Pusher 16enne su Telegram a Salerno, prime ammissioni al gip e parte la caccia ai complici

Nell’interrogatorio reso ieri al gip, il giovanissimo spacciatore non ha dato alcuna indicazione su eventuali complici nel giro di spaccio

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di Angela Trocini
Giovedì 14 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 12:50
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Ha ammesso di aver organizzato l’intenso, sebbene per un breve periodo, spaccio di droga attraverso Telegram (le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce un centinaio di contatti) spiegando le ragioni del cupo periodo vissuto tra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo.

Mesi costellati da problematiche personali e familiari che avrebbero portato il 16enne P.P., che dalla scorsa settimana è collocato in una comunità su disposizione dal gip Giuseppina Alfinito dalla Procura presso il tribunale per i minorenni di Salerno (la richiesta era del procuratore Patrizia Imperato), a commettere l’attività illecita. Nell’interrogatorio reso ieri al gip, il giovanissimo spacciatore non ha dato alcuna indicazione su eventuali complici nel giro di spaccio tanto che le indagini del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Salerno continuano proprio per scoprire altri particolari e non è escluso che il magistrato minorile voglia interrogare nuovamente il 16enne (difeso dall’avvocato Silverio Sica) nelle prossime settimane proprio per comprendere se ci sia di più rispetto a quello raccontato nell’interrogatorio di ieri (per gli inquirenti, probabilmente, il 16enne è apparso un reticente su eventuali complicità). La parola ora passa alla giudice Romaniello a cui il difensore del giovane indagato ha chiesto di non lasciarlo in comunità considerato che i familiari del 16enne avevano già provveduto ad allontanarlo dall’ambiente che frequentava (il pm, però, ha espresso parere contrario, ritenendo che la permanenza in comunità serva al minore a farlo riflettere sugli errori commessi).

I fatti risalgono allo scorso inverno (tra dicembre 2022 e gennaio 2023): a seguito del sequestro del telefonino del minorenne attualmente indagato per detenzione ai fini di spaccio, le indagini dei carabinieri hanno consentito di portare alla luce la vendita di hashish e marijuana. Nello specifico il 16enne, secondo il materiale probatorio raccolto, avrebbe postato foto e video della droga che era in suo possesso e che vendeva al dettaglio. Per pubblicizzare l’attività illecita, attraverso il canale telegram che aveva creato denominandolo «fumo», l’indagato utilizzava messaggi come «pronta consegna» e una sorta di tariffario (dai 20 ai 70 euro, come accertato dai carabinieri in due distinte occasioni, ma le cifre lievitavano se la grammatura dell’acquisto dello stupefacente era più alta).

Il ragazzino, all’epoca residente a Sala Abbagnano e proveniente da una famiglia benestante, era tenuto sotto osservazione in quanto spesso si accompagnava a maggiorenni noti alle forze dell’ordine proprio per traffico di sostanze stupefacenti, fino a quando un pomeriggio venne fermato e trovato in possesso di una notevole somma di denaro (più di 500 euro in vari tagli) sulla cui provenienza il minore non dava spiegazioni. Inoltre la pattuglia dell’Arma che lo aveva inseguito aveva notato che il giovane, durante la fuga, si era liberato di un involucro di cellophane (al cui interno verosimilmente, secondo l’ipotesi accusatoria, c’era droga), ma è stato dall’esame del telefonino sequestrato che gli inquirenti sono venuti a conoscenza dell’ingegnosa modalità di spaccio. L’attività era, infatti, ben avviata a dimostrazione, secondo le accuse, dell’inserimento del 16enne in un «sistema ben oleato». 

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Ed è su questo punto che carabinieri e magistratura vogliono vederci chiaro, per capire l’esistenza o meno di eventuali complici che potrebbero essere le compagnie sbagliate che il 16enne stava frequentando (non è neanche escluso che lo stesso, con tale attività, si finanziasse l’acquisto di droga anche per uso personale) tanto che i familiari (il padre del ragazzo nel frattempo è deceduto), nel momento in cui sono venuti a conoscenza dei fatti, non hanno perso tempo ad allontanare il ragazzo da un ambiente evidentemente nocivo.
 

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