campania (10mila iscritti, di cui circa 3.500 a Salerno e provincia). A Roma, prima di diventare presidente, Piccolo è già all’opera in due commissioni: il sistema «Fiordaliso», la cooperativa dell’associazione, e la commissione Leonardo, quella dedicata al genio di Vinci con l’obiettivo dichiarato di riformare l’attività dinanzi alle sollecitazioni del tempo presente.
Già, il tempo presente. Ma non sarà ormai inattuale, questo modello educativo pensato a fine ‘800 e oggi spesso sminuito nel clichè del ragazzino che aiuta la vecchietta ad attraversare la strada? Il no di Piccolo è degna risposta da neo-presidente: «Tutt’altro. Noi educhiamo alla libertà. Educhiamo a scegliere, e non tra il bene e il male bensì per il bene migliore. I nostri ragazzi, come diceva BP, guidano la loro canoa. Li sproniamo a stare con i piedi per terra e al tempo stesso a tenere lo sguardo alto al cielo. Imparano a lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato, altra frase di Baden Powell». Un lavoro che dà frutti lunghi, assicura il numero uno dell’Agesci: «Sì, i frutti si vedono col tempo - dice Piccolo - Le racconto un episodio che mi è accaduto la settimana scorsa. Ero in moto, ho perso il portafogli con dentro documenti e 300 euro. Ho denunciato lo smarrimento. A sera, mi chiama un ragazzo dicendo di aver trovato le mie cose. Era un ex scout di Minori, oggi 25enne. Abbiamo parlato degli scout con cui abbiamo fatto esperienze comuni. È stato un segno. La lealtà, i valori che pratichiamo e cerchiamo di trasmettere, non si dimenticano».
Dunque un consiglio a chi è genitore: perchè mandare un figlio agli scout? «Innanzitutto per non parcheggiarlo in un’area giochi qualunque - elenca Piccolo - Per fargli vivere un’esperienza di vita comunitaria. Perchè il metodo badenpowelliano educa la persona nella sua globalità: dal carattere alla cura del corpo, dalla manualità allo scouting che è la tecnica del fare. Poi c’è il percorso spirituale, siamo un’associazione cattolica e lo proponiamo ai ragazzi che poi a 21 anni, quando il percorso termina, saranno liberi di seguire o no Gesù. E ancora, la proposta scout comprende il servizio nei confronti degli altri, quelle che chiamiamo buone azioni. E che sono un ampio spettro di attività. A conti fatti, l’aiutare la vecchina ad attraversare è davvero tra le nostre ultime cose che facciamo. A noi non interessa che un ragazzo sappia fare bene i nodi, bensì che abbia gli strumenti per scegliere la propria vita».
Buona strada, allora, come dicono gli scout. E di strada dinanzi a Vincenzo Piccolo e all’Agesci ce n’è già tanta da percorrere. Non solo la mission educativa del sogno e dell’accoglienza, in cantiere l’organizzazione della rappresentanza italiana a due eventi associativi di ampio respiro: il Roverway in Olanda quest’estate, il Jamboree dell’anno venturo in Usa, Messico e Canada.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA