Spaccio di droga,
154 anni di carcere

Spaccio di droga, 154 anni di carcere
di Angela Trocini
Mercoledì 14 Aprile 2021, 06:25 - Ultimo agg. 12:26
3 Minuti di Lettura

Sono stati condannati a 154 anni e 4 mesi di carcere gli imputati del gruppo capeggiato da Sabato Di Lascio ed Alfredo Cuozzo che, secondo la dda salernitana, avevano trasformato Acerno in una «enclave» dello spaccio di cocaina, hashish, marijuana ed amnèsia. Dalla base di Acerno venivano rifornite molte piazze salernitane, compresa la città capoluogo di provincia, ma anche zone dell’avellinese. In 23 hanno scelto il rito abbreviato (tra cui un patteggiamento), conclusosi ieri mattina davanti al gup Vincenzo Pellegrino con 21 condanne e 2 assoluzioni: Benito De Martino e Alessandro Rinaldi (difesi dall’avvocato Enrico Tedesco) per i quali il pm Marco Silvio Guarriello aveva chiesto 2 anni ciascuno. Per gli altri, tranne le posizioni marginali, pesanti le condanne più delle richieste, come nel caso di Sabato Di Lascio, condannato a 20 anni ed 8 mesi di reclusione (la richiesta era stata di 16 anni) e Alfredo Portofranco (già Cianciulli) a 15 anni di cella (a fronte di una richiesta di 10 anni). Il gup (che ha depositato anche le motivazioni) ha condannato ad 8 anni ed 8 mesi Alfredo Cuozzo; ad 11 Johan Cuozzo; a 7 anni ed 8 mesi Gerardo Cuozzo; ad 8 anni e 4 mesi Giuseppe De Santis; a 9 anni e 4 mesi Raffaele Poppiti; ad 8 anni Marco Salvatore; ad 8 anni ed 8 mesi Vece Carmine; a 7 anni e 10 mesi Fiorenzo Parotti; a 6 anni e 2 mesi Antonietta Nicastro; 5 anni e 4 mesi per Luca Pizzolante e 5 anni per Antonio Ponzone. Pesanti condanne per i fornitori albanesi: 12 anni e 4 mesi ad Ermal Luku, 9 anni ed 8 mesi ad Ervin Maloku; Artur Tabaku condannato a 5 anni. Condanne non superiori ai due anni per le posizioni marginali come per Alessio Cappetta (1 anno e 8 mesi), Graziano Cappetta e Filippo Cuozzo (1 anno e 2 mesi ciascuno), Paolo Criscuolo (8 mesi) ed il pattegiamento a un anno di Ernesto Mannina. 

Condotte dai carabinieri, difficili poichè molti degli indagati, per eludere i controlli, utilizzavano smartphone, tipo blackberry difficilmente intercettabili, con schede telefoniche intestate ad ignari soggetti, stimarono un giro d’affari di circa 100mila euro al mese, con episodi molto violenti per allontanare spacciatori ed organizzazioni rivali.

Qui si era inserita Ciro Persico (arrestato in un precedente blitz), referente dello storico gruppo salernitano, che da avversario arrivò ad una pacifica composizione del dissidio che gli consentì di lavorare tranquillamente. A dimostrazione il ruolo del salernitano Parotti, ritenuto una sorta di broker che, sebbene non organico al sodalizio, condivideva più canali di rifornimento grazie all’esistenza, nella nostra provincia, di una vasta collaborazione nel mercato della droga. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA