Militari riservisti fuori dall'Esercito, l'altra "guerra": scatta il ricorso al Tar contro il licenziamento. Missioni Onu e "strade sicure", ecco chi sono

di Michele Galvani
Venerdì 12 Gennaio 2024, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 11:20 | 2 Minuti di Lettura

LE POSIZIONI

Tutti i ricorrenti sono appartenenti alla "riserva di completamento” delle FF.AA. e, nello specifico, "dell’Esercito Italiano trattandosi di militari attualmente in servizio precario presso l’A.D. L’istituto della “riserva di completamento” previsto dal Codice dell’ordinamento militare ( C.O.M. o d.lgs. n. 66/2010) consente all’Amministrazione della Difesa di richiamare in servizio quei militari che abbiano già svolto, come nel caso in oggetto, il servizio quali militari in ferma prefissata ( VFP1 poi raffermatisi o VFP4)". I militari interessati, infatti, alla fine della ferma possono esprimere una loro «disponibilità al richiamo in servizio come volontari nelle forze di completamento. Per prassi dell’A.D. i richiami in servizio si sostanziano in periodi limitati a cinque/ sei mesi con possibilità di proroga nel tempo ( senza soluzione di continuità) attraverso ulteriori proposte di richiamo». Le posizioni di ognuno sono specificate nel ricorso presentato dall'avvocato Massimiliano Strampelli: si tratta di operatore informatico” e/o “fuciliere” e talora di “ operatore tramat” o “conduttore di mezzi”. Quasi tutti hanno iniziato il rapporto di lavoro nei primi anni 2000, con un numero di richiami che arriva fino a 11. «La vicenda - spiega Strampelli - descrive un abuso del diritto avendo il Ministero usato uno strumento al di fuori del perimetro legislativo. Ora confidiamo che il Tar sanzioni questo comportamento ponendo fine ad una manifesta discriminazione».

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