Totocalcio la schedina compie 70 anni: «Ho fatto 13», 70 anni di vincite con la

Totocalcio la schedina compie 70 anni: «Ho fatto 13», 70 anni di vincite con la
di Bruno Majorano
Giovedì 21 Gennaio 2021, 18:00 - Ultimo agg. 18:07
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Difficilmente in Italia c'è mai stato qualcosa di più nazionalpopolare del Totocalcio. Ma la vera icona del gioco a premi che debuttò il 5 maggio 1946, è sicuramente il fatidico «13», che proprio oggi compie 70 anni.

Sì, perché fino al 21 gennaio del 1951, per accedere alla vittoria del montepremi, bastava fare 12. La tredicesima partita da indovinare, infatti, fu introdotta solo anni dopo e per rendere più basse le probabilità di successo. Un'evoluzione del gioco ideato da Massimo Della Pergola (ex giornalista della Gazzetta dello Sport fino al 38, quando viene radiato dall'albo perché ebreo). L'idea del Totocalcio prende forma nella sua mente mentre è sdraiato su una branda in Svizzera in un campo profughi a Pont de la Morge dove era rifugiato per scampare alle persecuzioni. La svolta, come dicevamo, arriva domenica 21 gennaio 1951, però, quando viene introdotto il 13. Con il 12 si vinceva troppo «facilmente»: una possibilità su 531 mila, mentre con il 13 si passa a una possibilità su 1 milione e 594 mila. 

Il primo vincitore è Emilio Biasotti che incassa subito 496 mila lire.

Con il passare del tempo non fu obbligatorio scrivere nome e cognome sulla schedina e così il primo «13» anonimo risale al novembre 1957. A Bologna vengono incassati 223 milioni di lire e la firma sulla schedina è «Mamma e io». La vincita più ricca, poi, riguarda tre schedine e cade il 7 novembre 1993. Le schedine vincenti sono state giocate a Crema, a Patti Marina e su un autogrill della Napoli-Salerno. Il vincitore lombardo, oltre al 13 aveva aggiunto anche cinque 12 arrivando a incassare quasi cinque miliardi e 600 milioni di vincita (oggi quasi 2,8 milioni di euro).

Nel 1981 aveva vinto, a suo dire, un miliardo di lire con un tredici al Totocalcio, ma il Coni non gliel'aveva mai riconosciuto e lui, dal 1987 in poi, aveva intentato una causa contro l'organismo olimpico italiano per avere i soldi che, secondo lui, gli spettavano. Il Coni, però, sosteneva che la sua schedina non fosse mai arrivata nello schedario corazzato. Martino Scialpi, venditore ambulante di Martina Franca, è morto a giugno d'infarto a soli 67 anni, senza riuscire a prendersi quel miliardo di lire che tanto comodo gli avrebbero fatto. Scialpi aveva scritto anche un libro dal titolo «Ho fatto 13» in cui raccontava la vicenda. 

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