Fincantieri, nuovi record nel mare dell'eccellenza

Lo storico stabilimento di Castellammare punta su una piattaforma semiaffondante per ampliare gli spazi e costruire grandi navi intere e non solo tronconi

Fincantieri, nuovi record nel mare dell'eccellenza
Fincantieri, nuovi record nel mare dell'eccellenza
di Antonino Pane
Mercoledì 22 Marzo 2023, 12:00
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È il cantiere dei primati. Ha costruito la nave più bella, il Vespucci; ha costruito il primo traghetto con alimentazione a gas naturale liquefatto, il Gauthier; ha realizzato Zeus, il battello per sperimentare la propulsione a idrogeno. E, se si lascia libero sfogo alla fantasia, possiamo dire che ha costruito anche la prima nave da crociera, la Francesco I, lo yacht reale dei Borbone, entrato in servizio nel 1833, con cui i nobili della corte napoletana scorrazzavano fino al Bosforo. Già, i Borbone. Lo stabilimento Fincantieri di Castellammare ha origini nobili. Lo volle la Casa Reale, e lo volle alle falde del Faito, dove la legna abbondava, e dove una conca protetta consentiva di costruire vascelli in tutta sicurezza. E poi le ambizioni già allora erano tante, bisognava costruire navi sempre più grandi e i bacini che erano nel porto di Napoli - uno è ancora al suo posto, adiacente al molo San Vincenzo - erano sì rivoluzionari per quei tempi, ma di dimensioni troppo ridotte. Così Castellammare sembrò subito la soluzione migliore per soddisfare le esigenze marinare della corte.

Un cantiere modello, superdimensionato, invidiato da tanti Paesi del Mediterraneo. Dai vascelli alle navi, dal legno al ferro, la transizione è stata lunga e difficile. Sì, perché arroccato tra la montagna e il mare, il cantiere non ha avuto la possibilità di ampliare i suoi spazi di lavoro come sarebbe stato necessario. Lo scalo di alaggio è praticamente rimasto sempre uguale limitando di molto la grande maestria della tradizione cantieristica di Castellammare di Stabia. Prima i traghetti, poi le navi militari e i tronconi. Una sfida continua, basti pensare alle grandi capacità tecniche messe in campo quando da questo scalo è scesa in mare Nave Trieste, la supernave orgoglio della Marina italiana. E il futuro? Qualche spiraglio concreto si comincia a vedere. La soluzione più adatta agli spazi disponibili, sia a mare che a terra, potrebbe essere quella di una piattaforma semiaffondante su cui costruire le nuove navi. Un invaso che, una volta affondato, consentirebbe alla nave di galleggiare. Una soluzione già adottata in molti cantieri, che consentirebbe di superare gli attuali limiti e su cui ci sono già impegni di spesa concreti da parte di Fincantieri (40 milioni di euro) a cui si dovranno sommare quelli del governo attraverso il Cipe e della Regione per altri cento milioni di euro. Un piano condiviso anche dal presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Tirreno centrale, Andrea Annunziata, e ribadito nel corso di un dibattito promosso dai commissari che reggono le sorti del Comune di Castellammare. 

Oggi si marcia comunque a tutta andatura con l'esistente. Il settore delle costruzioni navali è in piena espansione ed è di questi giorni l'annuncio che Fincantieri assumerà altre 500 persone per i suoi stabilimenti. Operai specializzati, impiegati, quadri. L'Azienda mira, da sempre, all'alta formazione e i numeri dicono tutto da soli: 3 milioni di euro investiti per erogare quasi 400mila ore di formazione a quasi 70mila partecipanti. A Castellammare oggi lavorano più di 500 persone mentre altre 700 sono dipendenti delle ditte esterne. Nello stabilimento Fincantieri ci sono impianti che consentono di lavorare in sicurezza sia nei grandi hangar industriali, sia nei piazzali, grazie a versatili sistemi di sollevamento che sono articolati su due gru con bracci da 200 tonnellate ciascuna. Ci sono poi altre gru capaci di sollevare pesi da 90, 60 e 35 tonnellate e vengono utilizzate per spostare pezzi dai vari reparti. Nei capannoni, invece, lavorano carriponti che sollevano pesi da 10 fino a 200 tonnellate. 

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