Alessio Boni: «Fui molestato da un produttore americano. Mi disse: diventa il mIo amante e farò di te una star»

Alessio Boni: «Fui molestato da un produttore americano. Mi disse: diventa il mIo amante e farò di te una star»
Mercoledì 12 Ottobre 2022, 13:11 - Ultimo agg. 13 Ottobre, 09:27
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Nella sua vita ha fatto di tutto: destinato a diventare piastrellista, come il padre e i parenti che erano piastrellisti a Villongo, Alessio Boni prima di approdare al cinema ha provato mille mestieri. Lo racconta al Corriere Della Sera. Dal suo paese di origine scappa e va a Firenze e lo prendono  in Polizia. Poi scappa di nuovo, va negli Stati Uniti e fa il lavapiatti e il babysitter. Non contento torna in Italia. Non si arrende e si mette a fare l’operatore turistico, cominciando ad appassionarsi nel creare quegli spettacolini per gli ospiti del villaggio. Finché Il capo animatore non lo convince a provare con il Centro Sperimentale di Cinematografia.

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La scoperta della recitazione

Nuovo viaggio.

Va a Roma, passa lo scritto, poi la seconda fase e alla terza fatidica fase si trova davanti dei mostri sacri.«Luigi Comencini, Giulietta Masina, Mauro Bolognini... Esordisco, con voce impostata: buongiorno. E Comencini subito mi chiede: Bergamo o Brescia? Oddio!, penso: si sente così tanto? Credevo di non avere un accento così forte. E la selezione non la passo, però è un’iniezione di fiducia». Cerca di nuovo lavoro. «Lo trovo come cameriere, poi mi iscrivo alla scuola di Alessandro Fersen e qui scopro che Stanislavskij non era il centravanti di una squadra di calcio russa, ma un pedagogo del teatro. Scopro anche, grazie all’insegnante di dizione, che avevo una cadenza dialettale forte: non mi ero mai sentito, me ne accorgo durante un saggio e per la vergogna credo di non aver parlato per due giorni». 

 

Le molestie di un produttore

La consacrazione arrivò con La meglio gioventù: alla presentazione al Festival di Cannes era presente la famiglia intera. I sogni americani archiviati? «Assolutamente no, però mi accadde un episodio sgradevole. Avevo 24 anni, frequentavo ancora l’Accademia e la mia agenzia mandava in giro il mio curriculum per propormi a qualche produttore. Vengo contattato per un incontro in un mega hotel a Piazza di Spagna, dove un produttore americano stava cercando giovani attori per un nuovo progetto. Vengo accolto in una suite imperiale. Non mi esprimevo in un eccellente inglese, ma abbastanza buono e mi scelgono. Mi puzzava un po’ questa scelta: com’era possibile che prendessero proprio me? Comunque la fortuna può girare, allora parto per l’America e a New York vengo invitato a cena dal produttore in un altro meraviglioso hotel al Central Park. Mi spiega che intendeva fare di me un nuovo divo di Hollywood, però poi... inizia con le avances, dicendomi semplicemente: se diventi il mio amante, diventerai una star. Lo guardai scioccato. Ciò che mi aveva ingannato era che lo sapevo sposato e con un figlio, quindi non mi passava per l’anticamera del cervello la possibilità di una sua proposta sessuale. Riprendo l’aereo e ritorno all’Accademia». 

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