Spararono contro 60 auto in sosta,
condanne definitive per 5 giovani

Spararono contro 60 auto in sosta, condanne definitive per 5 giovani
di Nicola Sorrentino
Venerdì 12 Agosto 2022, 07:09
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Spararono contro 60 auto in sosta, diventano definitive le condanne per 5 ragazzi dell’Agro nocerino, giudicati colpevoli per devastazione. La Cassazione ha dichiarato infondati i ricorsi di Ciro Torino, Francesco Iaquinandi, Antonio Marrazzo, Roberto Pagano e Antonio Iaccarino, originari di Nocera Inferiore, Pagani, Sarno e San Marzano. La condanna a 3 anni e 2 mesi di reclusione è definitiva. Le difese, con tanto di istanze, contestavano il reato di devastazione e i ruoli di alcuni dei ragazzi, solo accompagnatori, insieme alle mancate diminuzioni legate al risarcimento dei danni.

Era l’11 ottobre 2017, a Salerno, quando il gruppo - composto da otto persone - attraversava la città su due auto, sparando con una pistola ad aria compressa contro diverse auto. Il bilancio finale fu di 60 veicoli con i vetri distrutti, così come quelli di un’ambulanza della Croce rossa. Il raid interessò via Generale Clark, Achille Napoli, Torrione, Marconi, lungomare Colombo, via Roma, via Indipendenza e via Croce. I primi colpi furono esplosi a via Leucosia, poi in via Trento e a seguire in piazza della Libertà a Pastena. Le due auto si spostarono poi lungo via Santa Margherita e al Quartiere Italia. Uno dei proprietari fu svegliato in piena notte: si affacciò in strada e scoprì la sua auto in frantumi. Il gruppo si spostò poi sul lungomare, prendendo di mira i mezzi in sosta in via Torrione. Infine fu la volta del centro, lungo corso Garibaldi e via Roma. Decine le segnalazioni alle forze dell’ordine, quella sera.

Ad indagare furono i carabinieri di Mercatello, che scoprirono come alcuni imputati comunicassero attraverso un gruppo sul social WhatsApp, dal nome “O’sistem”, vantandosi di quanto fatto quella notte. Nel respingere i ricorsi, la Cassazione spiega come un «danneggiamento complessivo, indiscriminato, vasto e profondo, di una notevole quantità di cose mobili o immobili, quale quello avvenuto nel caso in esame, integra devastazione, perché determina un pregiudizio non solo al patrimonio di uno o più soggetti, ma anche «un’offesa e un pericolo concreti dell’ordine pubblico, inteso come buon assetto o regolare andamento del vivere civile, cui corrispondono, nella collettività, l’opinione e in senso della tranquillità e della sicurezza». Di nessuna importanza il fatto che fu usata «soltanto una pistola, perchè - spiega la Cassazione - nel reato di devastazione non esiste un limite minimo di beni che devono essere danneggiati, essendo necessario soltanto che si tratti di un danneggiamento indiscriminato, vasto e profondo». 

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